DISCORDIA ISTITUZIONALE

Cirio sfiducia il Governo

La legge quadro sull'Autonomia promessa dal ministro Boccia non sarà collegata alla finanziaria. Per il governatore del Piemonte a Roma regna la "confusione", meglio sarebbe "tornare a dare la parola ai cittadini". Lo bacchetta il Pd Borghi: "Faccia la sua parte, non parole"

"Di autonomia non se ne parla quasi più. Sarebbe meglio si potesse tornare a dare la parola ai cittadini per dare a questo paese un governo forte e stabile”, dice Alberto Cirio. “Evidentemente il presidente della Regione non è a conoscenza del lavoro fatto dal ministro Francesco Boccia in questi mesi. A fronte delle chiacchiere prodotte dal precedente esecutivo ora si sta lavorando proficuamente”, la replica pressoché immediata che arriva dal Pd con il deputato Enrico Borghi”.

Mentre il Piemonte si appresta a votare, tra una decina di giorni, il testo con le richieste da inviare al Governo profilandosi un clima meno teso del previsto tra il centrodestra e il Partito Democratico, sulla maggiore potestà delle Regioni si continua a discutere. Anche con prese di posizioni differenti all’interno dello stesso centrodestra. Se Cirio in mattinata ricordando che “c'è una legge quadro che il ministro Boccia ha presentato alla Conferenza delle Regioni, dicendo che avrebbe fatto un collegato alla finanziaria, ma un minuto dopo i Cinque Stelle hanno detto che invece loro vogliono un provvedimento a sè stante”, ha indicato il rischio nella “confusione che non aiuta in un momento così delicato per il nostro Paese”, arriva dal suo omologo lombardo Attilio Fontana, della Lega, quella che appare un’apertura nei confronti del ministro. “Sulla legge quadro siamo d'accordo. – dice il governatore della Lombardia –. Speriamo che adesso qualche fibrillazione non metta i bastoni tra le ruote al ministro, che mi sembra veramente intenzionato da buona volontà a concludere questo percorso".

Fontana ha ribadito di non aver “mai avuto nulla contro questa legge quadro perché non fa che ripetere i contenuti della legge 42 del 2009 che è stata approvata da un governo di centrodestra e parlava dei costi standard e dei livelli essenziali di prestazioni sui quali noi siamo assolutamente d'accordo". Non nega, il governatore leghista che il nodo resta l’istruzione, materia per la quale proprio Cirio ha proposto a lui come al veneto Luca Zaia una legge comune. “È una materia sulla quale ci sarà conflitto tra le Regioni che la chiedono e il Governo centrale perché – spiega Fontana – il ministro ha già detto che non vuole concedere nulla, quindi i Lep per adesso sono abbastanza ininfluenti. Tutte le altre materie possono essere trasferite immediatamente". Ancora sulla scuola, ha aggiunto: “Sgombriamo il campo dall’accusa di voler fare dei programmi diversi. No, noi vogliamo tutelare gli studenti della Lombardia che quest'anno hanno iniziato l'anno scolastico con 14 mila cattedre scoperte".

Insomma una corsa un po’ troppo in avanti quella di Cirio, nel muovere l’accusa di non trattare più il tema dell’autonomia e nel richiedere un ricorso rapido alle urne, anche rispetto al collega lombardo. Stupito delle dichiarazioni del governatore del Piemonte, dai banchi del Pd di Montecitorio Borghi ricorda il lavoro del Governo, “con un passaggio istituzionale che ha già visto una intesa all’unanimità in Conferenza Stato Regioni e che vedrà un passaggio parlamentare per giungere, entro i primi mesi del 2020, a un accordo sulla Autonomia differenziata che riesca a rispondere alle diverse esigenze del nostro Paese, soprattutto delle aree più marginali e periferiche”. Per il deputato piemontese “alla politica degli annunci stiamo rispondendo con quella dei fatti”. Poi l’invito a Cirio e alla Regione “a lavorare per fare la loro parte in questa logica, abbandonando le frasi a effetto e partecipando attivamente al lavoro di costruzione del percorso sull’autonomia differenziata”.

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