CORONAVIRUS & GIUSTIZIA

Lo "scudo" ripara l'Unità di crisi, indagini a tappeto su Asl e Rsa

La gestione commissariale dell'emergenza può contare su una sorta di immunità giudiziaria, almeno per quanto concerne gli ambiti contabili e amministrativi. Gli unici a restare scoperti sono medici e manager delle aziende. Intanto sul tavolo dei pm si accumulano i fascicoli

Ormai si contano a decine, forse già centinaia, i fascicoli che hanno fatto entrare il Coronavirus nelle Procure della Repubblica piemontesi. Indagini avviate d’iniziativa così come in seguito ad esposti e denunce. I decessi nelle Rsa, i trasferimenti di pazienti positivi nelle case di riposo, le mail con la richiesta di tamponi perdute, ma anche test richiesti e mai fatti, quarantene senza fine, direttive sull’utilizzo dei dispositivi di protezione personale e la mancanza di essi in più di un reparto ospedaliero, medici che rischiano di finire indagati e medici che potrebbero rivalersi per non essere stati messi nelle condizioni per evitare il contagio: è la giustizia al tempo del Covid-19 quella che si è mossa quando ancora l’emergenza era all’apice.

Alla fine del mese scorso, a Torino, è stato creato un pool specifico: quattro magistrati a occuparsi di quei fascicoli che continuano ad aumentare, così come avviene nel resto della regione dove i carabinieri e altre forze di polizia da settimane raccolgono denunce, documenti e testimonianze. Questo sul fronte penale.

Ma c’è anche altro, quello che si apre ogni qual volta la pubblica amministrazione debba mettere mano al portafogli, tanto più se ciò avviene in situazioni di emergenza dove la fretta e le difficoltà non sempre si conciliano con il necessario rispetto delle norme. Ad accendere più di un faro sulle procedure per l’acquisto dei dispositivi, a partire dalle mascherine, così come su altri contratti stipulati per far fronte alle necessità imposte dal diffondersi del contagio, è la Corte dei Conti.

Una situazione unica e senza precedenti anche per la giustizia e l’applicazione di norme (ed eventuali sanzioni), tanto da aver fatto ben presto prospettare l’ipotesi di una protezione legale, considerando proprio il contesto in cui il personale sanitario si è trovato ad operare. Ma, contrariamente alle attese, nel decreto Cura Italia non si parla di medici e infermieri, ponendo invece un pesante scudo soltanto a difesa del Dipartimento della Protezione Civile nazionale i cui atti “sono sottratti al controllo della Corte dei conti. Per gli stessi atti – si legge al terzo comma dell’articolo 5 della legge – la responsabilità contabile e amministrativa è comunque limitata ai soli casi in cui sia stato accertato il dolo del funzionario o dell'agente che li ha posti in essere o che vi ha dato esecuzione”. Resta quella penale, ma la responsabilità di fronte alla magistratura contabile è di fatto annullata, non essendo neppure prevista la possibilità di procedere in caso di colpa grave, ma solo se chi ha agito lo ha fatto dolosamente.

Tutto ristretto alla struttura diretta da Angelo Borrelli e dal commissario Domenico Arcuri? No. Quella sorta di immunità arriva anche al livello regionale. Lo scudo si estende, infatti, anche a quelli che la norma definisce “soggetti attuatori” dei provvedimenti assunti dalla Protezione Civile nazionale, ovvero quelli di cui proprio il dipartimento con un’ordinanza del 3 febbraio scorso ha stabilito potersi avvalere: “Enti pubblici economici e non economici e soggetti privati, che agiscono sulla base di specifiche direttive”. Tra questi ci sono anche i presidenti delle Regioni e, di conseguenza, è logico presumere la loro diretta emanazione che, in Piemonte è di fatto rappresentata oltre che dall’assessorato, dalla struttura commissariale affidata a Vincenzo Coccolo, dopo un primo periodo di guida dell’Unità di Crisi da parte di Mario Raviolo.

Acquisti di mascherine e altri dispositivi, compresi quelli pronti per essere distribuiti negli ospedali o ai medici sul territorio e poi rivelatisi inadeguati, procedure che senza lo scudo potrebbero finire sotto la lente della magistratura contabile. Scudo che, tuttavia, secondo i giuristi non si estende alle aziende sanitarie che pure sono state impegnate anch’esse in acquisti e altri contratti in piena emergenza e continuano ad esserlo. Una sorta di anello debole, le Asl e le Aso, i cui dirigenti e funzionari non potranno fruire della tutela.

Insieme all’ancora assente scudo per i sanitari, questo rappresenta un’anomalia che potrebbe ingenerare comportamenti comprensibili, ma potenzialmente di freno soprattutto nel caso di una nuova situazione critica che richieda approvvigionamenti rapidi. Come nel caso, per fare un esempio attuale, dei reagenti per analizzare i tamponi. Alcune Procure regionali della Corte dei Conti hanno chiesto conto alle aziende sanitarie di forniture di mascherine, documenti delle gare e certificazioni dei dispositivi.

“Nessuna copertura nell’attività amministrativa della Regione Piemonte dal punto di vista sanitario”, hanno precisato il procuratore generale Francesco Saluzzo e il presidente della Corte d’Appello Edoardo Barelli Innocenti in relazione alla presenza del magistrato Marcello Tatangelo nel comitato scientifico dell’Unità di Crisi. Una presenza criticata dal giurista Francesco Pallante che aveva messo in evidenza l’anomalia del “coinvolgimento di un componente del potere giudiziario nell’attività di un organo esecutivo”, anche in considerazione del fatto che “la gestione dell’emergenza ha fatto emergere gravissime criticità, il cui rilievo penale non è possibile escludere a priori”. Lo stesso procuratore generale, in un’intervista a metà aprile, aveva esternato la sua netta contrarietà a qualsiasi tipo di scudo penale, compreso quello per i sanitari. “Anche se oggi abbiamo un grande debito di riconoscenza umana e sociale verso chi sta combattendo in prima linea per salvare vite umane – aveva detto Saluzzo – gli scudi sono come trappole: tra tanti buoni che puoi salvare ti obbligano anche a salvare qualche cattivissimo. E io non sono d'accordo”.

Per ora uno scudo c’è ed è quello che protegge la Protezione Civile e “i soggetti attuatori” dei suoi atti, tra cui i vertici regionali di fronte alla giustizia contabile. Quella ordinaria continua ad accumulare fascicoli. La fase due, quella con ipotesi di reato e i primi indagati, potrebbe non essere lontana.

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