POLEMICA

Affidi, “non parli chi non ha figli”. Bufera sull’assessore Caucino

Parole a dir poco infelici dell'assessore leghista. Nel mirino la consigliera dem Canalis. Le opposizioni accusano: "Strumentalizza i drammi famigliari per scopi politici". E la sinistra chiede le dimissioni. Il governatore Cirio smorza i toni: "Frasi fraintese"

Chi non ha figli non ha diritto di parola. Finisce nella bufera Chiara Caucino, assessore regionale della Lega, promotrice del controverso disegno di legge “Allontanamento zero” che, sulla scia del caso Bibbiano, punta a ridurre drasticamente gli affidamenti. «Stiamo toccando interessi per quasi 60 milioni: questo è il valore annuale del sistema infanzia in Piemonte, capisco che ci sia chi si preoccupa», ha affermato oggi presentando provvedimento in base al quale il 40% delle risorse sarà dirottato dai servizi sociali direttamente alle famiglie. «Spostiamo i fondi – ha rimarcato – per darli alle famiglie, è questo che preoccupa. C’è chi parla e non è nemmeno madre, forse prima di parlare dovrebbe passare per quel sacro vincolo. Accetto qualunque critica, ma non da donne che non hanno figli. Sono arrabbiata con chi non capisce che non strumentalizzo i bambini e che il mio interesse è tutelarli: lo faccio per mio figlio e per tutti i bambini. Perché i figli sono dei genitori e non dello Stato, al contrario di quanto credono alcune parti politiche».

Parole a dir poco improvvide che hanno scatenato la polemica. «A chi si riferisce?”», chiede il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Domenico Ravetti. «Forse al gruppo del Pd che, da mesi, si sta battendo perché non venga smantellato il sistema degli affidi? Forse si riferisce alla consigliera Monica Canalis, l’unica donna e peraltro senza figli, e quindi non legittimata ad occuparsi di “allontanamento zero”? Se così è –  aggiunge Ravetti – allora lo dica chiaramente e non si nasconda dietro allusioni e commenti offensivi sulla donna. Nel gruppo del Pd c’è una sola donna, non ha figli e si sta battendo per tutelare bambini vittime di situazioni tremende, bambini ai quali è stata negata l’infanzia. Ci dica Caucino se è lei che vilmente sta tirando in ballo senza nominarla. Nel qual caso, a fronte di una così greve e inusitata volgarità intellettuale, l’assessora Caucino altro non dovrebbe fare se non dare le dimissioni». Lei, avvocato biellese di 47 anni, smentisce il riferimento alla consigliera piddina, parla di «strumentalizzazioni» e annuncia querele.

La levata di scudi arriva da tutto il centrosinistra e dal M5s, un fronte che sabato scorso ha manifestato con associazioni, sindacati, magistrati. Mentre per il capogruppo di Lev Marco Grimaldi si tratta di «sessismo» e «oltranzismo teocon», il senatore dem Stefano Lepri, referente politico della Canalis, quella della Cucino è una «affermazione vergognosa»: «una donna ha sovente in sé la sensibilità di madre, anche se non lo è stata. E non solo le donne possono occuparsi dei bambini. La questione non è essere stata madre. La questione è essere capaci (e Caucino non lo è) di uscire dalla becera propaganda. Per favore Presidente Cirio, è ora che ci pensi Lei». Chiede un intervento del governatore pure Silvio Magliano dei Moderati che giudica l’uscita dell’assessore «espressione della sua completa inadeguatezza a rivestire il suo ruolo».

Interviene sulla polemica anche la sindaca Chiara Appendino. La prima cittadina di Torino, che sabato ha manifestato contro il provvedimento su cui sta lavorando la giunta regionale, definisce “inqualificabili le affermazioni dell’assessora leghista sul ruolo della donna e sulla sacralità del vincolo genitoriale come mero fenomeno biologico. Inaccettabile poi il giudizio sui manifestanti di sabato scorso, definiti sciocchi o ignoranti”. “Se questi sono i presupposti da cui nascono le sue proposte di legge – prosegue Appendino – si spiega la totale inconsistenza e dannosità del ddl Affidamenti zero. Il Presidente Cirio chieda, a tutela dell'onorabilità dell'istituzione che rappresenta, le scuse dell’assessora Caucino, e torni sui suoi passi sul disegno di legge in questione”. «La sindaca era in piazza con la fascia tricolore per manifestare contro di me. Il vero problema è che in questi anni non ha trovato i soldi per implementare il sistema infanzia», ha replicato Caucino.

A dare man forte alla Caucino è intervenuto all’incontro organizzato dal Comitato Cittadini per i Diritti Umani, associazione vicina alla chiesa di Scientology, contrario agli affidi, l’ex consigliere regionale Gian Luca Vignale, oggi nello staff del presidente Cirio. «L’allontanamento è più che andare in carcere, perché almeno chi va in carcere lo fa per avere commesso un reato», ha esordito per poi snocciolare i dati di una situazione che, a suo dire, richiede una radicale svolta: «In Piemonte 2.600 minori vivono in comunità o in famiglie affidatarie, che nel 60% dei casi non sono state scelte fra i parenti. Non abbiamo mai detto di voler combattere il business dei minori ma oltre 55 milioni dei piemontesi sono spesi ogni anno per sostenere questo sistema. Le comunità vogliono da 210 a 260 euro al giorno per ogni bambino, e solo i 1.050 bambini inseriti in comunità costano 44 milioni. Noi crediamo che questi soldi sarebbero meglio spesi per sostenere le famiglie». Da qui l’atto di accusa: «Qualcuno vive di quegli oltre 55 milioni di euro, e capisco che voglia difendere il suo posto di lavoro. Noi invece vogliamo dire basta a una cultura per la quale nella famiglia ci sono dei colpevoli, anziché persone che amano i loro figli». L’esigenza di intervenire sul sistema degli allontanamenti in Piemonte, secondo il centrodestra, nasce dalla riflessione sui dati, «ufficiali e non interpretabili», presentati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, secondo i quali la media nazionale degli allontanamenti di minori dalle famiglie di origine è del 2,7 per mille, inferiore a quella del Piemonte, pari al 3,9.

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