FASE 2

Un tranquillo weekend di paura

Sembra proprio che il Piemonte si giochi le prossime riaperture (o il ritorno di altre misure restrittive) in questo fine settimana. Perché in Regione come al Governo dopo due mesi di lockdown non hanno fatto molti passi in avanti. Quindi la minaccia è di rinchiuderci in casa

“Sono preoccupato. La possibilità di tornare alla normalità dipende molto dal comportamento di ognuno di noi. Questo week end è un test”. Nel giorno in cui si registrano 233 nuovi contagi, in leggero aumento rispetto a ieri quando l’incremento è stato di 196 unità, Alberto Cirio lancia l’ennesimo appello alla responsabilità. La tensione è alta. Fortissima la paura di tornare a un mese e mezzo fa, con le terapie intensive a un passo dal collasso e un sistema sanitario allo stremo. Si temono gli assembramenti nei parchi (“si può fare attività fisica, ma non prendere il sole”) come le riunioni di famiglia. Il virologo Paolo Vineis mette in guardia: “È possibile una seconda ondata epidemica”. E così inizia un tranquillo week end di paura, nel quale il Piemonte si giocherà la libertà. La minaccia, neanche troppo velata, è evidente: “Se qualcosa va storto si torna tutti a casa”, anche perché dopo una vagonata di numeri, grafici e diagrammi di flusso presentati in conferenza stampa per illustrare i tre livelli di monitoraggio istituiti dalla Regione, la sensazione è che a parte un nuovo lockdown ci siano poche idee per fronteggiare un possibile nuovo innalzamento dei contagi.

Cirio ne ha parlato anche nella conference call con gli altri colleghi di Forza Italia cui hanno partecipato pure Silvio Berlusconi: “Noi, con le altre Regioni, abbiamo assunto una posizione comune, ma la Calabria è diversa dal Piemonte. Noi abbiamo rivendicato di poter aprire quando lo riterremo opportuno” dice Cirio.

Per tenere sotto controllo l’epidemia, il governatore ha istituito tre livelli di monitoraggio così da intervenire "tempestivamente" qualora dovessero esplodere nuovi focolai. Non solo: la Regione intreccerà una serie di dati in grado di fornire un bollettino aggiornato anche dal punto di vista economico e sociale in un territorio che, passata l’emergenza sanitaria, dovrà fare i conti con la disoccupazione, la povertà e tutto ciò che ne consegue anche in termini di sicurezza. A oggi però non c’è ancora una suddivisione per aree omogenee della regione, così come suggerito dal professor Ferruccio Fazio nel suo rapporto e neanche un algoritmo in grado di intrecciare i dati e identificare i vari livelli di allerta ("stiamo facendo dei test"). La parola d’ordine è “giocare d’anticipo” dice il vicepresidente Fabio Carosso, ma la sensazione è che siamo sempre a rincorrere, mentre si moltiplicano task force e cabine di regia, consulenti e soggetti incaricati di gestire questa situazione.

Tra le (poche) novità di rilievo c’è un primo passo verso l’implementazione della medicina territoriale, che nella retorica regionale diventa subito una “pietra miliare” del nuovo corso: con i medici di famiglia che ora potranno mettere in quarantena i sospetti casi di Covid e i loro più stretti contatti senza bisogno di passare dai Sisp, cui spetterà il compito di effettuare tempestivamente il tampone. Seconda novità l’avvio della sperimentazione del plasma dei pazienti guariti per la cura dei malati: sono già una cinquantina le persone sottoposte al trattamento a Torino e Novara: “La cura è in corso di approfondimento – annunciano Cirio e l'assessore alla Sanità Luigi Icardi – la prossima settimana faremo il punto su quello che si è fatto in modo serio e scientifico”.

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