BERLUSCONES

Forza Italia, niente congressi per evitare "scalate"

Nel partito, ormai ridotto al lumicino, c'è ancora chi teme di essere spodestato e tiene il fortino congelando lo status quo. La decisione di Zangrillo (e del fido scudiero Rosso) nella "surreale" riunione del coordinamento regionale. E la fine si avvicina

Per alcuni dei presenti la riunione dello stato maggiore di Forza Italia, che si è svolta ieri sera, è stata semplicemente “surreale”, altri la definiscono “un buon punto di partenza”. Basta questo per capire come ormai due cordate, sempre più distanti, si stiano confrontando in una sorta di guerra fredda in attesa della conta se e quando saranno convocati i congressi.

L'incontro è stato convocato dal neo commissario di Torino Roberto Rosso, “quello a piede libero” come viene chiamato per distinguere dall’omonimo finito in galera, che ha ricevuto il testimone da Andrea Fluttero. Al centro della discussione la nuova organizzazione del partito in provincia: suddivisione del territorio in aree omogenee e designazione di un referente per ognuna di essa, è stata la proposta del deputato torinese. Tra i presenti, al civico 43 di via Barbaroux, quartier generale degli azzurri, oltre al coordinatore regionale Paolo Zangrillo c'erano Virginia Tiraboschi, Carlo Giacometto, Osvaldo Napoli, Daniela Ruffino, Maria Rizzotti, il capogruppo in Regione Paolo Ruzzola e la consigliera Alessandra Biletta. C'era puro lo stesso Fluttero che nei giorni scorsi si è dimesso, ritenendo esaurito il suo mandato (e, forse, pure la speranza di rivitalizzare un partito ormai moribondo). 

Il clima, inizialmente cordiale, con il passare del tempo si è fatto teso. Alcuni dei convitati hanno iniziato a guardarsi con sospetto: d’altra parte, chi oggi si ritrova seduto attorno al tavolo domani potrebbe volare altrove, sospetta qualcuno. Le voci si rincorrono da settimane: ci sono i “responsabili” pronti a lasciare il partito per salvare Giuseppe Conte, altri sarebbero in trattativa con Matteo Salvini, i più spericolati ammiccano a Matteo Renzi. Insomma, siamo al si salvi chi può e al capezzale del rantolante partito berlusconiano più che litigare sull’eredità si spartiscono le spoglie.

Eppure c’è chi invoca la conta: “Quando facciamo i congressi?” ha chiesto la Ruffino. Zangrillo ha messo le mani avanti, annunciando l’ennesimo slittamento. Conteranno le tessere sottoscritte nel 2020 e non quelle dell’anno passato. “Lo ha deciso il livello nazionale e io comunque devo evitare scalate al partito” si lascia scappare il fratello del medico personale di Silvio Berlusconi di fronte alle insistenze della deputata di Giaveno. Che qualcuno tema un caso unico di opa ostile a una bad company? Il suo nome non viene mai pronunciato, ma il timore è che possa essere proprio il vecchio Napoli a impossessarsi di quel che resta di Forza Italia, in cordata con la Ruffino, sua antica sodale e ora collega a Montecitorio.

Già lo scorso anno a Torino si sarebbe dovuto svolgere il congresso, poi saltato per la concomitanza dell'appuntamento elettorale regionale. Intanto le cordate si sono organizzate: da una parte quella capitanata dai deputati Claudia Porchietto e Giacometto, dall'altra, appunto, quella di Napoli e Ruffino. “Se il problema sono le mie tessere quest’anno per tranquillizzare Zangrillo non ne farò neanche una” scherza con uno dei presenti Napoli a fine riunione. Una boutade o più semplicemente l’annuncio di un addio?

print_icon