OPERE & OMISSIONI

Metro 2, Appendino apre ai privati

La sindaca di Torino accelera sul progetto della seconda linea. Partenariato e commissario straordinario per ottenere i finanziamenti necessari e snellire le procedure. Ma che ne pensa la sua maggioranza?

Un passo indietro per compierne due in avanti. Così Chiara Appendino prova ad accelerare l’iter per realizzare la seconda linea del metrò di Torino, (ri)aprendo la porta al partenariato pubblico-privato, una ipotesi sostenuta dalla precedente amministrazione e bocciata dall’attuale maggioranza del Movimento 5 stelle. Fu una riunione del gruppo pentastellato dello scorso dicembre a imporre alla sindaca la svolta: “La metropolitana si realizzerà con soli fondi pubblici”. Il Governo ha promesso 828 milioni di euro per finanziare un’opera da 5 miliardi. Nei giorni scorsi, la sindaca ha chiesto formalmente all'esecutivo di inserire la Metro 2 tra gli interventi realizzabili secondo il “Modello Genova”, con riferimento al metodo adottato per rifare il Ponte Morandi: ingenti finanziamenti pubblici e procedure più snelle per aprire i cantieri il prima possibile e sfruttare i grandi investimenti infrastrutturali come leva di rilancio per il Paese. L'elenco di queste opere strategiche dovrebbe essere contenuto in un prossimo decreto. 

Con la Metro 2, dunque, la sindaca prova a cogliere la palla al balzo e sfruttare le opportunità che offre ogni situazione di crisi. Uno scoglio potrebbe essere rappresentato dalla sua stessa maggioranza, che ha finora adottato un approccio ideologico sulla questione, escludendo ogni tipo di partnership coi privati, giocando di sponda con l’assessore ai Trasporti Maria Lapietra. Per aggirarlo Appendino ha provato a camuffare una evidente scelta politica con l’espediente del parere tecnico. Lo scorso 20 marzo ha inviato al presidente del Consiglio Francesco Sicari il promemoria scritto per lei dal segretario generale Mario Spoto e dai direttori Antonio Calvano (Patrimonio e Partecipate) e Roberto Bertasio (Infrastrutture e Mobilità).

L’unica concessione ai suoi è la “sollecitazione a superare il rapporto oggi fissato al 49 per cento (…) consentendo, anche solo per alcune tipologie di opere di rilievo strategico, un rapporto che potrebbe essere ipotizzato al 60 per cento”. Insomma, il Comune di Torino, secondo questa impostazione, avrebbe la maggioranza e individuerebbe un partner privato in grado di compartecipare finanziariamente all’opera e alla gestione, pur rimanendo in minoranza. Il tutto “individuando il sindaco della Città come commissario straordinario”. Nel “promemoria tecnico” dei grand commis viene inoltre marginalizzato il ruolo di Infra.To, cui in questo scenario resterebbe esclusivamente il ruolo di progettazione dell’opera, giacché la gestione sarebbe verosimilmente affidata al partner privato.

Leggi il parere tecnico 

“Ci sorprende non poco la scelta dei tempi con cui la sindaca ha deciso di avviare una discussione così importante sulle procedure amministrative e tecniche per la linea 2 della metropolitana, nel pieno dell’emergenza coronavirus – afferma il capogruppo del Pd Stefano Lo Russo –. Nel merito prendiamo atto con favore del cambio di rotta completo del M5s sia sull’opportunità di procedere spediti dopo aver di fatto boicottato  e rallentato per anni il progetto e attendiamo di conoscere con maggior dettaglio le modalità di deroga al codice appalti che la sindaca si augura vengano approvate dal Parlamento. Al di là della procedura, argomento comunque molto rilevante, restano per noi sul tavolo tutti i nodi a partire dalla scelta di quale lotto far partire, quale tecnologia del materiale rotabile, quale il ruolo di Gtt e di Infra.To e quali le modifiche urbanistiche da apportare al piano regolatore”.

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