CASE & CAMERATA

Atc, "il fascio se ne deve andare"

La Lega chiede l'allontanamento del presidente dell'agenzia delle case popolari Piemonte Nord Songa, che per settimane ha esposto cimeli del Ventennio nel suo ufficio. FdI non alza le barricate e il commissario sembra alle porte

“Il fascio deve andarsene”. Nessuna indulgenza, nessuno spazio all’inerzia. La Lega vuole andare fino in fondo con Luigi Songa, il presidente dell’Atc del Piemonte Nord che esibisce (o meglio esibiva) cimeli e testi del Ventennio all’interno del suo ufficio e che non si offende (tutt’altro) se gli danno del fascista. Da quando è esploso il caso, in seguito alla pubblicazione delle foto da parte dello Spiffero, Songa prima ha reagito sfidando chi nei fatti l’aveva sfiduciato – “non ho ricevuto nessuna lettera” diceva all’indomani della diffusione della missiva scritta a quattro mani da Alberto Cirio e Stefano Allasia, con cui i vertici della Regione gli hanno chiesto formalmente un passo indietro – poi come estremo gesto di pace ha iniziato a rimuovere il portachiavi del Movimento sociale italiano, la riproduzione del «Profilo continuo di Mussolini» scolpito nel 1932 da Renato Bertelli e pure quei libri di Mussolini messi in vetrina nel suo ufficio.

Leggi anche: Casa (popolare) del fascio

Forse, però, siamo fuori tempo massimo. Da chi si aspettava le barricate – i vertici di Fratelli d’Italia in Piemonte – è arrivata solo una difesa d’ufficio. Né Maurizio Marrone in aula, né il deputato Gaetano Nastri e Andrea Delmastro Delle Vedove sul territorio hanno speso più di una parola per difendere il “camerata” delle case popolari. Anche Forza Italia, dopo che Cirio si è esposto pubblicamente, ha assunto una posizione intransigente, certificata dal comunicato congiunto diffuso dal governatore assieme al capogruppo azzurro Paolo Ruzzola.

Ieri sera è tornato sulla questione il segretario piemontese della Lega Riccardo Molinari, durante la cena seguita al comizio di Matteo Salvini al Lingotto. Assieme ai componenti leghisti della giunta regionale, Molinari ha fatto vibrare l’ordine: “Se ne deve andare”. E se non si dimettesse di sua sponte, allora sarà il consiglio di amministrazione a togliergli la fiducia. Lega e Forza Italia hanno già sondato i rispettivi componenti del cda, da cui avrebbero ottenuto una disponibilità a procedere con le estreme conseguenze se Songa si ostinasse a restare al suo posto. Nessun dubbio sull’atteggiamento dei due membri del Pd.

Leggi anche: "Gadget fascisti in ufficio, via il presidente dell'Atc"

Insomma, nonostante il presidente provi a resistere le sue ore sarebbero contate e negli uffici di via Verdi a Novara potrebbe presto arrivare il commissario in attesa che venga bandita una nuova gara pubblica. L’intento della Lega resta quello, passato l’anno sabbatico previsto dalla legge, di conferire l’incarico a Marco Marchioni che ora è in cda ma senza ruoli gestionali per non incorrere nella legge, essendo stato fino a poco fa presidente del Consiglio dell’Unione montana Cusio e Mottarone. Sin dall’inizio, infatti, doveva essere lui il presidente, ma dopo la nomina del Consiglio regionale, la giunta non ha potuto assegnargli l’incarico di vertice, ripiegando su Songa. Diventato così presidente per caso e secondo molti “per sbaglio”. 

print_icon