EMERGENZA SANITARIA

Ospedali sotto stress, indagine alle Molinette

Accertamenti della Procura di Torino sul contagio di un reparto. Il direttore La Valle: "La macchina organizzativa ha funzionato", ma forse è meglio che non si distragga troppo con le sue ambizioni di carriera. La Regione pronta ad assumere medici e infermieri

In Piemonte al momento sono 144 le persone positive al Coronavirus, dei quali 34 ricoverati in rianimazione, e si contano finora tre decessi. Questi i dati aggiornati alle 14 di oggi, comunicati dall’assessore alla Sanità, Luigi Icardi, in una conferenza stampa con il governatore Alberto Cirio. Un quadro che inizia ad allarmare anche sulla tenuta del sistema sanitario e ospedaliero della regione al punto da predisporre l’assunzione immediata di medici e infermieri. A preoccupare sono infatti il numero dei posti letto disponibili e, soprattutto, quelli relativi alle terapie intensive. Intanto, sulle Molinette, il cui reparto di Medicina generale chiuso la scorsa notte dopo il caso di due pazienti ottantenni, positivi al coronavirus, “sfuggiti” ai controlli si è acceso il faro della magistratura.

La situazione, insomma, è vicina al collasso. Anche per quanto riguarda il censimento delle positività al contagio. “Un solo caso, il primo – ha spiegato Icardi – ha ricevuto la validazione dell’Istituto Superiore di Sanità. Visto il sovraccarico dell'Istituto, è probabile che a breve il Piemonte venga autorizzato a certificare la positività al virus in modo autonomo”. Sul fronte dell’assistenza, “abbiamo 64 posti di rianimazione dedicati, ma a breve ne creeremo di nuovi. E probabilmente affiancheremo a quello di Tortona un secondo Covid-19 Hospital piemontese. Inoltre presso l’Unità di Crisi abbiamo creato un servizio che si occupa delle nuove assunzioni in sanità e abbiamo riservato una sala al Comitato scientifico che ci affianca nelle decisioni”.

Frattanto, una serie di accertamenti conoscitivi sono stati avviati dalla procura di Torino sulla situazione alle Molinette, dove sono state attivate tutte le procedure di prevenzione e sicurezza in seguito all’ingresso di una coppia di pazienti risultati positivi solo in un secondo tempo al coronavirus. I due non avevano dichiarato di avere ricevuto una visita dal figlio, che lavora a Lodi. Come si dice in questi casi, si tratta di un “atto dovuto” viso che al momento non risultano persone indagate né reati contestati. “Il pre-triage era stato effettuato correttamente – afferma Icardi – l’unica cosa è che questi signori si sono dimenticati di comunicarci che il figlio, che era andato a trovarli un paio di volte, lavora nella zona rossa di Lodi. Purtroppo questo ha fatto sì che sia stato necessario isolare personale sanitario, che in questo momento per noi è preziosissimo. Speriamo dunque in comportamenti responsabili da parte di tutti”, è l’auspicio dell’assessore.

Difende a spada tratta il “suo” ospedale e, soprattutto se stesso il direttore sanitario della Città della Salute, Giovanni La Valle: “La macchina organizzativa ha funzionato: siamo intervenuti prontamente e tutte le procedure necessarie sono state messe in campo”, ha dichiarato all’Ansa. “Siamo intervenuti subito isolando i pazienti, mettendo in quarantena il personale sanitario e, al tempo stesso, garantendo la continuità delle attività – spiega – il sistema ha gestito al meglio la criticità”. Certo se La Valle, invece di trascorrere gran parte del suo tempo appiccicato ai pantaloni dell’assessore, sperando magari di perorare così la nomina a commissario cui aspira dopo le dimissioni del dg Silvio Falco, seguisse senza distrazioni di carriera ciò che succede in corso Bramante non sarebbe inutile. Anche perché la sua promozione, in un primo tempo prevista nella giunta regionale odierna è stata “sospesa”.

Ma che la situazione alle Molinette sia critica è confermata dalla circolare con “disposizioni urgenti” emanata dallo stesso La Valle con il responsabile del dipartimento qualità e sicurezza delle cure, Antonio Scaramozzino, con la quale si sospendono “tutte le attività ambulatoriali che non siano correlate a percorsi interni di pazienti per cui, sulla base delle condizioni cliniche e della patologia, non si ritenga possa esserci un’evoluzione negativa a breve tempo”. Stop immediato anche “delle attività di libera professione esercitata sia all’interno degli spazi aziendali, sia nelle strutture esterne” nonché di “tutte le attività programmate, non solo chirurgiche, di ricovero per patologie il cui trattamento sia differibile”. Una sospensione che impone la chiusura di reparti e ambulatori,, in modo da direttore parte del personale ldove ce n’è bisogno: i responsabili dei reparti “disporranno la collocazione del personale nelle strutture che devono garantire le attività prioritarie secondo i principi di cui sopra, compreso il potenziamento delle funzioni di pre-triage”.

print_icon