TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd unito, "grazie a Renzi"

Arrestata l'emorragia anche in Piemonte il gruppo dirigente fa quadrato in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Dopo l'ingresso di Lepri in segreteria nazionale qualche ritocco nella squadra di via Masserano. C'è da sostituire Marino

Regna un clima di calma, almeno apparente, nel Partito democratico piemontese. Prima il pranzo “chiarificatore” tra il segretario regionale Paolo Furia e quello di Torino Mimmo Carretta, ora il varo della nuova segreteria unitaria di Nicola Zingaretti a Roma, in cui il deputato Stefano Lepri ha ricevuto il testimone dal collega, anche lui torinese, Andrea Giorgis. “Finché Renzi fa il matto ci tiene compatti” sintetizza uno dei maggiorenti dem che pure i lidi di Rignano li aveva frequentati negli anni scorsi. Col governo in bilico anche ogni discussione di alleanze col Movimento 5 stelle in vista delle prossime elezioni amministrative rischia di essere oziosa e così le divisioni su Torino 2021 che avevano tenuto banco nei giorni scorsi finiscono sullo sfondo. Dopotutto “non saremo noi a Torino e forse neanche i capi a Roma a decidere che si farà tra un anno e mezzo. Sarà la storia” sintetizza chi considera una convergenza tra Pd e M5s difficilmente eludibile se l’esecutivo reggerà alle spallate di Renzi e soprattutto se i suoi due principali azionisti dovessero andare insieme (e vincere) in alcune regioni strategiche, a partire dalla Toscana.

Le fibrillazioni romane sembrano aver congelato ogni discussione interna al Pd piemontese, per quanto “le divisioni, sotto la cenere, sono ancora lì che ardono”. Ieri sera, durante un lungo colloquio in via Masserano, l’eminenza grigiastra di Piero Fassino, Giancarlo Quagliotti, ha indicato a Furia la rotta per procedere senza strappi in una fase tanto delicata, mentre il Lungo in un colloquio con il capogruppo in Sala Rossa Stefano Lo Russo ha nuovamente affrontato lo scenario politico cittadino da qui alle urne, raccomandando piedi di piombo: “È ancora presto, tutto può accadere”. Poi, davanti ai militanti del circolo di corso Belgio (Torino Nord) l’ex sindaco, in compagnia della vicepresidente del Senato Anna Rossomando e del consigliere regionale Daniele Valle, ha tessuto le lodi della prima finanziaria giallo-rossa.

Intanto, però, la geografia di un partito non meno lottizzato di un tempo, continua a mutare dopo lo scisma provocato da Renzi. È indubbio che la promozione di Lepri nella squadra di Zingaretti sia la testimonianza di quanto il deputato ex Margherita abbia saputo scalare le posizioni all’interno dell’area che fa capo a Graziano Delrio e ha sostenuto Maurizio Martina alle primarie. Una componente che raccoglie una parte consistente degli ex Popolari, mentre l’altra s’è accasata in Base Riformista, una corrente nata tra i banchi parlamentari per iniziativa degli ex renzianissimi Luca Lotti e Lorenzo Guerini e che per certi versi è concorrente di Delrio. In Br ci sono il senatore Mauro Laus e i deputati Davide Gariglio, Francesca Bonomo, Enrico Borghi (coordinatore piemontese) e Mino Taricco. Loro si autodefiniscono l’argine che ha bloccato l’emorragia verso Italia Viva e ora chiedono un riconoscimento anche a livello regionale dopo averlo ottenuto nella segreteria unitaria di Zingaretti.

Messaggi cifrati sono già stati spediti a Furia, il quale ha replicato che “l’attuale segreteria è già unitaria anche a livello piemontese”. C’è piuttosto un posto vacante dopo l’addio di Mauro Marino, migrato nella formazione renziana dopo essere stato sconfitto alle primarie “e per rimpiazzarlo sono pronto a valutare delle proposte” dice il segretario. Più difficile da comprendere quale sarà l’atteggiamento di Lepri – l’artefice del successo di Furia e mentore della sua vice, Monica Canalis – impegnato assieme a Gariglio in un’ambigua relazione politica: separati a Roma, ma di nuovo alleati a Torino come ha dimostrato la posizione comune sul caso Sitaf (e non solo). Una coppia di fatto, nonostante le comuni origini cattoliche, che fa storcere il naso a qualcuno, anche perché Gariglio “appena mette piede in Piemonte inizia a fare la guerra a Laus con cui convive in Base Riformista”. Così dinamiche nazionali s’intrecciano a quelle locali, vecchie ruggini riemergono così come gli antichi sodalizi politici in un ginepraio in cui è sempre più difficile districarsi. Per il momento resta tutto congelato almeno “finché Renzi fa il matto”.

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