FASE 2

Riaprire in sicurezza senza vessare, Cirio sceglie la linea del buon senso

La lunga notte del governatore impegnato con i colleghi delle altre Regioni in un estenuante braccio di ferro con Conte. Al centro dello scontro le regole per le attività commerciali e la responsabilità sull'applicazione di protocolli e linee guida

Al tavolo della cucina, in pantofole, davanti allo schermo del portatile dove quando è ormai scoccata non solo la mezzanotte, ma pure l’una, la pochette di Giuseppe Conte ancora non compare Colonna sonora napoletana del governatore della Campania. Vincenzo De Luca che strepita per quelle "x" che ancora stanno al posto degli allegati al decreto e lasceranno fino a ieri alle 19 nel limbo parrucchieri, ristoratori, baristi e tutti coloro cui il Governo ha detto che possono riaprire, senza però spiegare come, con quali misure, a partire proprio dai metri che si allungano e si accorciano.

È passata così tra le mura domestiche, in una scena tra il surreale e il quasi comico, dopo una cena frugale nell’atteso collegamento con il premier, la lunga notte di Alberto Cirio e dei suoi colleghi presidenti per arrivare a meno di ventiquattr’ore dalla riapertura con quelle prescrizioni che solo a giorno fatto verranno messe nero su bianco e al posto delle "x". Ieri alle 19, sono comparsi finalmente gli allegati al decreto e il presidente potrà finalmente impugnare la penna e firmare l’ordinanza.

Un pomeriggio di un giorno da cani, per i governatori, quello di ieri. Reduci da una nottata di lavoro per rispondere a quella sfida lanciata dal Governo: “Se non vi piacciono le regole stabilite dall’Inail scrivetene voi delle altre”. Detto fatto, in un pugno di ore, dividendosi i compiti (al Piemonte è spettato il comparto turistico), i governatori hanno messo nero su bianco le linee di indirizzo per ogni attività. Poi il mistero. Di quel documento non vi era il benché minimo accenno nel decreto, quello pieno zeppo di x evidenziate in giallo.

A quel punto le Regioni hanno temuto un colpo di mano da parte dell’esecutivo e minacciato la rottura. Il sospetto, neppure troppo velato, è che Conte e i suoi ministri (Speranza e Boccia) giochino allo scaricabarile, mettendo in un angolo i governatori, costringendoli ad assumersi responsabilità di norme imposte da Roma che, inevitabilmente, avrebbero annullato o reso vane quelle elaborate da loro. “Ci saremmo trovati di fronte a una situazione inaccettabile, con prescrizioni dell’Inail e nostre. Con l’inevitabile conseguenza che in caso di controlli, gli ispettori avrebbero applicato le indicazioni dell’istituto. Si può ben capire cosa sarebbe successo in bar, negozi, in tutte le attività insomma”, osserva Cirio dopo aver apposto la firma all’ordinanza.

Dalla sua cucina il governatore ha tenuto il punto, facendo giocare al Piemonte la parte di chi non cede di un millimetro sulla necessità di garantire la sicurezza sanitaria, ma al contempo è conscio di come non si possano imporre regole assurde a chi deve riprendere l’attività in una situazione già estremamente complessa. Lo stesso cambio di rotta, nel giro di pochi giorni, sulle aperture nel territorio regionale era stato motivato dalla volontà di rispondere alle richieste degli esercenti tenendo d’occhio di numeri dei contagi. “Sono linee guida che garantiscono la sicurezza, ma fatte in modo da consentire l’operatività delle nostre attività, cioè non solo riaprire, ma anche poter davvero lavorare”, dirà ieri sera a problema risolto. Almeno quello che lo ha tenuto sveglio l’altra notte. E che non è stato facile risolvere.

Evitare le troppo rigide e oltremodo penalizzanti prescrizioni dell’Inail e allontanare il rischio paventato non senza motivo da Cirio di una pericolosa confusione normativa con strascichi per gli esercizi commerciali ha imposto alle Regioni di rispondere a quella che il governatore ha definito una sorta di “sfida” lanciata dal premier a notte fonda. “Ci siamo assunti le nostre responsabilità, forti del fatto di aver discusso e di esserci confrontati con le categorie interessate”, rivendica Cirio tenendo sempre l’attenzione e il punto fermo sull’andamento della diffusione del virus. “Il Piemonte è in grado di avere e di fornire i dati ogni giorno e sulla base di questi agirà. Se, cosa che ci auguriamo non avvenga, si tratterà di dover chiudere qualcosa lo faremo. Il Piemonte riparte con fiducia e cautela, vogliamo aprire tutto, ma aprire per sempre”. Dopo la lunga notte, ha da passà 'a nuttata.   

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