TUTTI SUL CARROCCIO

Salvini: "Ci prenderemo Torino" (e intanto incontra la Mattioli)

Sold out al Lingotto per il comizio del leader della Lega: 500 attivisti in sala e altrettanti fuori. "Ci sono già alcune persone della società civile che hanno manifestato la loro disponibilità" a candidarsi. Un rendez-vous con la vicepresidente uscente di Confindustria

Più di cinquecento persone dentro l’auditorium del Lingotto, almeno altrettanti fuori. È sold out la tappa di Matteo Salvini a Torino, al punto che addirittura qualche big e illustre eletto è costretto a rimanere fuori mentre dentro si celebra l’happening del Capitano. Quando si presenta davanti al centro congressi è un profluvio di foto e selfie, lui viene circondato dai suoi, ma intanto qualche contestatore srotola uno striscione con la scritta “Torino, Salvini non ti vuole, muori”.

La tensione resta sotto controllo e l’ex inquilino del Viminale ha la possibilità di godersi il bagno di folla e di dire la sua sulle imminenti elezioni amministrative nel capoluogo: “Sto pensando al candidato sindaco coinvolgendo la società civile – dice –. Questo dirò agli alleati. A volte bisogna rinunciare a interessi di partito e coinvolgere persone nuove: imprenditori, liberi professionisti, docenti, medici”. Perché il “prossimo candidato sindaco potrebbe anche non avere una tessera di partito in tasca. Questa città ha bisogno di tornare a correre, a splendere, a lavorare”. Secondo Salvini “ci sono già alcune persone che hanno dato la propria disponibilità. Dopo le parentesi fallite di Pd e Cinquestelle toccherà a noi e vogliamo formare la squadra giusta. Non c’è un solo un nome tra cui scegliere. Ce ne sono diversi”. E tra gli esponenti della mitologica società civile, forse pronti a saltare sul Carroccio del vincitore, Salvini ha incontrato Licia Mattioli, vicepresidente uscente di Confindustria in corsa per guidare l'organizzazione per i prossimi quattro anni.

Non manca anche una stoccata a Chiara Appendino, con la quale pure “da ministro ho lavorato bene per lo sgombero dell’ex Villaggio Olimpico e abbiamo restituito un quartiere alla città. Però col no alla Tav, il no alle Olimpiadi, il no al Salone dell’auto, il no ai fuochi artificiali. Coi no si spegne una città Torino”. E pensare che proprio alla giovane esponente grillina era andato il suo endorsement durante il ballottaggio con Piero Fassino, prima ancora di intraprendere un fruttuoso confronto istituzionale quand'era a capo del ministero dell'Interno del governo giallo-verde.

Prima di lui gli interventi di Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte, i sindacalisti Gianni Esposito (Cgil), Giovanni Baratta (Cisl), Mauro Casucci (Uil), la numero uno dell’Ascom Maria Luisa Coppa, la presidente dei costruttori piemontesi Paola Malabaila, i rappresentanti dei sindacati di polizia Eugenio Bravo (Siulp) e Antonio Perna (Sap). Salvini è pronto a dialogare con tutti, il suo luogotenente in terra allobroga e capogruppo a Montecitorio Riccardo Molinari strizza l’occhio ai rappresentanti dei lavoratori quando declina il tradizionale cavallo di battaglia della “sicurezza” in senso “sociale”. Dalla destra sovranista al catch all party.   

Nel suo intervento Salvini attacca frontalmente le Sardine che l’hanno accolto a Torino con un flash mob al Valentino. Prima senza citare quei ragazzi definisce “dei poveretti” quelli che vanno in piazza “contro qualcuno o qualcosa”, poi in un passaggio le sfida: “Le Sardine sono passate dalla rivoluzione ai Benetton”. Loro erano al parco Valentino, un migliaio per mandare “un bacione” al leader leghista. I manifestanti hanno sventolato un grande lenzuolo raffigurante una sardina e hanno intonato Bella Ciao. “Torino resta accogliente, Torino resta umana” hanno scandito alcuni giovani, con i presenti che poi si sono abbracciati e baciati. 

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