EMERGENZA SANITARIA

"È tutto sotto controllo"

Duemila persone lavorano h24 nella macchina dell’Unità di crisi per contrastare le possibilità di contagio del Coronavirus. Alla guida c'è Raviolo, direttore del 118: "Niente panico, i cittadini seguano le indicazioni". Ma iniziano scarseggiare mascherine e tamponi

È il commander in chief nella guerra del Piemonte al coronavirus. Il suo telefono, anzi i suoi telefoni, ricevono notizie e diramano ordini dalla sala operativa di corso Marche. Dal giugno dello scorso anno, Mario Raviolo è a capo del servizio emergenza urgenza del Piemonte. Cinquantasette anni, di Savigliano, medico, istruttore del 118, numerose specializzazioni tra cui l’Avdanced trauma trauma life dell’American college of surgeon e quella in Hospital disaster manager.

Dottor Raviolo, come sta rispondendo la macchina dell’emergenza piemontese?
“In maniera eccezionale. La macchina dell’Unità di crisi della Regione sta massimizzando tutti gli sforzi a livello territoriale e ospedaliero per contrastare le possibilità di contagio all’interno del Piemonte”.

Quanti uomini e donne sono impegnati?
“Almeno duemila persone stanno lavorando su questa emergenza. Abbiamo abolito le ferie di tutto il personale che dipende dalle aziende sanitarie regionali”.

Per quanto?
“Per adesso sine die”.

Avete problemi di attrezzature, dotazioni di protezione per gli operatori?
“Abbiamo problemi di approvvigionamento, però non è un problema della Regione Piemonte ma drammaticamente mondiale”.

Cosa manca o scarseggia?
Mancano le mascherine di protezione di vario tipo e tamponi per l’esecuzione dei test”

È vero che i temponi arrivano dal sud est asiatico?
“Arrivano prevalentemente dai paesi asiatici, ma in realtà sono prodotti un po’ in tutto il mondo. Il problema è che nessuna fabbrica è più in grado di rispondere alle richieste. Almeno a noi”.

Per quanto potrete andare avanti con le scorte?
“Abbiamo scorte sufficienti per andare avanti alcuni giorni, ma ripeto questo è un problema generale, non solo nostro”.

Quando si procede con il tampone?
“Nei casi che vengono ritenuti indispensabili dalle strutture ospedaliere e dai servizi di igiene e sanità pubblica territoriali che prendono in carico i pazienti”.

Avete fatto più appelli a non intasare il numero dell’emergenza 112 per chiedere informazioni o per situazioni che comunque non ne richiedono l’intervento.
“È proprio così. Abbiamo bisogno di riservare le linee del 112 per le tutte le richieste di emergenza che non possono essere evase come normalmente avviene da altre attività della sanità del sistema regionale. Se una persona ha un problema cardiologico deve, ripeto deve, chiamare immediatamente il 112 così come per altre patologie o traumi”.

Resta sempre valida l’indicazione di non andare autonomamente al pronto soccorso, giusto?
“Assolutamente. Non andare al Pronto Soccorso pensando di poter richiedere in autonomia l’effettuazione del tampone. Chiamare il medico di famiglia o il numero verde 800192020 e in caso di necessità il 112”.   

Se, invece a 37 e mezzo di febbre…
“Se una persona ha la febbre a 37,5 se ne sta a casa, prende la tachipirina e se ritiene di voler essere tranquilla telefona al medico curante”.

A proposito, i medici di famiglia hanno risposto a questa emergenza?
“In maniera superlativa in questo momento, sia i medici di medicina generale, sia i pediatri di libera scelta che personalmente ringrazio molto per l’impegno”.

Le tende fuori negli ospedali per il triage sono state installate tutte?
“Sono in ogni ospedale e dove non ci sono è perché esistono già dei percorsi predisposti che mettono in sicurezza i pazienti febbrili dai non febbrili, quindi non c’è possibilità di contagio”.

Il Piemonte è pronto a fronteggiare un’eventuale estensione del contagio?
“Per forza. Noi ci stiamo preparando, ovviamente, a situazioni peggiori che non dipendono da noi, ma dall’andamento dei contagi”.

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