REGIONE

Fase 3: fuori Icardi, dentro Fazio

Finita l'emergenza Cirio intende sostituire l'attuale assessore alla Sanità con l'ex ministro. Il segretario della Lega Molinari non fa barricate ma vuole "imbrigliare" il governatore. Il nodo degli esterni in giunta e la modifica dello Statuto

“Travisamento”. Pare che Luigi Icardi abbia ripetuto più volte questa parola parlando sia con Ferruccio Fazio, sia con Paolo Vineis. Li ha chiamati per spiegare all’ex ministro così come all’epidemiologo di fama internazionale che quelle “sciocchezze” con cui aveva definito l’osservazione del primo sulla mancanza di coraggio e di autonomia nell’affrontare l’emergenza e la dura conclusione del secondo sul fatto che i morti nelle Rsa si sarebbero potuti evitare, è stato appunto un travisamento del suo pensiero. L’assessore alla Sanità finito nella bufera per quella frase, ma anche per altri concetti che sono parsi una critica neppure troppo velata al governatore Alberto Cirio, ricorre dunque al più abusato dei modi per cercare di mettere una pezza a uno squarcio che comunque resta. Così come resta, aldilà delle ultime esternazioni, un “caso Piemonte” che, sul piano politico, assume i connotati del “caso Icardi”.

Non è che prima della bufera, su corso Regina, sorta di bunker dove appare sempre più asserragliato con il direttore regionale (da lui imposto, minacciando dimissioni) Fabio Aimar, insieme ad altri fedelissimi cuneesi, splendesse il sole. Cielo piuttosto plumbeo che minaccia imminenti rovesci. Lui, nel film concordato con Cirio, doveva recitare la parte del poliziotto cattivo per i piemontesi scalpitanti in vista della riapertura, pur parziale, dopo il lockdown. Si è fatto prendere la mano. Ha cambiato la trama: oltre a richiamare i cittadini alla prudenza, prospettando i rischi di un ritorno ad un pericoloso aumento dei contagi, ha sparato contro l’ex ministro, contro il professore albese dell’Imperial College di Londra chiamato in Unità di Crisi, contro i medici che hanno protestato. Poi ha detto che quelli uditi non erano spari, ma scoppiettii di un’auto in strada.

Svegliato di soprassalto, Cirio ieri mattina lo aveva chiamato. Un colloquio franco, si direbbe usando la parafrasi che tradotta significa clima a un pelo dallo scontro. Un fallo ripetuto, quello commesso da Icardi entrato a gamba tesa, di fronte al quale il governatore ha tirato fuori l’ultimo dei cartellini gialli. Si dice certo che questo sarà l’ultimo degli incidenti, assai poco diplomatici, ma ciò non toglie che in tasca conservi pronto quello rosso. Questione di tempo, forse neppure troppo.

Se le telefonate riparatrici fatte da Icardi indicano la sua intenzione di restare, allontanando ipotesi (e pure qualche speranza) di un suo abbandono, il tema di un passaggio di consegne in corso Regina resta nell’agenda del presidente che avrebbe sondato gli umori del segretario regionale della Lega Riccardo Molinari, destinatario anch’egli di un allarmato messaggio mattutino di Cirio. La sensazione è che, a differenza di qualche giorno fa, la posizione del leader del Carroccio piemontese, sia assai meno granitica nella difesa del suo assessore. Certo, Molinari l’ultima cosa che farà sarà quella di dare il via libera a operazioni che possano mettere in cattiva luce il suo partito, lasciando intendere un’assunzione di responsabilità politica della disastrosa gestione dell’emergenza. Ma da politico accorto e ormai navigato sa che conviene anticipare i tempi di una resa dei conti che potrebbe rivelarsi catastrofica per il governo regionale e non meno per la sua stessa leadership. Quindi lo spazio per dare il benservito a Icardi c’è. Quando sarà il momento e, soprattutto, mature le condizioni. Che consentano, anzitutto, di imbrigliare ancor più il governatore.

L’onore delle armi per Icardi sarebbe già pronto. Più d’uno ha immaginato e fors’anche suggerito un’uscita più che dignitosa coincidente con la fine della fase più acuta dell’emergenza che, senza dubbio, è stata faticosa e impegnativa per l’assessore che non ha nascosto stanchezza e, per certi versi comprensibile ma non accettabile oltremisura, un accumulo di tensione. “Ci vuole equilibrio” predicava ieri Cirio.

Ma c’è un ma, un ostacolo al momento insormontabile per il governatore che, contrariamente a rumors e previsioni, non avrebbe in mente un passaggio di testimone tra Icardi e l’attuale presidente della commissione Sanità Alessandro Stecco, medico e nel momento dei ragionamenti per la formazione della giunta dato come quasi certo titolare della Sanità. Per quel ruolo, dopo Icardi, Cirio ha in testa l’ex ministro voluto da lui alla guida della task force per dare al Piemonte una sanità del territorio ben diversa da quella che nell’emergenza e nella prevenzione (mancata) ha mostrato tutti i suoi limiti e le falle. Un compito da assessore, non certo da semplice per quanto prestigioso consulente.

L’ostacolo che impedisce una rapida chiamata in corso Regina di Fazio non è tanto la sua attuale carica di sindaco di Garessio (incompatibile con l’ingresso in giunta), quanto piuttosto il vincolo sul numero di assessori esterni. Attualmente i non eletti nella squadra di piazza Castello sono due leghisti, Vittoria Poggio e Matteo Marnati e un esponente di Forza Italia, Marco Gabusi. Tutti e tre intoccabili, per ragioni diverse: la salvaguardia della quota rosa, la rappresentanza territoriale, il legame diretto e fiduciario con il governatore. Il piano di Cirio che prevede un deciso allargamento degli esterni e che troverebbe concordi non solo le forze di maggioranza (in primis, lo stesso Molinari), ma quasi certamente anche l’opposizione si scontra con i tempi lunghi che la modifica dello Statuto impone. Tra discussioni in aula senza contingentamenti, doppia votazione e un’eventuale ricorso a referendum fa scorrere il calendario, nella migliore delle ipotesi, verso i sei mesi. Troppi.

L’alternativa è “sacrificare” uno dei tre o, rimpastare con decisione l’esecutivo, magari in funzione di una sorta di gabinetto di guerra al coronavirus (e di emergenza sul fronte economico) mantenendo gli equilibri politici. Sempre che la Lega accetti di digerire il rospo di cedere l’assessorato più importante, destinato a diventarlo ancor di più nei prossimi mesi. Gli ultimi accadimenti hanno mostrato, con drammatica chiarezza, che troppe cose non vadano come dovrebbero. Mettere qualche pezza a troppe falle e rammendare improvvidi squarci non può certo travisare la realtà.

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