PIAZZA CASTELLO

"Il Governo rispetti il Piemonte", Cirio pronto ad azioni eclatanti

Nel bilancio di fine anno il presidente della Regione batte i pugni e pretende risposte da Roma. A partire dall'Asti-Cuneo che, annuncia, come estrema ratio potremmo completarla noi. Stato di emergenza sul lavoro. Nella finanziaria mancano i soldi promessi

Bilancio di fine anno, che in realtà sono appena sei mesi. Soliti buoni propositi, ma anche appunti di quello che non può che essere un cahier de doleance con ritardi da contestare a Roma chiedendo più rispetto per il Piemonte. E, ancora, pesanti inciampi con cui fare i conti a Torino e una pesante situazione economica e occupazionale di cui neppure i tradizionali e scaramantici auspici di San Silvestro possono far intravvedere una soluzione a breve.

Nel rito dell’incontro con la stampa, il presidente della Regione Alberto Cirio affida al troncone dell’Asti-Cuneo l’immagine di quella “ferita aperta” per la quale annuncia “il nostro grido di dolore che deve arrivare forte al governo, da cui attendiamo ancora di conoscere quale percorso intenda intraprendere”. Più che di dolore, forse, dovrebbe essere un grido di palese e giustificata incazzatura da far arrivare alle orecchie del ministro Paola De Micheli e all’intero esecutivo che, dopo i pasticci combinati dal precedente con al Mit Danilo Toninelli, ancora non ha fatto nulla sull’ormai eterna incompiuta. E dire che nell’entourage piemontese della ministra piddina c’è pure che si chiede, allarmato, la ragione di quelli che paiono attacchi a colei dalla quale perfino la Commissione Europea aspetta ancora di sapere cosa intende fare sull’autostrada che si interrompe nei campi. “Per quanto riguarda l'Asti-Cuneo di finito c’è solo la pazienza – ha detto Cirio, riprendendo quanto detto pochi giorni fa allo Spiffero – vogliamo dare fiducia a chi governa, ma ad oggi non abbiamo notizie. Attendiamo gennaio, poi faremo sentire la nostra voce a Roma". Insomma, il governatore pare pronto a iniziative eclatanti: “Noi siamo piemontesi, gente del fare, ma anche gente del ragionare e ragionando non possiamo essere presi in giro – ha spiegato –. Se io sento che i cittadini piemontesi sono presi in giro sono disposto anche a fare azioni forti perché la nostra regione merita rispetto perché è una regione che ha dato tanto all’Italia e non può essere bloccata nelle sue esigenze fondamentali che sono le infrastrutture”.

Quella di “farci da soli la Asti-Cuneo è l’ultima ratio”, precisa Cirio. “Sento profondo il rispetto istituzionale del mio ruolo, tanto che ho creduto al premier Conte quando a giugno è venuto a dirci che i cantieri sarebbero partiti entro l’estate, ma i cantieri non sono partiti. E ho creduto al nuovo ministro delle Infrastrutture del governo giallorosso, che è venuto a dirci che ha le idee chiare su quale procedura adottare per realizzare l’opera, ma ad oggi non ho ancora capito quale sia”. Il Piemonte “ha dato tanto all’Italia e ora ha bisogno che le sue esigenze principali vengano rispettate”, sottolinea ancora il governatore, che chiede al governo di sbloccare l’infrastruttura entro gennaio. “Siamo bogianen – dice Cirio ricordando il soprannome popolare riferito ai piemontesi –. Lo siamo non perché siamo fermi, ma perché non arretriamo. Siamo dinamici e veloci e come tali vogliamo essere rispettati”.

Ferme le infrastrutture, immobile la crescita e continui passi indietro nell’occupazione. “Il 7 gennaio si terrà il consiglio regionale sul lavoro e chiederemo la dichiarazione di stato di emergenza occupazionale della regione”, annuncia il governatore che sottolinea come “ad oggi da Roma non sono ancora state  stanziate le risorse necessarie per gli ammortizzatori sociali che verranno chiesti per il Piemonte nel 2020 a fronte i 5mila posti di lavoro a rischio. Spiegando che “le risorse regionali non sono sufficienti” affida allo sato di emergenza quella “maggior forza per chiedere questo tipo di intervento con la speranza di non dovere avere aprire i paracadute sociali”.

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Misure urgenti, per la maggioranza che governa il Piemonte dall’inizio dell’estate. Assai più urgenti di quanto non lo sia per Cirio un rimpasto della sua giunta: della sostituzione dell’ex assessore e neppure più consigliere, Roberto Rosso "si parlerà nell'anno nuovo". Senza fretta. "La nostra prima preoccupazione è stata quella di raccogliere l'allarme suscitato da questa vicenda – ha detto riferendosi all’inchiesta su presunti rapporti tra la ‘ndrangheta e politica -  Nei primi mesi del 2020 individueremo la risorsa migliore per sostituire l'assessore vacante, che dovrà essere una risorsa interna al consiglio regionale, ma senza particolari urgenze". E ancora in seguito alla vicenda che ha portato all’arresto di Rosso, il presidente ha annunciato che la Regione adotterà un codice deontologico, sull'esempio di quello dei commissari europei, per garantire la trasparenza dell’attività amministrativa di consiglieri, assessori, direttori regionali e dirigenti. "Ci stiamo lavorando in questi giorni, anche alla luce degli episodi tristi che hanno caratterizzato la cronaca recente", spiegando che chiunque vorrà incontrare consiglieri, assessori, direttori e dirigenti, dovrà compilare un'apposita modulistica. "Si tratta di un atto concreto che appena sarà pronto sottoporrò alla commissione legalità".

Non poteva mancare, nel breve bilancio consuntivo dell'attività di governo regionale e in quello assai più ampio preventivo dei prossimi quattro anni, uno di quelli che Cirio definisce "pilastri" dell'azione della sua giunta, ovvero l'autonomia. Prima di soffermarsi su questo aspetto, il presidente ricorda la semplificazione: "Abbiamo tagliato trenta leggi e altre trenta sono in corso di semplificazione. Un altro tema importante erano i fondi europei: abbiamo attivato tutte le rimodulazioni, per non perdere neanche un euro, e iniziato la programmazione di quella che parte nel 2021".

Infine il terzo pilatro, l'autonomia, appunto. "Lo scorso 19 dicembre abbiamo approvato il 19 dicembre la delibera con la richiesta di autonomia ed ora, recuperato il tempo perso in passato, siamo seduti al tavolo delle trattative col governo insieme con Lombardia, Veneto ed Emilia, a rivendicare un miglior utilizzo dei soldi dei piemontesi e quel residuo fiscale, i 10 miliardi di euro in più di quello che riceviamo dallo Stato, su cui basiamo molte delle nostre rivendicazioni".

Nel suo bilancio di fine anno, Cirio cita anche i "180 milioni di euro per l'ambiente, l'impegno per la Tav, diventata un'opera irreversibile, l'esenzione totale del bollo per chi cambia la macchina passando da euro 0, 1, 2 a euro 6, perche' per noi l'auto e' un bene essenziale per la vita delle persone". E ancora, prosegue Cirio, "le battaglie per la sicurezza, lo scudo penale chiesto per sindaci che puliscono fiumi e le tante cose concrete fatte rapidamente e velocemente, che non significa con superficialità. Affronteremo il 2020 - promette - con questa stessa passione con una impostazione, il dialogo con il territorio, che prima non c'era e che oggi c'e' come tutti ci riconoscono".

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