EMERGENZA SANITARIA

Tracciamento e test per la Fase 2

Gli esperti prevedono il rebound, un aumento dei casi con la progressiva riapertura. Piemonte sorvegliato speciale: ormai un quinto dei nuovi casi è qui. Si passa da 7mila a 10mila tamponi al giorno. Quattro province "attenzionate". Le linee guida di Fazio

Dal numero di tamponi a quello dei soggetti positivi, fino al livello di saturazione delle terapie intensive. Da un punto di vista sanitario la Fase 2, che inizierà il 4 maggio, prevede un monitoraggio capillare e in tempo reale su tutto il territorio nazionale per valutare eventuali provvedimenti ad hoc da assumere nei confronti di alcune aree in cui l’epidemia dovesse sfuggire al controllo. Inutile dire che il Piemonte, dove ancora ieri il numero dei nuovi casi positivi – 395 secondo i dati diffusi dalla Protezione Civile – è pari a un quinto rispetto a quello nazionale, sarà una delle regioni sotto la lente per valutare l’andamento della curva epidemica. Fermo restando, assicurano gli esperti, che in tutto il Paese “nei primi 15-20 giorni dopo la riapertura è atteso un aumento nel numero dei casi”, il cosiddetto rebound. Tutto sta a reagire per tempo, non farsi cogliere impreparati ed evitare l’esplosione di focolai incontrollati.   

Il decreto firmato dal ministro della Salute Roberto Speranza chiarisce quali saranno le soglie accettabili e quali quelle di “allerta” che potrebbero portare ad un nuovo inasprimento delle misure e ad una nuova fase localizzata di lockdown. Tre sono i macro criteri individuati dal decreto: capacità di monitoraggio; capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti; stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari. E contengono 20 indicatori in tutto da tenere sotto monitoraggio costante, come ad esempio il numero di casi sintomatici. E ancora, rispetto alla capacità di accertamento diagnostico, il decreto prevede il monitoraggio della percentuale di tamponi positivi e il tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi. Per la tenuta dei servizi sanitari, cruciale sarà invece il monitoraggio del numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni, il valore R0, il numero di nuovi focolai di trasmissione, numero di accessi al pronto soccorso e il tasso di occupazione dei posti letto totali di terapia Intensiva per pazienti Covid-19. Centrale sarà anche l’effettuazione dei tamponi. Fondamentali per il monitoraggio dell’epidemia sono, infatti, il grado di reattività e “tenuta del sistema sanitario, per assicurare l’identificazione e gestione dei contatti, il monitoraggio dei quarantenati, un’adeguata e tempestiva esecuzione dei tamponi per l’accertamento diagnostico dei casi”, stabilisce il provvedimento.

A questo proposito la task force piemontese capitanata dall’ex ministro Ferruccio Fazio ritiene che in questa seconda fase si debbano adottare misure differenziate per aree omogenee. Per contenere il rischio di nuovi macro-focolai, si legge nella relazione redatta da Fazio “occorre che il sistema di risposta della Sanità regionale si collochi in modalità di tracciamento attivo dei contagi, senza attendere il peggioramento o il ricovero in ospedale, ma intercettandoli all’inizio per impedire che si diffondano ulteriormente su altri loro contatti, oppure che diventino più gravemente malati e prevalentemente  ospedalizzabili”. Servirà, inoltre, incrementare il numero dei tamponi che dovranno passare dagli attuali 7mila a oltre 10mila al giorno, consentendo al sistema sanitario “di attuare una strategia di contact tracing and testing se un nuovo picco epidemico sarà inferiore o al massimo uguale a quello che il Piemonte ha sperimentato”. Insomma, Fazio chiede chiaramente un cambio di marcia nella gestione di questa seconda fase.

Per i vari indicatori da monitorare il decreto del ministro Speranza fissa un livello di “soglia” e uno di “allerta”. Fermo restando un più che probabile incremento dei contagi, per rimanere nella “soglia” sarà necessario che l’indice di contagio Rt sia inferiore a 1 in tutte le regioni, mentre scatta l’allerta se è superiore a 1 o non calcolabile. Fattori cruciali del monitoraggio sono infine Pronto soccorso e terapie intensive. Per i Pronto soccorso, il valore soglia è un numero di accessi con sindromi compatibili con Covid in diminuzione o stabile in almeno l’80% dei Pronto soccorso parte della rete di sorveglianza nella regione. È allerta se il numero di accessi è in aumento nel 50% dei Pronto soccorso. Accettabile, poi, se il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti Covid  è inferiore al 30%, è allerta se è superiore a tale percentuale.

Leggi qui il decreto del ministro Speranza

Lente sul Piemonte, si diceva, e il motivo è presto detto. Delle dieci province in cui nell’ultima settimana di aprile i contagi sono aumentati maggiormente, ben quattro sono piemontesi e si tratta di Asti, prima a livello nazionale, Biella, Torino e Alessandria. Non solo: negli ultimi trenta giorni, l'incidenza dei casi di positività al Covid in Piemonte è passata dall'8,9% al 13,8% del totale nazionale. Insomma, se riaprire, a questo punto, è un dovere, sbagliare è assolutamente vietato.

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