SANITA' & OCCUPAZIONE

Medici al lavoro fino a 70 anni, in corsia con gli specializzandi

Provvedimento del Governo per tamponare la cronica carenza di personale. In dieci anni gli ospedali piemontesi hanno perso oltre 500 dottori e mancano circa 70 pediatri sul territorio. Anaao e Fimmg chiamano in causa la Regione: "Serve programmazione"

Camici bianchi che potranno continuare a lavorare fino a settant’anni e giovani medici in corsia già al terzo anno di specializzazione: due misure che destinate ad entrare nel decreto milleproroghe attraverso altrettanti emendamenti la cui presentazione scadrà alle 18 di questo pomeriggio. Due provvedimenti che si presentano palesemente come tampone a una situazione sempre più critica qual è la carenza di medici, sia in ospedale sia per quanto riguarda quelli di medicina generali, ovvero i medici di famiglia.

Una penuria di professionisti della sanità che, se interessa tutto il Paese, ha in Piemonte numeri elevati e situazioni che, in alcuni casi, hanno dovuto trovare soluzione con l’affidamento di reparti ospedalieri a personale di strutture private. Di fronte a numeri che raccontano come nella negli ultimi dieci anni gli ospedali piemontesi si siano impoveriti di non meno di 500 camici bianchi e che attualmente manchino ben 130 medici dell’urgenza, 70 pediatri e la lista prosegua con numeri importanti, quanto potranno incidere i provvedimenti che saranno messi al voto in Parlamento da giovedì prossimo?

I giudizi che arrivano dalle principali organizzazioni sindacali dei medici sono un chiaroscuro, senza eccessivi entusiasmi rispetto a provvedimenti che sono la diretta conseguenza e parziale rimedio di mancate scelte o decisioni sbagliate compiute negli anni passati.

“Il coinvolgimento degli specializzandi è sempre stata una nostra proposta anche se individuavamo nel quarto e nel quinto e non nel terzo anno il momento in cui utilizzarli in corsia. Proposta che era stata inserita nel decreto legge Calabria, ma mai concretizzatasi per mancanza dei decreti attuativi”, spiega Chiara Rivetti, segretario regionale dell’Anaao, la principale sigla dei medici ospedalieri. “Estendere la possibilità agli specializzandi del terzo anno va bene, ma bisognerà rivedere il percorso formativo e garantire un tutoraggio per garantire che possano affrontare dei casi adeguati alla loro preparazione. Da parte nostra nessuna preclusione vista la situazione davvero grave degli organici”.

Un aspetto quello della preparazione e quindi di una revisione dei programmi del percorso di specializzazione che viene indicato come necessario anche dal segretario regionale della Fimmg, la federazione dei medici di medicina generale, Roberto Venesia, il quale non rinuncia a ricordare come quel che sta accadendo oggi fosse prevedibile ed anzi sia stato previsto, senza tuttavia chi avrebbe dovuto non ha preso i necessari provvedimenti in tempo.

“Se ci troviamo ad avere una carenza di medici è perché la programmazione negli anni scorsi è fallita. Dal 2012 avevo informato, con una documentazione dettagliata la Regione sulla situazione che si sarebbe presentata proprio nel 2020”. Non serviva un indovino e Venesia lo spiega: “Questo è l’anno in cui si sapeva ci si sarebbe trovati di fronte alla gobba previdenziale: se i medici sono entrati in massa negli anni Settanta e all’inizio degli Ottanta è prevedibile che quarant’anni dopo escano in massa per i pensionamenti. Per questo da anni chiediamo di aumentare le borse di studio”.

Quel che non piace al sindacato dei medici ospedalieri è l’allungamento a 70 anni dell’età fino alla quale poter continuare a lavorare: “Non è un provvedimento lungimirante e noi lo avevamo già criticato quando l’allora assessore Antonio Saitta aveva aperto a contratti con medici in pensione” ricorda Rivetti. Per la segretaria di Anaao “non saranno certo i settantenni i medici che faranno i turni di notte e i fine settimana. Ad essere interessato a rimanere in servizio fino a quell’età, probabilmente sarà qualche direttore di struttura complessa, con il doppio svantaggio di rallentare la carriera dei giovani e non colmare la carenza dove c’è, come nei pronto soccorso o nei reparti più critici”.

E che cercare di affrontare la penuria di camici bianchi con i capelli bianchi sia una “soluzione tampone” di scarso impatto lo sostiene anche il sindacato dei medici di medicina generale. “Il medico, su base volontaria, può già rimanere in servizio fino a 70 anni. Ma di fronte a questi provvedimenti non c’è da essere felici”, sostiene Venesia che per superare quel circa 10 per cento di medici che mancano sul territorio individua altri provvedimenti. “La questione sarebbe facilmente risolvibile con altri tipi di misure che abbiamo già indicato da tempo ai decisori. Si possono fare in breve tempo con un ritocco dell’accordo integrativo regionale. Primo: spostare il rapporto ottimale medico-pazienti dall’attuale 1 a 1200 elevandolo a 1 a 1300. Secondo: ampliare gli ambiti di scelta oggi di circa 15, 20mila abitanti portandoli sulle dimensioni dei distretti. Terzo: ampliare i massimali di pazienti per medico, ovvero prendere più assistiti, dando però ai professionisti supporto di personale adeguato, infermieri e assistenti di studio”. Insomma, “le soluzioni ci sono senza tenere i settantenni a lavorare”.  

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