GIALLOROSSI

"No al modello Conte per Torino"

I renziani provano a stanare il Pd per scongiurare la proiezione dell'alleanza di governo in chiave locale. Fregolent: "Il fallimento del M5s è acclarato, sarebbe un suicidio politico". Mentre l'azzurro Napoli sogna un grande rassemblement dei moderati

Finita in quarantena per due mesi, ora che s’allenta il lockdown e l’emergenza sembra alle spalle, anche la politica rimette il naso fuori dai palazzi e con lei sono pronte a riesplodere pure le discussioni sul prossimo sindaco di Torino. Dove eravamo rimasti? C’era un’ipotesi di alleanza tra Pd e Movimento 5 stelle, un papabile candidato sindaco in grado di incarnare questa convergenza – il rettore del Politecnico Guido Saracco – un dibattito acceso nel centrosinistra sulla eventualità di rendere strutturale l’attuale maggioranza di governo. Poi è arrivato il Covid e l’epidemia ha congelato un dibattito che ora appare pronto a riesplodere con ancor maggiore virulenza, soprattutto vista la difficile convivenza degli alleati nel governo di Giuseppe Conte.

A dare fuoco alle polveri è la deputata di Italia Viva Silvia Fregolent, tra le più fiere oppositrici di un accordo con i grillini. Rispetto a tre mesi fa nulla è cambiato per il suo partito e la coesistenza coi Cinquestelle resta un amaro calice da bere quotidianamente per evitare il ritorno al potere di una destra sfascista. E infatti esce allo scoperto tornando ad attaccare Chiara Appendino e le scelte dell’amministrazione pentastellata come “l’aumento della tassa sul turismo nel momento in cui turismo non c’è, o il pedaggio per far entrare le auto nella Ztl, senza dimenticare i controviali a 20 all’ora per costringere bici e auto a una pericolosa convivenza”. “Se non stessimo vivendo una drammatica crisi sanitaria ed economica sarebbero da trasmettere su Scherzi a Parte”. E se alla fine, come arriva a ipotizzare qualcuno dotato di fervida immaginazione potesse presentarsi l’ipotesi di un bis di Appendino? Più che fantascienza un film dell’orrore. E non perché lo impediscano le regole grilline sul limite dei due mandati (che valgono quanto un t’amo scritto sulla sabbia) o lo sconsiglino i guai giudiziari (al ralenti, ma prima del voto arriveranno le sentenze su Piazza San Carlo e su Ream). Anche ai più spregiudicati non sfugge l’impossibilità per un Pd, per quanto squinternato qual è, di appoggiare la sua aguzzina. Sarebbe incomprensibile per il proprio elettorato e una umiliazione per il ceto dirigente. Si potrebbe pensare – come negli scorsi mesi si è realmente fatto – a una figura spuria, espressione più blanda di uno o dell’altro contraente, tipo il sottosegretario Andrea Giorgis o la ministra Paola Pisano, ma anche questa soluzione presenta, per diverse ragioni, parecchie controindicazioni, a partire dalle avversità che si registrano nelle rispettive formazioni.

A Torino, Italia Viva è, assieme ai Moderati, da sempre critica alla riproposizione in chiave locale dell’intesa giallorossa e certo le ultime tensioni interne alla maggioranza che sorregge Conte non possono che gettare nuova benzina sul fuoco delle polemiche, anche lontano dalla Capitale. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, il braccio di ferro sulla regolarizzazione dei migranti impegnati nei campi per raccogliere la frutta. “Dicevano che Matteo Renzi non era abbastanza di sinistra e ora che sono al governo sembrano più a destra della Lega” attacca Fregolent, che nel suo colloquio con lo Spiffero non dimentica anche “il voltafaccia sulle unioni civili e il no allo ius soli”.

Intanto Saracco continua a fare cose e vedere gente, maramaldeggia sornione con chi lo interroga, non conferma e non smentisce. Strizza l’occhio, accenna un sorriso e attende che i tempi maturino. C’è chi dice  si destreggi con disinvoltura tra domande altrimenti imbarazzanti, qualcuna racconta addirittura che avrebbe confidato in qualche colloquio privato di un sostanziale via libera ottenuto non solo dalla sindaca Appendino, ma anche dai due ex ragazzi di via Chiesa della Salute, Piero Fassino e Sergio Chiamparino. L’alleanza è ormai cosa fatta? Chissà. Di certo lui ci sta pensando, eccome. Questa emergenza, inoltre, ha offerto una insperata ribalta al Magnifico di corso Duca degli Abruzzi, assurto agli onori delle cronache a colpi di piani strategici e vademecum per le riaperture nella Fase 2, grazie all’accordo di collaborazione stretto con il governatore Alberto Cirio. “So bene che c’è un’area del Pd a favore dell’intesa – dice Fregolent – penso al segretario regionale Paolo Furia o alla sua vice Monica Canalis. Fanno entrambi parte di uno schieramento capitanato da Chiamparino per il quale Appendino è sempre stata la pupilla”. Va detto che anche nel Pd non mancano le remore, manifestate a più riprese dal segretario della Federazione di Torino Mimmo Carretta o dal capogruppo in Sala Rossa Stefano Lo Russo.

Dopo settimane di tensione nelle settimane che hanno preceduto l’epidemia, ora nel Pd si assiste a una sorta di tregua armata, ma presto la questione tornerà di attualità, anche perché in estate ci saranno presumibilmente le elezioni in alcune importanti regioni come Puglia, Toscana, Liguria e Campania, con tutte le riverberazioni politiche che si porteranno dietro.

“Il fallimento del M5s a Torino è cosa acclarata – prosegue Fregolent – come può il Pd lasciare la guida della città a questi sprovveduti?”. Parla a ruota libera la deputata renziana mentre in sottofondo da Montecitorio si sentono le urla dell’ennesima giornata tesa, durante la discussione del Dl Covid. Fregolent tira in ballo proprio il “Metodo Conte”, come modello da “scongiurare” e “non perché Saracco sia una cattiva persona o non abbia le capacità per fare il sindaco ma perché rappresenta una visione di centrosinistra che non condivido”. Di più: “L’alleanza con i Cinquestelle appare oggi come una scorciatoia di un Pd pigro e impaurito che teme di non farcela da solo. Io invece dico che il contrario, che il centrosinistra tradizionale a Torino si è contraddistinto per la coerenza con cui ha criticato questa amministrazione, riconquistando vigore e relazioni”. Insomma, il messaggio sembra chiaro: “Non abbiamo bisogno di loro”.

A dimostrazione che l’attenzione sul tema stia crescendo è arrivata ieri anche una riflessione di Osvaldo Napoli, deputato e capogruppo di Forza Italia in Sala Rossa, osservatore mica tanto disinteressato di quel che accade nello schieramento (attualmente) avverso: “Mi guardo bene dal mettere becco sulle scelte che faranno il Pd o Italia Viva per il prossimo candidato sindaco. Mi limito a dire alla collega Fregolent che i danni provocati dal M5s a Torino, e dai lei denunciati, sono la replica esatta dei danni provocati nel governo nazionale. Perché IV sia all’opposizione a Torino mentre governa con i pentastellati a Roma è un dilemma che riguarda quel partito. Osservo, invece, che le elezioni comunali a Torino cadranno nel mezzo di una crisi economica e sociale che si annuncia di dimensioni molto gravi. Rinnovo allora l’appello da me lanciato in tempi non sospetti: anche per Torino è indispensabile lavorare alla costruzione di una grande alleanza fra le forze moderate, riformiste ed europeiste per spezzare l’assedio della demagogia non solo grillina”. Parole sibilline, messaggio chiarissimo: avanti al centro contro gli opposti estremismi che si chiamino Movimento 5 stelle o Lega. “Sono impegnato, in coerenza con la mia storia, per riunire l’elettorato moderato, senza distinzione di schieramenti, stanco dopo anni di populismo e di promesse demagogiche”. Una svolta a oggi lontana ma non impensabile. Si parla di Torino, ma parte tutto da Roma.

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