BENECOMUNISMO

Cavallerizza, passa il pasticcio del (bene) Comune

Approvato in Sala Rossa il regolamento che dovrebbe riportare gli abusivi all'interno del bene Unesco, ma sul progetto di riqualificazione il M5s resta diviso. Critiche anche dai comitati degli occupanti. Maggioranza di nuovo sul filo di lana

Fumata bianca. Il Consiglio Comunale ha approvato il nuovo Regolamento dei Beni Comuni, “promesso” dalla sindaca Chiara Appendino agli occupanti della Cavallerizza in cambio della firma del verbale d'intesa avvenuta l'11 novembre scorso in prefettura. Un patto che aveva accelerato la fine dell’occupazione in vista dell’apertura dei lavori di ristrutturazione, ma che ha riaperto profonde spaccature sia in seno alla maggioranza pentastellata sia fra le diverse anime benecomuniste. Un regolamento con alle spalle un percorso piuttosto travagliato: la delibera era già approdata in Sala Rossa il 18 novembre, ma per mancanza del numero legale la discussione era stata rimandata al Consiglio di lunedì scorso. Lo slittamento aveva accontentato le minoranze, che già in commissione avevano chiesto più tempo per poter valutare i cinquanta emendamenti presentati da giunta e maggioranza. Modifiche che prevedono, fra le altre cose, un ridimensionamento della contestata Fondazione Beni Comuni e un maggiore coinvolgimento delle circoscrizioni nel processo di affidamento del bene. Tuttavia, neanche lunedì scorso la Sala Rossa aveva preso in esame il regolamento, rimandando la discussione ad oggi pomeriggio.

“La delibera, varata dalla giunta il 14 maggio scorso, giunge in aula stravolta”, ha attaccato il capogruppo Pd Stefano Lo Russo, una posizione che ha trovato concorde anche la consigliera di demA Deborah Montalbano, che ha ricordato come siano esistite ben tre versioni diverse del regolamento e come sia “mancato un vero e aperto confronto con le minoranze”. Ma l'attacco più duro ai pentastellati l’ha lanciato ancora il capogruppo dem che, riferendosi all'atteggiamento “permissivo” della maggioranza nei confronti degli occupanti, ha denunciato il doppiopesismo dei Cinquestelle, descritti “come un elastico” alternando il bastone e la carota a seconda della convenienza politica. “Siete stati molto permissivi nei confronti dei vostri compagni di merende che hanno tenuto in ostaggio per anni la Cavallerizza, mentre non avete mostrato la medesima flessibilità in altri momenti”. Un atteggiamento che Lo Russo definisce una “cambiale elettorale” servita a “legittimare l’occupazione di alcuni delinquenti abusivi”. Ad annunciare il voto non favorevole del Pd è stato infine il vicepresidente Enzo Lavolta, che ha denunciato la “forzatura” con cui la maggioranza ha posto il regolamento “al servizio della Cavallerizza”. Lavolta ha poi fatto riferimento all'occupazione dell'ex Asilo Filangieri di Napoli, che a suo dire “dimostra una forma sana e legale di utilizzo di spazio pubblico”, risultando di conseguenza “un'occupazione che merita attenzione e riconoscimento”. Secondo Montalbano – unica a votare contro mentre il resto delle opposizioni si è astenuto  – questo regolamento privatizzerà i beni comuni tramite le fondazioni. A votarlo sono stati 21 dei 23 consiglieri M5s, il minimo indispensabile per tenere in piedi il numero legale. 

E pure tra gli animatori del Coordinamento Beni Comuni arrivano critiche a un provvedimento che “tradisce il significato dei beni comuni”. Già il 19 ottobre scorso lo stesso Coordinamento aveva chiesto l’eliminazione dello strumento della fondazione, il ritiro della delibera e la convocazione di assemblee pubbliche per ridiscutere il regolamento, usato “come uno specchietto per le allodole utile a rendere accettabili operazioni speculative” come quelle previste, a loro dire, nel Pur.

Tuttavia, il regolamento non costituisce l'unico fattore di discordia, poiché anche intorno all'approvazione del Piano Unitario di Riqualificazione (Pur) sulla Cavallerizza non mancano i dissapori interni alla maggioranza. Il più critico è il pentastellato Damiano Carretto, che all’indomani dell’incendio alla Cavallerizza aveva presentato una mozione per correggere il Pur ed evitare qualsiasi privatizzazione del bene Unesco. Nelle intenzioni del consigliere, il Pianoavrebbe dovuto prevedere “l’uso civico collettivo e urbano” per il Maneggio Alfieriano e la futura estensione dell’uso civico all’intero complesso, ma i fatti hanno preso tutt’altra strada. Così com'è, il Pur limiterà le funzioni pubbliche del complesso restaurato a un modesto 14 per cento, destinando il resto della struttura a residenze, ristoranti e uffici. Un destino ben diverso, quindi, rispetto alle “destinazioni espositive, culturali e relative a servizi pubblici” auspicate dall'esponente grillino. Non avendo perciò trovato ascolto presso la prima cittadina, il consigliere aveva chiesto il soccorso dello storico dell'arte Tomaso Montanari, notoriamente sensibile al tema dei beni comuni: “Provi lui a spiegare alla sindaca e al ministro Dario Franceschini l'importanza di evitare la privatizzazione della Cavallerizza. Noi che ci battiamo da anni per i beni comuni sembriamo non esserci riusciti”, aveva sbottato su Twitter il pentastellato. Un appello immediatamente raccolto dallo storico dell'arte, che si era opposto alla presunta privatizzazione del complesso dichiarando che “la Cavallerizza non può essere ridotta a supermercato di lusso, ad albergo o a condominio privato. È uno spazio pubblico che deve continuare a produrre conoscenza”. A questo punto, sembra quindi aprirsi l’ennesima crepa fra giunta e una parte e una maggioranza.

Il Pur sembra aver deluso anche il Comitato di uso civico Cavallerizza 14:45 che, dopo aver costituito ieri un comitato di scopo (presieduto dall'architetto Giovanna Preve), ha invitato la sindaca e l’assessore all’Urbanistica Antonino Iaria a “disconoscere pubblicamente l’attuale Pur per la Cavallerizza”, un masterplan accusato di essere “approssimativo e raffazzonato” e destinato a “spezzettare l’immobile” e ad alienarne la funzione pubblica e culturale. Il neocostituito comitato chiede alle istituzioni di convocare “un serio tavolo di concertazione” composto da tutti i portatori di interesse e le proprietà del complesso, a cominciare da Cassa Depositi e Prestiti, Comune, Intesa Sanpaolo, Unesco, Mibact, Sovrintendenza e una non meglio precisata “cittadinanza”. Questi attori avranno, secondo le intenzioni del comitato, “il compito di redigere un serio e innovativo concorso pubblico internazionale” che raccolga progetti “lungimiranti” e “sostenibili”, che secondo gli Irreali dovrebbero tenere in considerazione tanto i vincoli di tutela del bene architettonico quanto “la vocazione pubblica, artistica, sociale e culturale del luogo”. Insomma, l'assemblea riunita ieri pretende dal Comune un progetto radicalmente diverso rispetto all'attuale Pur e, per il futuro della Cavallerizza, chiede di “immaginare” – invece di ristoranti e uffici – servizi come “residenze artistiche e per giovani studenti a basso reddito, una sede di arteterapia per persone con problemi, sale eventi, spazi di coworking, biblioteca, aula studio, spazi espositivi, workshop e talks”.  

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