EMERGENZA SANITARIA

Infetti nelle case di riposo, ecco la "doppia" delibera

Nel bollettino ufficiale della Regione Piemonte viene finalmente pubblicato l'atto "incriminato" ma in una versione alterata rispetto a quella approvata in giunta. Un comportamento "quantomeno irrituale" denuncia il capogruppo di Luv Grimaldi

C’è chi ha parlato di “giallo” chi di “delibera fantasma”. Il mistero, in verità, è presto svelato: a quanto pare sarebbero due le versioni della delibera di giunta con cui la Regione Piemonte autorizza il trasferimento di pazienti Covid nelle Rsa. Strutture dove da settimane si contano i morti: certamente a causa delle condizioni e l’età avanzata dei pazienti, su cui il virus ha agito in modo esponenziale. Qunti decessi sono imputabili direttamente all’epidemia? Impossibile dirlo allo stato attuale e forse non lo sapremo mai con esattezza vista la difficoltà nell’effettuare i test diagnostici: i sindacati stimano possano essere già più di 400. Questo è probabilmente il principale buco nero di una gestione claudicante dell’emergenza, sul quale sarà inevitabile, superata questa fase, fare chiarezza. Ma torniamo alla delibera “incriminata”, richiamata negli atti di alcune Asl, che prevede dallo scorso 20 marzo l'attivazione, nelle case di riposo, di posti letto per i pazienti positivi al Coronavirus con lo scopo di alleggerire la pressione sugli ospedali, riservandoli solo per i casi più gravi.

La prima versione della dgr approvata parlava chiaramente della possibilità di trasferire i pazienti Covid all’interno delle Rsa e in nessun passaggio si legge quanto affermato successivamente, a più riprese, dall’assessore alla Sanità Luigi Icardi e cioè che sarebbero state coinvolte solo quelle strutture vuote o inutilizzate. Fino a ieri, cioè tre settimane dopo la sua approvazione in giunta, questo provvedimento non era stato neppure pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione, una sorta di Gazzetta Ufficiale dell’ente. “Perché?” si è chiesto il consigliere di Luv Marco Grimaldi che in un meticoloso lavoro di lettura sinottica ha sovrapposto le due versioni scovandone le differenza. Eccole:

La risposta è arrivata oggi quando l’atto è finalmente apparso sul Bur, ma in una versione diversa dalla prima. Ormai tornare indietro era troppo tardi anche perché, facendo seguito a quella delibera, i trasferimenti sono iniziati e sarebbero una ottantina i positivi al Coronavirus trasferiti in una o più strutture nella sola Torino. Così si è optato per qualche limatura ex post al testo già approvato aggiungendo, per esempio, che sarebbero stati ricavati posti letto per pazienti Covid “con bisogni sanitari compatibili con l’assistenza in Rsa”. Viene inoltre aggiunto che gli organismi preposti alla vigilanza certifichino “per tutte (le Rsa ndr) la conformità ai percorsi definiti per i pazienti Covid dai competenti enti nazionali e regionali (netta separazione degli spazi, percorsi e personale dedicati)”. Non si sa quanti pazienti siano stati trasferiti sulla base della prima versione e neanche quando la delibera sia stata modificata. Di certo l’approvazione di una dgr e la sua modifica prima della pubblicazione sul Bur è “un modus operandi quantomeno irrituale, per non dire altro” afferma Grimaldi che a questo punto definisce “inevitabile una commissione d’inchiesta per fare luce su quanto sta accadendo”.

Mentre la magistratura sulla questione Rsa ha già acceso un faro, alcune strutture, di fronte ai timori che le residenze possano facilmente trasformarsi in lazzareti, si sono rivolte a un legale, l’avvocato Maria Grazia Cavallo, che ha preso subito una posizione drastica. “Sarebbe un errore gravissimo – spiega –. Gli anziani ospitati nelle residenze sono i soggetti più deboli fra i deboli, Per quanto bene attrezzate, le Rsa non sono funzionali a gestire situazioni del genere: diventerebbero delle bombe di contagio”. Sullo sfondo, intanto, si muovono i carabinieri del Nas. Il comando di Torino ha avviato di propria iniziativa una serie di accertamenti sulle case di riposo nel territorio di competenza (il Torinese e le province di Vercelli, Biella, Novara e Vco) e i primi report sono già stati trasmessi alle rispettive procure. Molti sono gli aspetti al vaglio degli investigatori dell’Arma a cominciare dalle morti registrate nelle ultime settimane: una quarantina a Vercelli, una trentina a Grugliasco ma non solo. 

print_icon