CORONAVIRUS & POLITICA

Unità di crisi, fuori Raviolo

Lascia il quartier generale di corso Marche e torna ad occuparsi solo del 118. Paga l'avventato no ai rinforzi offerti da Roma ma soprattutto i rapporti tesi con medici e sindacati. Il suo futuro nelle mani del governatore Cirio che non esclude decisioni drastiche

La toppa messa dall’Unità di Crisi sullo sbrego fatto dal direttore del 118 Mario Raviolo, rispedendo al mittente l’offerta del Dipartimento della Protezione Civile di inviare medici di rinforzo, non fa della catena di comando dell’emergenza un abito nuovo. Con tutti i suoi morti, i contagi che restano alti, le mail dei medici che si perdono così come i tamponi, più il tempo passa e più la macchina organizzativa mostra segni di inadeguatezza. Questo va detto per sgombrare il campo dalla facile e comoda teoria del capro espiatorio. Più chiaramente: se, dopo essere stato ridimensionato nel suo ruolo con l’arrivo di Vincenzo Coccolo a capo della struttura, Raviolo fosse definitivamente allontanato dal vertice decisionale ed operativo i problemi non sarebbero comunque del tutto risolti.

Sono comunque ore e giorni che potrebbero rivelarsi cruciali per lui: la faccenda del rifiuto dell’aiuto offerto da Roma non è un caso sporadico, da archiviare come un pur gravissimo errore in una gestione dove i nervi saldi dovrebbero evitarli, ma si somma a critiche e lamentele arrivate anche e soprattutto in piazza Castello da più parti della regione e, soprattutto, da chi nella lotta al coronavirus sta al fronte. Lo scontro permamente con i medici, atteggiamenti e comportamenti non sempre ortodossi, eccessi di protagonismo, scarsa propensione alla collaborazione: echi giunti alle orecchie di Alberto Cirio che ora starebbe ragionando su come risolvere in modo meno traumatico possibile una situazione che, dopo l’ultimo episodio, necessità di una soluzione chiara. Del resto, in questo fine settimana, è stato lo stesso capo del 118 ad annunciare la decisione di lasciare la sua postazione nel quartier generale di corso Marche. Formalmente, con la presa in carico da parte dell’Asl dell’ospedale da campo alle Ogr uno dei compiti assegnati a Raviolo si è esaurito, e con l’avvio della Fase 2 sanitaria – inaugurata con la nomina della task force guidata da Ferruccio Fazio – non è più così indispensabile la sua presenza costante

Nessuno ad oggi può escludere che tra i ragionamenti del governatore ci sia però una soluzione ancora più tranchant con un cambio al vertice del 118. Il che non significa sia pronto lo sfratto per Raviolo, ma neppure che il presidente intenda procedere come se nulla fosse accaduto. Come osserva chi è molto vicino al governatore, dopo che la storia della mail di rifiuto dei medici è venuta fuori, dai piani alti della sanità non c’è stata né una difesa di Raviolo, né una presa di posizione chiara circa la sua prosecuzione nel suo ruolo. Tutto si è cercato di risolvere con un’altra mail, in cui si chiedono quei rinforzi che adesso bisognerà comunque attendere.

Piglio deciso tanto da farlo ribattezzare Rambo, propensione all’operatività più che alla scrivania, carattere duro e non sempre facile, il direttore del dipartimento interaziendale dell’emergenza 118 è arrivato in quel posto di comando nel giugno dello scorso anno. La nomina è stata proposta della direzione regionale della sanità, e condivisa dalle quattro aziende che costituiscono il dipartimento stesso, ovvero la Città della Salute di Torino, le Aso di Novara, Alessandria e l’Asl Cuneo1 che, di fatto, sono anche quelle che potrebbero decidere di revocare o modificare l’incarico, pur sempre con il timbro della Regione. Anzi, poiché l’atto di incarico è firmato dall’azienda di cui Raviolo è dipendente – ovvero Cuneo 1, la stessa dalla quale proviene il direttore generale Fabio Aimar – sarebbe sufficiente la revoca da parte di una sola Asl.

Ipotesi sul tavolo di Cirio? A quanto risulta il presidente non considera il caso chiuso con la mail dell’Unità di Crisi, di cui Raviolo fa parte, che ha sconfessato la prima. Tra l’altro, resta da verificare se davvero il direttore del 118 abbia agito senza condividere la risposta, cosa poco probabile. E, ancora, perché sull’offerta di medici che sarebbero stati impiegati negli ospedali ha agito chi si occupa di emergenza e non anche chi ha il compito di coordinare gli interventi nelle varie aziende della regione?

Non solo e non tanto dalle opposizioni, quanto dai sindacati e dagli Ordini dei medici le reazioni a quel diniego rispetto all’aiuto offerto sono state durissime arrivando a mettere in ipotesi la richiesta di dimissioni, come ha fatto l’Anaao. Improbabile Cirio decida di non tenerne conto, sommandole a precedenti rimostranze, così come alle tensioni che non sono state estranee all’Unità di Crisi.

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