FACCETTA NERA

Il camerata Songa è sempre presente

Non è bastata la lettera dei presidenti Cirio e Allasia: il numero uno dell'Atc Piemonte Nord ha sfruttato l'emergenza Covid per evitare le dimissioni e restare incollato alla poltrona. Il caso scoppiato per i cimeli del Ventennio in mostra nel suo ufficio

A più di tre mesi dalla bufera che s’era abbattuta sull’Atc Piemonte Nord, il presidente Luigi Songa resta placido seduto sulla sua poltrona. In mezzo c’è stata l’emergenza sanitaria che ha colpito la regione e il resto d’Italia e lui ne ha approfittato. Chissà che intanto i molti detrattori non si siano dimenticati dei cimeli del Ventennio esposti in bella vista nel suo ufficio e le dichiarazioni in cui si diceva per nulla offeso da chi lo definiva fascista. E invece, con l’attenuarsi della pressione generata dal Covid, nel Pd c’è chi torna alla carica: “Prendo atto che le parole dei presidenti della Regione e del Consiglio, Alberto Cirio e Stefano Allasia, non contano nulla per le forze politiche di centrodestra” attacca il consigliere Domenico Rossi.

E sì perché erano stati loro stessi, poche settimane dopo averlo nominato, a chiedere a Songa di “valutare seriamente l’opportunità di rimettere il mandato che ricopre, in quanto le dichiarazioni rese e i comportamenti tenuti risultano incompatibili con i valori fondanti della Regione Piemonte”. Era il 10 febbraio, ma da allora nulla si è mosso. Primo fra tutti lo stesso Songa, dal suo incarico, ottenuto peraltro in modo piuttosto rocambolesco, dopo che il presidente designato Marco Marchioni è risultato incompatibile con quella carica. “Nessuno dei componenti del consiglio di amministrazione nominati dalla maggioranza ha voluto dare seguito alle parole dei due presidenti” prosegue Rossi, mettendo sale su una ferita ancora aperta. Songa infatti è di Fratelli d’Italia e nei giorni in cui la Regione era già così esposta sul coronavirus, nessuno si è sognato di aprire un altro fronte.

C'è anche chi sostiene che nel centrodestra si stia traccheggiando in attesa della fine dell'anno. Secondo una interpretazione degli uffici di Palazzo Lascaris, confermata da un recentemente pronunciamento dell'Anac, infatti, il decreto 39/2013, secondo cui non poteva essere conferito a Marchioni l'incarico di presidente, essendo lui già a capo del Consiglio dell'Unione montana Cusio e Mottarone, prevede un anno sabbatico tra un incarico e l'altro. Dunque non resta che aspettare?

Rossi incalza: “Non è vero che il tempo rimedia ad ogni cosa, come qualcuno evidentemente si augura, non dimentichiamo le rivendicazioni di appartenenza alla destra più estrema di Songa e bene hanno fatto i componenti del cda nominati in quota alla minoranza a richiamare nuovamente le dimissioni nell’assemblea odierna, senza far mancare, peraltro, proposte concrete per una gestione migliore di Atc”.

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