RETROSCENA

Saracco si chiama fuori (per ora)

Il rettore del Politecnico smentisce le voci su una sua candidatura a sindaco di Torino, alla testa di un'alleanza giallorossa. Eppure l'ipotesi circola da settimane ed è stata sottoposta a numerosi stakeholder della città. Decisione solo rinviata?

Il rettore si tira indietro, almeno per il momento. Indicato da più parti come possibile candidato sindaco di matrice civica per un fronte giallorosso in vista delle comunali del 2021, Guido Saracco sulle pagine torinesi di Repubblica esclude questa possibilità affermando di voler proseguire l’impegno alla guida dell’Ateneo, peraltro assunta da poco tempo.

Una presa di posizione netta che, tuttavia, non smentisce il lavoro, i contatti e le manovre che per settimane si cono concentrati proprio attorno alla figura dell’accademico come risposta alla necessità dei Cinquestelle e più ancora della sindaca di Torino Chiara Appendino di trovare per tempo un profilo su cui puntare per cercare di perpetuare l’amministrazione della città, allargando un fronte che non potrà certamente essere quello dell’attuale maggioranza, peraltro sempre più risicata e in bilico. Possibile che tutto ciò sia avvenuto a insaputa del rettore o addirittura alle sue spalle come lascia intendere il professore? Difficile crederlo.

Tanto più che molti sono a conoscenza della genesi di questa “pre-investitura” e la stessa riporta, in prima istanza proprio al Politecnico legandolo a filo doppio con Palazzo Civico. Il compito di scandagliare e sondare gli stakeholder principali della città è stato, infatti, assunto e svolto da Paola Virano, alto dirigente del Comune, provenienza politica di area piddina ma ottimamente inserita nel sistema grillino al governo della macchina di Palazzo civico. Profilo ideale quello della Virano, anche per la sua presenza nel cda del Politecnico (dove approdò proprio con il viatico del Pd), per compiere quella missione diplomatica, una sorta di trait d’union tra le parti oggi contrapposte in Sala Rossa ma che qualcuno vorrebbe presto alleate secondo un canovaccio che vede riprodurre sotto la Mole lo schema al governo del Paese. Pochi, oltre a lei, avrebbero potuto incarnare quelle peculiarità necessarie per individuare e poi mettere discretamente (ma non segretamente) al vaglio una possibile candidatura gradita sia ai Cinquestelle sia ad almeno una parte del Pd.

Un lavorio che però, appena sono iniziate a circolare le voci, ha mandato in fibrillazione il corpaccione di corso Duca degli Abruzzi, dove si sono da poco affievolite e sedimentate le contrapposizioni che avevano accompagnato l’elezione di Saracco. Anche da qui, forse, la necessità per il rettore di tracciare una riga sulla parola “possibile candidato” accanto al suo nome. Questo, ad oggi. Del resto il ruolo sempre più preponderande del Magnifico nei processi che riguardano Torino è ampiamente testimoniato dalla sua presenza ai tavoli di confronto come agli appuntamenti istituzionali degli ultimi mesi. È stato proprio Saracco a rappresentare al premier Conte, nell’ottobre scorso, i piani della città per l’area di crisi, stesse slide utilizzate dalla sindaca Appendino alla conferenza stampa di fine anno.

Senza mettere in discussione le intenzioni manifestate oggi, va ricordato come persino nella corsa per guida del Politecnico Saracco abbia fatto manfrina fino a fine 2017, salvo poi qualche settimana successiva rompere gli indugi e annunciare la sua discesa in campo. Figuriamoci in politica, campo in cui ogni decisione è figlia dell’attimo fuggente. Insomma, 15 mesi sono lunghi da passare. E tutto può succedere.