TRAVAGLI DEMOCRATICI

Torino 2021, tregua tra Furia e Carretta

E' l'ora del disgelo tra il segretario del Pd piemontese e quello del capoluogo. "Un percorso condiviso per individuare coalizione e candidato a sindaco". Il pranzo con Lo Russo e Lavolta a due passi da Palazzo Civico

Nei giorni più caldi di un inverno anomalo, inizia anticipatamente la stagione del disgelo anche nel Partito democratico piemontese. Attovagliati al Caffè della Basilica, zona Porta Palazzo, ci sono il segretario regionale Paolo Furia, il numero uno della Federazione di Torino Mimmo Carretta, il capogruppo in Sala Rossa Stefano Lo Russo e il vicepresidente del Consiglio Enzo Lavolta. Palazzo Civico è alle loro spalle, ma soprattutto è al centro dell’incontro nato per sminare il percorso che conduce alle elezioni amministrative del prossimo anno. Per Furia è stato “un confronto utile per andare oltre i retropensieri che si sono affastellati in questi giorni e per dirci che nessuno decide da solo”. Un modo per scacciare via pregiudizi e vecchie ruggini che hanno raggiunto l’apice nella guerriglia organizzata nell’ultima direzione provinciale, quando l’area più vicina al segretario regionale ha promosso e sottoscritto un documento volto a mettere in un angolo Carretta. Un’operazione coordinata dalle varie correnti zingarettiane e disinnescata solo dallo scarso interesse dei delegati, che in gran parte hanno disertato l’appuntamento. È stato proprio Lavolta, tra i congiurati di quella direzione, a organizzare il pranzo della tregua.

“Innanzitutto c’è da stabilire un percorso condiviso che ci porti a stabilire il perimetro della coalizione, il programma e un candidato sindaco” è più o meno la versione di tutti e quattro al termine di un pasto veloce durato tre quarti d’ora. La faglia si era aperta con la nascita del governo giallorosso e divaricata sempre di più tra chi incarnava l’idea di un Pd solo momentaneamente alleato del Movimento 5 stelle a Roma, ma che doveva rimanere alternativo ai grillini nella dimensione locale (Carretta-Lo Russo) e chi invece non escludeva un’alleanza organica tra le due forze all’interno di un rinnovato centrosinistra (Furia-Lavolta). E mentre la discussione s’articolava tra fiumi di parole e varie sfumature di grigio ai due segretari non dev’essere sfuggita la progressiva marginalizzazione del Pd nei processi decisionali.

Negli ultimi giorni dello scorso anno da ambienti vicini a Chiara Appendino era filtrata l’ipotesi di un civico alla guida di Torino nel 2021, tracciando un identikit che si sovrapponeva perfettamente al profilo del rettore del Politecnico Guido Saracco. Una soluzione che aveva incontrato il favore di un pezzo del Pd, come hanno lasciato intendere alcune dichiarazioni entusiastiche di parlamentari e dirigenti locali a seguito della proluzione pronunciata all’inaugurazione dell’anno accademico. La vice presidente del Senato Anna Rossomando era arrivata a definire il discorso del rettore di “altissimo profilo”, per la sindaca era stato invece “di scenario e ampia visione”. Le trombe squillavano, il dado sembrava tratto. Ancor più dopo che si sono rincorse successive voci – solo in parte smentite – di incontri che avrebbero coinvolto lo stesso rettore e alcuni padri nobili del centrosinistra come Sergio Chiamparino o l’ex eminenza grigiastra di Piero Fassino, Giancarlo Quagliotti. Vertici, discussioni, disegni da cui i segretari del Pd sono sempre rimasti ai margini. E anche così si spiega la decisione di anticipare la Festa dell'Unità a giugno con cui Carretta sta provando di reinserire il dibattito nel perimetro del principale partito della coalizione.

“Ho ribadito l’intenzione di promuovere un modello, quello delle primarie aperte a nuove energie e quindi in grado di intercettare anche un voto d’opinione” spiega Furia, secondo cui “non possiamo consegnarci armi e bagagli a una persona senza prima innescare un dibattito nella città”. Musica per le orecchie di Stefano Lo Russo che fu il primo a evocare questo strumento e che di fronte ai suoi quattro amici al bar, tra un bicchier di vino e un caffè, ha ribadito la sua disponibilità a correre per la poltrona da sindaco. Che Furia volesse tornare a dire la sua riguardo una partita dalla quale proprio i suoi principali sponsor hanno provato a escluderlo è stato chiaro anche in un passaggio sibillino pronunciato sabato in assemblea regionale, quando ha chiesto che il Pd “non sia il partito delle élite che si accontenta di scegliere il candidato in salotti riservati”. E allora via libera alla competizione interna, se necessario, “per coinvolgere le forze migliori e restituire al Pd un ruolo da protagonista” afferma Carretta.

Resta da capire fino a che punto le primarie saranno in grado di coinvolgere o quanto, invece, rischiano di respingere chi, temendo una competizione a suon di preferenze, potrebbe sfilarsi definitivamente dalla corsa. “Il nostro modello è Milano – chiosa Furia – dove un candidato della società civile come Beppe Sala si è messo in gioco e ha vinto”.

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