CORONAVIRUS & POLITICA

Pm nell'Unità di Crisi, è polemica: "Una presenza inopportuna"

Le perplessità del sindacato Anaao Assomed e i rilievi del professor Pallante sulla nomina del sostituto procuratore Tatangelo nel Comitato tecnico-scientifico. "Una sovrapposizione di ruoli che non può non generare perplessità"

Se non propriamente un conflitto d’interesse, c’è quantomeno una «sovrapposizione di ruoli» nella designazione di un sostituto procuratore della Corte d’Appello di Torino a «mantenere i collegamenti con l’Unità di crisi regionale, a prendere parte alle riunioni che verranno indette, a fornire il proprio contributo scientifico-giuridico al Comitato tecnico-scientifico». I fatti si riferiscono alla nomina del magistrato Marcello Tatangelo, avvenuta lo scorso marzo e contestata da più parti per quelli che Francesco Pallante, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Torino, definisce «profili di non congruenza».

Il quadro normativo a sostegno della designazione fa riferimento a due atti – l’articolo 2 del decreto legge 11/2020 e la delibera del 5 marzo scorso del Csm – adottati al fine di preservare gli uffici giudiziari e il personale che vi lavora all’interno dai rischi del contagio. Due provvedimenti che impongono ai responsabili degli uffici giudiziari di intraprendere tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dei dipendenti, rivolgendosi, se necessario, anche all’autorità sanitaria per l’indicazione delle disposizioni da adottare. «Un’ipotesi che nulla ha a che vedere con lo stabile e diretto coinvolgimento di un esponente della Procura generale nei lavori dell’Unità di crisi e del Comitato tecnico-scientifico afferma il professor Pallante –. Una cosa, infatti, è che i responsabili degli uffici giudiziari si avvalgano della consulenza delle autorità sanitarie per mettere in sicurezza gli uffici, altra – anzi, il suo esatto contrario – che le autorità sanitarie si avvalgano della consulenza degli uffici giudiziari per agire a contenimento della pandemia».

Perplessità sono arrivate anche dal sindacato dei medici Anaao Assomed, guidata dalla segretaria Chiara Rivetti, soprattutto a fronte dei tanti esposti giunti alla Procura in questi giorni sull’operato dell’Unità di crisi. Va detto, inoltre, che di questo organismo già faceva parte, prima della nomina di Tatangelo, un altro magistrato, ancorché in pensione, l’ex pubblico ministero Antonio Rinaudo, che nell’Unità di crisi è il responsabile dell’Area giuridica. Un pullulare di magistrati che per qualcuno potrebbero essere stati ingaggiati per garantire uno “scudo” all’amministrazione regionale rispetto all’azione dei pm, una sorta di “immunità” per rimanere in tema di epidemia.

La questione sembra essenzialmente formale, ma non è così. Siamo di fronte al «coinvolgimento di un componente del potere giudiziario nell’attività di un organo esecutivo» sul cui operato stanno già indagando i pm della Procura di Torino. Per questo il professor Pallante, considerato tra i più brillanti allievi di Gustavo Zagrebelsky, parla senza remore di una «sovrapposizione di ruoli» che «non può non suscitare perplessità (…) dal momento che la gestione dell’emergenza ha fatto emergere gravissime criticità, il cui rilievo penale non è possibile escludere a priori». Si pensi, per esempio, ai casi di smarrimento delle email con cui venivano segnalati dai medici di base ai Servizi di igiene e sanità pubblica potenziali casi di Covid o al trasferimento delle persone contagiate dagli ospedali alle Rsa, o alla mancata fornitura di adeguati dispositivi di protezione individuale al personale medico e infermieristico, o ancora alla scelta delle priorità nell’impiego dei tamponi e alla gestione delle conseguenti analisi. Ognuna di queste vicende ha portato o potrebbe portare in futuro all’apertura di altrettanti fascicoli d’indagine con pubblici ministeri che si ritroverebbero a indagare su scelte amministrative assunte da strutture che si sono avvalse della collaborazione di un loro collega.

Secondo il professor Pallante «un cortocircuito non da poco». A questo proposito va ricordato che la collaborazione del magistrato Marcello Tatangelo viene fornita al Comitato tecnico-scientifico presieduto dal dottor Roberto Testi, che accidentalmente è uno storico consulente della Procura, nello svolgimento della sua professione di medico legale, e ora potrebbe trovarsi a rispondere dello smarrimento delle email da parte del Sisp dell’Asl di Torino, che è sotto la sua diretta gestione (essendo lui il capo della medicina legale dell’Asl).

«Colpisce – prosegue Pallante – che nel provvedimento di designazione, lo stesso Procuratore generale di Torino si mostra pienamente consapevole della delicatezza istituzionale della situazione, escludendo, in motivazione, di potersi rivolgere sia a “un magistrato degli uffici requirenti di primo grado, in quanto occorre assicurare ai Pm, titolari dell’azione penale, l’assenza di qualunque tipo di coinvolgimento in materia di pareri e condivisione di percorsi di scelta che, allo stato, competono solo all’autorità di governo”, sia a un membro della “magistratura giudicante, che un domani potrebbe essere chiamata a pronunciarsi su questioni di natura civile o penale”». Motivazioni certamente condivisibili «che però, curiosamente, sembrano non essere state ritenute valide per la figura del sostituto procuratore generale, come se non sia anch’egli, incontestabilmente, parte degli uffici inquirenti (sia pure di secondo grado). Davvero difficile comprendere la ragione di questa peculiare considerazione, che resta, d’altronde, immotivata nell’atto di designazione».

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