FINANZA & POTERI

Soliti noti e un carneade al Palio bancario di Asti

Grandi manovre per il rinnovo dei vertici dell'istituto di credito. Per la presidenza spunta l'evergreen Galvagno, ex ras socialista, mentre il sindaco punta su un poco noto docente universitario che in passato ha scombussolato i piani della municipalizzata

Quella che fino a pochi giorni fa sembrava una pratica di routine, il rinnovo dei vertici di Banca di Asti, sta diventando un puzzle sempre più difficile da comporre, col rischio di mettere a repentaglio non solo i delicati equilibri politici e di potere della città del Palio, ma anche del principale datore di lavoro dell’Astigiano.

L’istituto di credito astigiano, dopo l’acquisizione di Biverbanca, avvenuta nel 2012 comprando la quota di maggioranza (60,42%) della gloriosa Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli (nell’arco di pochi anni passata di mano dalle Fondazioni delle due città del riso prima a Intesa Sanpaolo e poi al Monte dei Paschi di Siena) occupa circa 1900 dipendenti con una rete di circa 250 sportelli, allocati per la maggior parte in Piemonte, ma con ramificazioni ormai diffuse anche in Lombardia, Liguria e financo in Veneto.  Il gruppo, patrimonialmente solido, con una massa fiduciaria amministrata di 16,2 miliardi di euro e che ha chiuso l’esercizio 2019 con un utile netto consolidato di 40,7 milioni, in marcato aumento rispetto all’anno precedente, si appresta a rinnovare il consiglio d’amministrazione, modificando la compagine dopo l’ingresso dei nuovi soci di Biella e Vercelli nel capitale sociale.

Alla fine dell’anno scorso, infatti, con l’operazione Biverbanca, le fondazioni di Biella (12,91%) e di Vercelli  (4,20%) sono entrate a far parte dell’azionariato che controlla Banca di Asti, al fianco di Fondazione Cr Asti (che con il 31,8% circa resta l’azionista di riferimento), Banco Bpm  (9,99%) e un azionariato diffuso composto da oltre 26 mila soci.

Il prossimo consiglio di amministrazione della Banca di Asti, che sarà formato da 11 componenti, non vedrà più alla presidenza il farmacista Aldo Pia, attualmente anche presidente di Biverbanca, che guida l’istituto astigiano dal 2004. Pia, infatti, ha già annunciato di non volersi ricandidare. Il nuovo presidente verrà espresso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti guidata da Mario Sacco, che è anche vicepresidente di Ream, presidente di Confcooperative Asti e  numero uno del ramo della cooperazione che si occupa di sanità e gestione socio-assistenziale.

La scelta pare orientata su Giorgio Galvagno, classe 1943, attualmente vicepresidente di Biverbanca, con più mandati da sindaco di Asti e parlamentare per Forza Italia nella legislatura 2001-2006. Il politico di lungo corso, ex socialista, con il suo “Movimento Civico Galvagno” esprime quattro consiglieri al Comune di Asti, fondamentali per reggere la maggioranza di centrodestra guidata  dal sindaco Maurizio Rasero, ex leghista ed ex Forza Italia.

Due componenti del nuovo cda della Banca di Asti, tra i quali il vicepresidente, verranno designati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, uno dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, uno dal Banco BPM, uno dai piccoli azionisti. Appare scontata la conferma dell'amministratore delegato e direttore generale Carlo Mario Demartini, che ha saputo guidare con grande capacità l’istituto in anni particolarmente perigliosi. Una sedia nel board spetta anche ai piccoli azionisti, mentre sugli altri posti la discussione è ora aperta.

Attualmente nel consiglio d’amministrazione siedono anche il vicepresidente Ercole Zuccaro, direttore regionale di Confagricoltura, Paolo Rebaudengo, storico dirigente per le relazioni industriali del gruppo Fiat, Alain Devalle, ordinario di economia aziendale all’Università di Torino e Secondo Scanavino, presidente nazionale della Cia, Confederazione Italiana Agricoltori. La riconferma per loro fino a qualche settimana fa sembrava scontata, ma a scombinare i piani pare che sia arrivato il sindaco di Asti Maurizio Rasero, il quale già un anno fa aveva già “suggerito” un suo fedelissimo per la guida del collegio sindacale della banca. La scelta era caduta allora sul commercialista Stefano Sesia, che condivide con il sindaco passioni paliofile e la militanza nello stesso rione di Tanaro. Appena un anno prima lo stesso sindaco lo aveva caldeggiato come presidente di Pitagora, intermediario finanziario del gruppo Banca di Asti; all’epoca Sesia, per assumere la presidenza della finanziaria si era dovuto dimettere in fretta e furia  dal collegio sindacale della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti.

Oggi, stando ai rumors, il sindaco di Asti vorrebbe sistemare nel consiglio d’amministrazione della Banca di Asti Leonardo Falduto, professore associato di economia aziendale all’Università del Piemonte Orientale, sede di Alessandria, con un lungo curriculum di nomine (prevalentemente come componente di organismi di valutazione) in numerosi enti locali piemontesi e liguri. Al professore, fino a poco tempo fa consulente del Comune di Asti, pare che il sindaco non sia riuscito a rinnovare l’incarico, per cui al fine di mantenere buoni uffici con il cattedratico avrebbe pensato di collocarlo nel cda della banca.

Inoltre, il professor Falduto è in ottimi rapporti con l’attuale segretario generale del Comune di Asti Giuseppe Formichella, ex direttore della Città metropolitana di Torino. I due hanno partecipato insieme a numerosi convegni di studio e si sono spesso trovati, forse neanche casualmente, a svolgere incarichi in contemporanea per numerosi Comuni, tra i quali Moncalieri, Imperia, Sanremo, Finale Ligure, Venaria Reale. Qualche rapporto di consulenza si è concluso in modo polemico, ma l’accoppiata si è mantenuta solida. Qualche volta i due si sono anche succeduti nell’incarico: è il caso del Nucleo di Valutazione dell’Aipo (Agenzia Interregionale del Fiume Po), dove Formichella da agosto del 2019 ha sostituito il professor Falduto.

L’accademico, sconosciuto al mondo bancario (e agli astigiani), è salito alla ribalta delle cronache per aver svolto la funzione di consulente per il Comune di Asti nella disputa che vede l’ente contrapposto al socio privato nella gestione dell’Asp, l’azienda servizi pubblici controllata dal Comune con socio di minoranza Nos (Nord Ovest Servizi), società di scopo (nata nel 2002 proprio per partecipare alla gara di Asp) , partecipata da Asta (gruppo Gavio) al 50%, Iren (25%), Gtt (15%, di cui è presidente l’amministratore delegato di Asp Paolo Golzio) e Smat (10%, che esprime il presidente Paolo Romano).

Nell’esperire i propri servigi il professor Falduto è riuscito nella brillante operazione, non si sa quanto voluta, di scombinare i rapporti societari, fornendo con le sue analisi un contributo determinante al terremoto che si è registrato nella società, con le dimissioni, nell’estate 2018, del presidente e del vicepresidente di Asp Livio Negro e Andrea Morando, nominati pochi mesi prima dal sindaco Rasero. Successivamente il sindaco di Asti ha insediato alla guida dell’Asp Vincenzina Giaretti, già segretario generale del Comune di Asti, che ha assunto l’incarico per spirito di servizio e a titolo gratuito. Ma anche lei, poche settimane dopo essere stata nominata presidente, s’è vista di fatto revocare la fiducia da Rasero. Si dice che oggi  i due dialoghino solo più per corrispondenza.

In mezzo a questa bagarre, qualcuno ritiene per compiacere (o non scontentare) il segretario generale del Comune, il sindaco Rasero vorrebbe ora imporre alla riluttante Fondazione della Cassa di Risparmio di Asti il professor Falduto come consigliere della Banca di Asti.  A trovarsi a mal partito è Mario Sacco, il quale non può permettersi di inimicarsi il sindaco di Asti che si appresta a far pesare tutto il suo potere nel rinnovo delle cariche della Fondazione che avverrà tra qualche mese. Sacco, dopo il primo mandato, aspira alla riconferma, ma deve fare i conti con la maggioranza dei consiglieri che, tra nominati direttamente e cooptati, sono in linea con Rasero.  Ed è così che Carneade – al secolo Leonardo Falduto – si prepara ad approdare nel board della Banca di Asti.

print_icon