Meglio una poltrona della piazza

La settimana scorsa la lodevole e utile due giorni metalmeccanica in piazza Castello, oltre a rafforzare la “Vertenza Torino” dei sindacali confederali torinesi voleva lanciare un grido d’allarme forte, alla politica, alle Istituzioni, ai partiti, alle imprese, sulla situazione del settore.

Segnale non pervenuto.

Tra i politici il presidente della Regione Cirio è sceso dal suo ufficio solo “a chiamata”, cioè quando dalla piazza è stato “attenzionato” attraverso gli altoparlanti; men che meno l’assessore al Lavoro Chiorino sicuramente impegnata nel pamphlet infinito, come la tela di Penelope, del piano competitività. Non ha brillato l’opposizione se escludiamo il passaggio dell’ex assessore al Lavoro della Giunta Chiamparino. La sindaca Appendino, naturalmente, non avendo nemmeno un assessorato specifico sul tema lavoro non lo ritiene un problema cittadino.

Sul fronte industriale e degli imprenditori invece esiste un finto equivoco, ovvero di richiamare lo spirito delle iniziative Sì Tav in cui il sindacato era ed è presente, salvo poi ritenere passaggio fondamentale dei Sì Tav l’iniziativa delle 12 associazioni imprenditoriali che hanno dato vita alla manifestazione delle Ogr. D’altra parte mentre le crisi industriali si accumulano sui tavoli regionali e nazionali la politica e le varie associazioni imprenditoriali con i suoi uomini e donne sono impegnate nel più grosso poltronificio oggi in essere nel nostro territorio.

La lotta aperta per la poltrona della Compagnia di San Paolo, per la Camera di Commercio, per la successione all’Unione Industriale, in Confindustria locale e nazionale, in Unioncamere e non per ultimo la corsa a sindaco di Torino hanno messo in secondo piano i problemi veri di questo territorio regionale e metropolitano. Il Lavoro in primis. D’altra parte se, come dice Salvini, “una nota imprenditrice” è, parrebbe, invitata alla corsa per la candidatura da sindaco con il centrodestra, oltreché per la Compagnia e per Confindustria Nazionale… su lesti, lesti almeno una poltrona ci va. Qualsiasi.

Tutte le persone che tra giovedì e venerdì erano in piazza Castello avrebbero apprezzato, anche nello spirito Sì Tav, “un’improvvisata” anche di un imprenditore (la piazza era aperta a tutti come allora), di un politico (magari di quelli che dicono di essere di sinistra), ma considerando che la Fiom ha molti iscritti e anche delegati che votano Lega sarebbe stato sicuramente apprezzato anche uno di loro. Invece nulla.

Ancora una volta i lavoratori e le lavoratrici sono stati lasciati soli e appare evidente anche dall’intervista, sempre della “nota imprenditrice” che tra le sue priorità, nel caso occupi la poltrona più alta di Confindustria, non menziona le relazioni sindacali e la loro funzione fondamentale nel mettere al centro la persona nell’impresa.

C’è voluto l’Arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, sempre attento ai problemi del lavoro per dare l’ulteriore “strigliata” alla politica torinese.  Ma oggi il “sistema Torino”, defunto da tempo, non ha protagonisti soverchianti; anzi, l’ulteriore e visibile lotta alle poltrone che vede contrapposti piccoli e grandi associazioni imprenditoriali dimostra che siamo “oltre la frutta”.

La battaglia delle poltrone non sta producendo risultati e proposte, quali sono i programmi per occupare un posto in Camera di Commercio o in Compagnia? Invece nella Piazza metalmeccanica  è stato presentato un documento in otto punti ma oggi a chi interessa leggere dei contenuti, oltretutto è pure faticoso.

Meglio una bella poltrona!

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