OPERE & OMISSIONI

Città della Salute di Novara, si ricomincia daccapo

Come in un perverso gioco dell'oca il dossier sul mega ospedale è tornato al punto di partenza. Il ministero ora dovrà valutare la congruità della legge del Piemonte e poi la palla passerà nuovamente al Nucleo di valutazione. Tutta colpa di Roma?

Ritorno alla casella di partenza per la Città della Salute di Novara? Il rischio che un assurdo gioco dell’oca continui a frenare il già complesso e non certo rapido iter per l’avvio del progetto del grande polo sanitario sembra profilarsi nelle parole, riferite, del direttore generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute Andrea Urbani

Se non è una doccia fredda, è comunque qualcosa di le assomiglia molto la risposta arrivata a chi dal Piemonte supponeva che, esauriti tutti gli adempimenti richiesti dal dicastero a partire dalla legge sulle garanzie relativi ai canoni del partenariato pubblico privato, la pratica fosse prossima alla chiusura. L’alto dirigente del ministero ha, infatti, spiegato che quella norma licenziata dal Consiglio regionale dopo una peregrinazione infinita e che pareva essere l’ultimo ostacolo da superare, adesso è “all’attenzione dell’ufficio legislativo del ministero” per una valutazione.

Sette, otto righe, non di più al vaglio non si sa da quanto e per quanto ancora per “verificare la congruità” di una norma di fatto dettata dal dicastero stesso. Non si può scordare che proprio quelle poche righe siano state inviate al ministero per una approvazione informale ma sostanziale, in veste di bozza, prima di approdare in giunta e quindi in consiglio regionale. Eppure, adesso, devono ancora passare il vaglio dei giuristi ministeriali. Neppure l’ultimo.

Già, perché dopo il presumibile via libera del legislativo, sempre secondo quanto riferito da Urbani, la norma votata a Palazzo Lascaris lo scorso 11 febbraio tornerà al Nucleo di valutazione, ovvero l’organismo che l’aveva richiesta. Normale iter? Forse sì. Certamente non quello atteso e sperato da chi in Piemonte immaginava che quelle poche righe avessero, finalmente, superato anche l’ultimo ostacolo sulla strada della realizzazione del grande polo ospedaliero, evitando ulteriori perdite di tempo che la stessa attuale situazione di emergenza, fa comprendere possano risultare deleterie. Ancor più paradossale, in un momento in cui si ipotizza l’utilizzo di vecchie strutture per fronteggiare l’emergenza coronavirus, appare la lentezza con cui procede nei meandri della burocrazia il dossier del mega ospedale novarese. E questo non può che aprire a varie interpretazioni, compresa quella che rimanda alle mai nascoste perplessità sulla soluzione del partenariato pubblico-privato del titolare della Sanità Luigi Icardi.

L’assessore, proprio in occasione del varo della legge, aveva voluto rivendicare di aver agito con prudenza e che il partenariato pubblico-privato costituisce l’unico strumento possibile per finanziare l’opera, in quanto la Regione “non ha risorse per autofinanziarsi e, a causa di errori commessi nel passato, non ha più capacità di indebitarsi, anche se un mutuo sarebbe più conveniente, e il ricorso ai fondi Inail avrebbe richiesto un ulteriore rinvio”. Esagera chi intravvede, nei meandri burocratici del ministero, manovre tese a tirare il freno a mano sul grande polo sanitario, così come chi paventa conseguenze sul finanziamento stesso della Città della Salute? Probabile. Certo, a sgombrare il campo da timori e dubbi potrà essere il ministro Roberto Speranza dando, con la sua firma, l’atteso via libera a un progetto costellato fino ad oggi da troppi ostacoli e ritardi.

print_icon