EMERGENZA SANITARIA

Tampone solo al 60% dei sanitari

Medici, infermieri e Oss lasciati soli e disarmati sul fronte del contagio. Privi dei dispositivi di protezione hanno continuato a lavorare senza attendere l'esito del test. "Così abbiamo trasformato gli ospedali in luoghi di contagio". Un sondaggio Anaao-Nursind.

Solo poco più della metà, per la precisione il 59%, del personale sanitario che in Piemonte lavora o ha lavorato nei reparti Covid è stato sottoposto a tampone. Altro che notevole aumento dei test, come ormai da giorni si va annunciando. Se neppure tutti i medici, gli infermieri e gli operatori socio-sanitari a contatto con malati positivi al coronavirus, anzi appena poco più del cinquanta per cento, sono stati sottoposti a tampone, si spiegano molte cose.

Così come il sondaggio effettuato da Anaao-Assomed e Nursind su un campione di 1.930 dipendenti delle Asl, ne spiega altre. Non solo che il il 77% degli operatori ha continuato a lavorare in attesa dell'esito del tampone, come prevede il dpcm del 9 marzo che esclude i sanitari dalla quarantena preventiva, ma anche che solo il 36% ha eseguito il tampone come da protocollo regionale ovvero subito se sintomatici o dopo 3 giorni dall'avvenuto contatto con un Covid positivo. Di più: l’89% dei sanitari risultati positivi ha dichiarato che ai famigliari non sono stati fatti i tamponi.

Leggi qui i dati del sondaggio

Non va meglio sul fronte dei dispositivi di protezione. Per il 73,9% i dpi non sono state adeguati imponendo un loro riutilizzo, il 33,9% spiega che sono mancate le mascherine Ffp2 e Ffp3, mentre il 26,6% di aver dovuto utilizzare sistemi di fortuna, compresi i sacchi per l’immondizia al posto di calzari e camici, come protezione. "Questo dato – osserva la segretaria regionale di Anaao Chiara Rivetti – è significativo della grave difficoltà, soprattutto nelle prime settimane del contagio, di ottenere adeguati Dpi. Fatto che, come da noi ripetutamente sostenuto, ha trasformato i luoghi di cura in luoghi di contagio".

Un altro aspetto preoccupante è quello dei percorsi all’interno delle strutture: secondo il 58,75% del campione non erano ben differenziati, con tutte le conseguenze facilmente immaginabili per quanto riguarda la diffusione del virus.

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