EMERGENZA SANITARIA

Paura nelle fabbriche, lavoratori in sciopero

Fermate spontanee in alcuni stabilimenti piemontesi dopo l'ultimo decreto di Conte che non blocca la produzione. La Fiom: "Le aziende nascondono casi di contagio. Stop per tutti". Ma alcune industrie se chiudono rischiano di non riaprire

Cresce la paura nelle fabbriche. In alcuni stabilimenti piemontesi come in altre parti del Paese la produzione è interrotta da una serie di scioperi spontanei. Dopo l’ultimo (l’ennesimo) decreto del premier Giuseppe Conte, che chiude gran parte delle attività non essenziali ma lascia aperte le industrie, monta la preoccupazione tra i lavoratori. “Non ci possono essere due pesi e due misure. Ciò che si applica nelle strade e nelle piazze deve valere anche nelle fabbriche” sostiene la Fiom Piemonte che già nei giorni scorsi aveva invocato la chiusura delle aziende con lo storico dirigente sindacale ed parlamentare Giorgio Airaudo. Posizione contrastata da Confindustria che per il momento ha ottenuto dall’esecutivo che almeno l’attività produttiva non venisse bloccata.

In molte provincie come Asti, Vercelli e Cuneo sono in corso fermate e scioperi (da Mtm a Ikk, da Dierre a Trivium) con adesioni alte. “In queste ore si stanno determinando confusione e panico anche perché si registrano i primi casi di contagio che, in alcune occasioni, non vengono resi pubblici dalle aziende” denuncia il segretario generale della Fiom piemontese Vittorio De Martino. “Il provvedimento del governo che indica in maniera ancora generica procedure per la messa in sicurezza dei lavoratori – spiega l’organizzazione dei metalmeccanici della Cgil – in molti casi non viene rispettato determinando di conseguenza una situazione di ingovernabilità, è evidente che viene richiesto agli organi ispettivi predisposti alla sicurezza la garanzia dei necessari controlli”. La Fiom chiede che “a fronte di una situazione oggettivamente, rischiosa per la salute dei lavoratori, in primo luogo le imprese, la Regione e il governo procedano con senso di responsabilità, anche prevedendo la chiusura temporanea delle attività produttive dove non fosse possibile ottemperare al Dpcm”.

“Riceviamo segnalazioni da parte di lavoratori, delegati e apparato sindacale che in molte aziende, soprattutto dove non c’è la presenza strutturata del sindacato, c’è il mancato rispetto delle direttive di sicurezza emanate dal Governo”, denunciano Fim, Fiom e Uilm di Torino. In alcuni casi i lavoratori hanno deciso di tornare a casa perché non si sentivano garantiti nelle misure adottate dalle imprese. Pare inizino ad esserci diversi casi di addetti alle produzioni metalmeccaniche risultati positivi al tampone. “ Stiamo continuando a fornire indicazioni per estendere il lavoro agile, sanificare tutti gli ambienti, fornire strumenti di protezione ed erogatori di prodotti igienizzanti, per la gestione delle pause, delle mense e degli spogliatoi”, concludono Davide Provenzano, Edi Lazzi e Luigi Paone, segretari generali provinciali di Fim, Fiom e Uilm che chiedono alla Regione Piemonte “di intensificare immediatamente i controlli degli ispettori del lavoro nel far rispettare le direttive emanate”.

Dal fronte datoriale nessuna indulgenza. “Chi non rispetta le procedure di sicurezza concordate è da sanzionare senza se e senza ma. Se non può applicarle perché è impossibile farlo allora bisogna prevedere l’uso costante delle mascherine oppure la chiusura temporanea”, afferma il presidente di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli. “La preoccupazione dei lavoratori è comprensibile. Si può dare una risposta concreta soltanto con una maniacale attenzione alle procedure sicurezza. Le nostre aziende vanno avanti in quanto riescono a garantire livelli concordati di sicurezza”.

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