PALAZZO LASCARIS

Il Pd vuole Sarno all'Antimafia, Lega e M5s non ci stanno

Per il partito di Salvini la presidenza della Commissione regionale non deve diventare una ribalta politica. I grillini puntano sulla Frediani e tra i dem c'è maretta. Moral suasion di Cirio: "Se la sbrighino le opposizioni". Come andrà a finire?

In apparenza è “solo” uno strapuntino di quelli che il regolamento di Palazzo Lascaris affida alle opposizioni, in sostanza nel Pd l’indicazione del presidente della Commissione Legalità è diventata oggetto di un delicato risiko che ha fatto calare il gelo tra il partito piemontese e Domenico Ravetti, numero uno della pattuglia dem in Consiglio regionale.

La frattura si è consumata ieri durante una riunione del gruppo, cui ha partecipato anche il segretario regionale Paolo Furia: nella discussione è risultata prevalente l’indicazione di Diego Sarno e tanto basta per scatenare una piccola tempesta. Sarno, infatti, certamente ha il pedigree per ricoprire quel ruolo vista la sua storica militanza nelle associazioni della galassia donciottiana, fondatore di Benvenuti in Italia, referente piemontese di Avviso Pubblico, l’associazione che riunisce gli eletti nelle amministrazioni che promuovono i temi della legalità. Un nome, peraltro, non sgradito neppure ad Alberto Cirio, con cui collaborò in occasione del sopralluogo alla villa di San Giusto, uno dei beni sottratti alla criminalità organizzata, e che ora dopo lunga attesa sta per essere restituita alla collettività.  

Tutto bene? Neanche per sogno. Perché in realtà il segretario Furia faceva il tifo per il novarese Domenico Rossi – anche lui impegnato da tempo sul fronte antimafia – non tanto per una questione di curriculum quanto piuttosto per accontentare la sua vice in via Masserano, Monica Canalis, interessata alla casella da vicepresidente della commissione Sanità che proprio Rossi avrebbe lasciato libera. Canalis, infatti, a oggi è l’unica esponente dem a non ricoprire cariche “accessorie” in seno al Consiglio e contava molto su questo valzer di poltrone per strappare una delle vicepresidenze più ambite, quella della Sanità appunto. A quanto pare, però, Rossi avrebbe rifiutato le avance del Pd, spianando la strada a Sarno, sul quale peraltro la maggioranza del gruppo non ha avuto alcun problema ad accordare il proprio assenso. Quest’ultimo però, qualora eletto, lascerà libera la vicepresidenza della commissione per il Regolamento, decisamente meno prestigiosa della Sanità e tanto è bastato per far andare in collera la bizzosa Canalis. Secondo quanto si racconta, sia Furia sia la sua vice avrebbero fatto pesare non poco questo triste (per loro) epilogo al capogruppo Ravetti, senza mancare di fargli notare che sono stati proprio loro i kingmaker della sua elezione a capo della pattuglia Pd in via Alfieri, lui per contro li avrebbe accusati di averlo lasciato solo in questa delicata partita.

Ma non è finita. Oggi, infatti, Sarno non sarà l’unico candidato alla presidenza dell’Antimafia regionale, perché a pretendere quello scranno c’è pure il Movimento 5 stelle che peraltro ne aveva proposto l’istituzione e ora ne rivendica la designazione per Francesca Frediani. Una collocazione che consentirebbe il passaggio del testimone alla guida del gruppo grillino con Sean Sacco. A questo punto diventerà fondamentale l’atteggiamento del centrodestra. In una riunione di maggioranza, ieri, la Lega è stata chiara sull’intenzione di far saltare Sarno, giudicato poco istituzionale e anzi uno che “potrebbe gestire l’incarico per fini puramente propagandistici”, ma anche l’esponente grillina, che nei giorni scorsi si è schierata al fianco dei No Tav in carcere, non sembra – almeno agli occhi del centrodestra – il profilo più adatto, al punto che le preferirebbero di gran lunga Giorgio Bertola. Oppure una soluzione “terza”, con i moderato Silvio Magliano. Il tutto mentre Cirio ha affidato a suoi emissari il compito di convincere la Lega a non immischiarsi in una partita interna alle opposizioni. La moral suasion sortirà gli effetti sperati?

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