Sanità, tutto sommato meglio regionale

La sanità in Italia è di competenza regionale e costituisce la principale voce di spesa dei loro bilanci. Purtroppo nell’ottica della gestione del potere è uno di quei bocconi che ai politici fa gola e questo spiega tante polemiche odierne anche di fronte ad un’emergenza sanitaria di proporzioni spaventose.

Di fronte ad un’evidente incapacità di affrontare la pandemia si è tornato a parlare di centralizzazione della sanità per toglierla dalle competenze regionali, ma non bisogna nascondere che in questa idea ha peso preponderante il fatto che il governo nazionale ha un colore diverso di quello di molti consigli regionali di importanti Regioni.

Un comando centralizzato, sempre premesso che non sia soffocato dalla burocrazia, ha un’efficienza maggiore nell’esecuzione di un qualsiasi ordine rispetto a un sistema decentralizzato bisognoso di coordinamento. Il problema grave è che in caso di errore, i danni si ripercuotono su tutto il sistema. In Italia non si può certo dire che il governo centrale abbia funzionato meglio delle Regioni: ci sono stati errori ad ogni livello. Se non si guardasse con l’occhio dell’interesse politico, ci si renderebbe conto di come un approccio decentralizzato sia stato utile e necessario. Intanto, un’organizzazione decentralizzata garantisce che l’errore del centro non si propaghi a tutto il sistema e che si possano sperimentare soluzioni differenti e tra queste scegliere la migliore. In un sistema come quello cinese di cui qualcuno invidia l’efficienza, non è permesso il dissenso, né soluzioni alternative e una decisione sbagliata ha ripercussioni gravissime che si ripercuotono su tutti. Ne è esempio la gestione del Coronavirus che si è cercato di nascondere causando un’estensione della pandemia.

Anche in Italia nonostante gli errori si è visto che l’approccio decentralizzato è stato efficace e anzi le iniziative del governo che hanno imposto le stesse regole dappertutto non siano state ragionevoli. In alcune regioni che hanno una bassa densità abitativa, con comuni dispersi sul territorio e isolati, certune restrizioni nazionali hanno poco senso. In piccoli comuni in campagna o in montagna non aveva molto senso limitare le passeggiate ai duecento metri quando la possibilità di incontrare altre persone è pressoché nulla.

Invece la possibilità delle Regioni di prendere iniziative autonome si è rivelata utile. Per esempio il Veneto con un uso maggiore di tamponi ha affrontato meglio la situazione. Anche il presidente-sceriffo della Campania, con simpatie per la dittatura cinese, ha potuto varare dei provvedimenti più restrittivi in quei comuni in cui si erano creati pericolosi focolai, limitando la propagazione del virus.

Concludendo, i sistemi centralizzati apparentemente più efficienti, in caso di errori propagano l’errore a tutto il sistema e non permettono la sperimentazione di più soluzioni diverse per scegliere quella migliore. E non meno importante, i sistemi centralizzati favoriscono la concentrazione del potere con tutti i rischi connessi.

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