La Dc è unica e ineguagliabile

Fortunatamente il movimento/partito delle “sardine” è dichiaratamente di sinistra e di estrema sinistra – cose che tutti, ma proprio tutti, sanno tranne qualche simpaticone – e quindi non può venire paragonato con la cinquantennale esperienza della Democrazia Cristiana. O meglio, con qualche scimmiottatura di quel partito. Lo dico perché è dal lontano 1994, cioè dalla fine dello storico partito di ispirazione cristiana, che periodicamente si paragona il partito più votato del momento con la Dc. È stato così per Forza Italia per lunghi anni. Paradossalmente molti commentatori nel recente passato hanno addirittura confuso il movimento anti casta, anti sistema e populista di Grillo e Casaleggio con la Democrazia Cristiana. Quando la “fantasia va al potere”, per citare un simpatico slogan del '68. In questo caso, la fantasia giornalistica e politologica. Poi è arrivato il momento della Lega. E qui, per quanto riguarda i consensi, effettivamente qualche somiglianza c’è. Ma solo per il consenso, come ovvio. Perché sotto il profilo politico e culturali le differenze sono abissali.

E allora ricordiamole queste differenze, seppur succintamente, e per soli titoli. Almeno tre fra questi. Innanzitutto la classe dirigente. Ma c’è qualcuno veramente, e in buonafede, che può confrontare la classe dirigente della Dc – fatta prevalentemente di statisti, di leader politici di statura nazionale ed internazionale, di donne e uomini di cultura – con quella dei partiti che sono stati paragonati allo scudo crociato? L’unica risposta che mi viene in mente è una delle tante battute del principe De Curtis, in arte Totò: “Ma mi faccia il piacere!”. In secondo luogo il progetto politico della Dc. Certo, parliamo di un’altra fase storica, politica, culturale e religiosa. Ma cosa c’entra il progetto politico, culturale e di governo del partito di De Gasperi, Moro, Donat-Cattin e Fanfani con quello di Forza Italia, con il partito di Grillo e Casaleggio e con quello di Matteo Salvini? Con il rispetto dovuto per questi partiti, il solo confronto rischia di essere blasfemo. In ultimo la cultura politica, cioè il pensiero della Dc declinato, seppur con alterne fortune, nella società italiana nell'arco di 50 anni. Una cultura politica che affondava le sue radici nel cattolicesimo democratico, nel cattolicesimo sociale e nel cattolicesimo popolare. Cosa c’è di quella cultura nei tre partiti succitati? Neanche i titoli, credo.

Detto questo per onestà intellettuale, credo che vada anche sottolineato che la Dc è stata sostanzialmente un “prodotto storico”, per dirla con una felice espressione di Guido Bodrato. E quindi semplicemente una esperienza politica e storica irripetibile. A livello politico, a livello culturale e a livello organizzativo. Una esperienza che va profondamente rispettata, almeno a mio parere, ma che non può più essere copiata perché sarebbe un esercizio impossibile e impraticabile. Ecco perché la domanda “quante Dc ci sono?” è mal posta. Mal posta per un banale motivo: la Dc è stata una sola. Il resto, tutto il resto, è semplicemente un’altra cosa. Del tutto diversa e lontana. Punto.

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