EMERGENZA SANITARIA

Si fermano anche le fabbriche

Il presidente piemontese di Confindustria Ravanelli: "un amaro calice". L'annuncio di Conte nella notte. Lo stop provocherà un enorme problema di liquidità per le imprese e un grande rischio legato all’occupazione

Il Governo ferma anche le fabbriche. Da lunedì sarà chiusa “nell’intero territorio nazionale ogni attività produttiva”, con l’eccezione di quelle essenziali ai cittadini. Lo ha annunciato ieri notte, in diretta, alle 23,30 il premier Giuseppe Conte dopo un lungo confronto con le organizzazioni datoriali, a partire da Confindustria, e il mondo del lavoro. Un’ulteriore stretta dopo l’ennesima giornata nera in cui si sono registrati 4.821 nuovi contagi e 793 decessi.

Per il presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli si tratta di “una scelta obbligata” figlia di un “mancato rispetto delle norme precedentemente previste”. Insomma, se siamo a questo punto è anche perché tanti cittadini, da Nord a Sud, delle restrizioni sin qui adottate si sono fatti un baffo e ora a rimetterci è il tessuto industriale del paese, il motore di un’economia che viene congelata. Il premier non lo dice ma si parla di uno stop di almeno un paio di settimane, “un amaro calice” per il numero uno degli industriali piemontesi che però lancia un appello alla politica: “Europa e Governo non dovranno lasciarci soli. Questa emergenza provocherà un enorme problema di liquidità per le imprese e un grande rischio legato all’occupazione”. E non dev’essere un caso che questo provvedimento arrivi proprio all’indomani dell’intervento da 750 miliardi della Bce e alla sospensione del Patto di stabilità annunciata dall’Unione europea. Cordoni della borsa aperti per far fronte all’emergenza economica che seguirà a quella sanitaria.   

Tra i settori che potranno continuare la propria attività ci sono le coltivazioni agricole e l’intera filiera alimentare e delle bevande, la fabbricazione di carta e prodotti chimici e farmaceutici, la gomma e materie plastiche, l’industria degli apparecchi medicali, i trattori agricoli e poi tutti i servizi di manutenzione connessi.

Poco prima dell’annuncio di Conte, un ulteriore giro di vite sulle misure per contrastare il coronavirus è stato decisa anche dalla Regione Piemonte. “Chiudiamo tutto quello che è possibile in base ai poteri delle Regioni” spiega il governatore Alberto Cirio. L’ordinanza vieta l’assembramento di più di due persone nei luoghi pubblici. I mercati saranno possibili solo dove sarà garantito il contingentamento degli accessi, mentre a far la spesa potrà recarsi un solo componente per famiglia. “Questa è la più grande emergenza affrontata dal dopoguerra ad oggi. Sappiamo che stiamo chiedendo un grande sforzo a ogni cittadino, ma vi prego di comprendere che è la scelta giusta. La nostra libertà è un bene, ma la nostra vita lo è di più. Vi prego, proteggetela restando a casa” aggiunge Cirio. La nuova ordinanza regionale prevede anche la chiusura degli uffici pubblici e degli studi professionali, fatta salva l’erogazione dei servizi essenziali e indifferibili, oltre alla possibilità di attuare lo smart working. Stop anche agli spostamenti verso le seconde case. Vietata, inoltre, la sosta e l’assembramento davanti ai distributori automatici h24 che distribuiscono bevande e alimenti confezionati. Bloccate pure le slot machine e disattivati monitor e televisori da parte degli esercenti. Restano aperte le edicole, le farmacie, le parafarmacie e i tabaccai, dove dovrà essere in ogni caso garantita la distanza di sicurezza interpersonale di un metro. Ove possibile, dovrà effettuarsi la rilevazione sistematica della temperatura corporea presso i supermercati, le farmacie e i luoghi di lavoro. Disposto il fermo dell'attività nei cantieri, ad eccezione di quelli di interesse strategico.

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