POLITICA & SANITA'

Stretta della Regione sui primari

Una delibera impone alle aziende sanitarie il nulla osta del direttore regionale sulle assunzioni dei dirigenti. L'assessore Icardi: "Azione di controllo sulla spesa sanitaria". Rivetti (Anaao): "Vogliono ridurre strutture complesse e posti letto"

Primario sì, primario no. Sembra la strofa della Terra dei cachi, invece è la sintesi di quel che succederà dai prossimi giorni in Piemonte. La nomina al vertice di quelli che un tempo si chiamavano reparti diventate nel linguaggio burocratico strutture complesse, non dipenderà più (solo) dal direttore generale dell’Asl, ma sarà sottoposta al “nulla osta regionale”, concesso o negato dal direttore regionale Fabio Aimar. Sarà l’ex responsabile del settore Bilancio e Contabilità dell’Asl Cuneo1 arrivato sulla plancia di comando di corso Regina Margherita, a dare il via libera o porre il veto sulla decisione (a questo punto, ridotta a intenzione) del direttore generale dell’azienda di bandire un concorso per sostituire un primario andato in pensione, traferitosi altrove o per porre fine a una vacatio che magari dura da molti mesi. A decidere questa avocazione alla direzione regionale della Sanità è stata la giunta con l’approvazione della delibera proposta dall’assessore Luigi Icardi che modifica e non poco le procedure seguite fino ad oggi per le assunzioni dei dirigenti dell’area medica, ma anche quella tecnico-amministrativa ricompresa nelle nuove disposizioni.

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Tutte le procedure per il conferimento degli incarichi dirigenziali – ovvero quelli di direttore di Presidio ospedaliero, di Distretto e di Struttura complessa – saranno “subordinate ad apposito provvedimento di preventivo nulla osta regionale, mediante provvedimento amministrativo del direttore della competente direzione regionale”. Questo è messo nero su bianco nell’atto della giunta di Alberto Cirio, fissando inoltre in 90 giorni dal ricevimento della richiesta del vertice dell’azienda il termine per dare una risposta. O non darla affatto, introducendo l’inusuale pratica del silenzio-diniego.  

Tre mesi per verificare da parte della Regione la conformità di quella richiesta di procedere alla selezione e alla nomina di un primario (non per un nuovo reparto, ma per uno che il primario magari ancora ce l’ha per un po’ di tempo o non lo ha più) con “i fabbisogni del personale, i tetti di spesa ed l’equilibrio finanziario e organizzativo”. Insomma, non basta più ai direttori delle aziende rimanere nei confini tracciati e approvati dalla Regione per poter sostituire un dirigente, ma serve il placet di corso Regina. Che ha pure una scadenza ravvicinata: vale per l’anno in corso e sei mesi di quello successivo, poi se ne frattempo qualcosa ha rallentato la procedura, va nuovamente richiesto.

Scarsa fiducia nei direttori generali? Volontà di accentrare e accentuare un controllo sulle Asl, con i conti in rosso? La motivazione alla base della delibera, quella esplicitata nell’atto, è la necessità  “di proseguire l’azione di controllo della spesa sanitaria intrapresa negli anni scorsi a partire dal piano di rientro al fine di non compromettere il quadro economico finanziario definito dai provvedimenti regionali in vigore in materia di assunzioni di personale delle aziende sanitarie”.

Resta da capire, tra le varie disposizioni compreso il ribaltamento dell’usuale silenzio-assenso, cosa capiterà nel caso in cui il direttore dell’Asl si vedrà respingere la richiesta per avviare le procedure per sostituire un primario che ha lasciato o sta per lasciare il suo posto. Il reparto rimarrà senza guida? La Struttura Complessa, senza un dirigente, verrà declassata o peggio? Interrogativi che stanno prendendo a circolare, non senza preoccupazione, nei vertici aziendali. La stessa complessità della procedura che richiede, a supporto della domanda da presentare in corso Regina, non solo la “idonea attestazione del direttore generale di compatibilità economica anche a regime circa gli oneri derivanti dall’assunzione” ma pure “il parere espresso dal collegio sindacale”, viene vista come un’ulteriore elemento di farraginosità rispetto a necessità che spesso richiedono tempi rapidi e iter agili, anche se altrettanto spesso mostrano già ora lentezze e intoppi.

Le nuove disposizioni prevedono anche una “priorità nella valutazione ai fini del nulla osta regionale per i casi in cui, per la copertura temporanea della struttura, sia stato conferito l’incarico di sostituzione ad altro dirigente ove la sostituzione si stia protraendo oltre i limiti temporali previsti”. Restano comunque sempre quei 90 giorni, alla scadenza dei quali se all’Asl dalla Regione non arriverà nessuna risposta non ci potrà essere nessun nuovo primario. Che fine farà la struttura complessa senza testa?

“L’obiettivo mi pare chiaro: ridurre posti letto e strutture complesse”, dice Chiara Rivetti, segretario regionale di Anaao-Assomed, la principale sigla sindacale dei medici ospedalieri. “Ricordiamo che il Piemonte ha già subito negli ultimi 10 anni drastici tagli di strutture complesse,  per accorpamenti o soppressione di reparti. I direttori nel 2010 in Piemonte erano 818, sette anni dopo solo 555. E negli stessi anni sono stati tagliati 1560 posti letto”. Rivetti osserva, inoltre come “stiamo assistendo a sempre più frequenti nomine, senza concorsi, di direttori universitari a capo di strutture complesse, procedura che oltre a non migliorare necessariamente la qualità della gestione, frustra ulteriormente le legittime aspirazioni di carriera dei medici ospedalieri. Le ultime di questo genere a Biella e Vercelli sono state impugnate da Anaao innanzi al Tar. Non escludo che oltre al taglio delle strutture complesse e alla riduzione dei posti letto, tra gli obiettivi ci sia anche quello di accentuare questa pratica”. 

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