Fca e la malattia infantile della sinistra

Un monopattino per la ripresa, rubo questo slogan a Marco Bentivogli perché esprime esattamente il dibattito, sulla richiesta di Fca Italy per una garanzia da Sace come previsto dal Decreto Liquidità, che ha avviato il vice segretario del Pd, Andrea Orlando, seguito a ruota da prestigiosi leader di importanti partiti politici come Carlo Calenda o alcuni esponenti territoriali e non di Leu e Pd.

Purtroppo il problema è a monte del dibattito inscenato. Il problema sta nel fatto che il Governo giallorosso negli eco bonus non ha previsto nessuno sostegno alla filiera dell’automotive con motori elettrici o ibridi. Non sto qui a riportare i dati che ormai tutti dovrebbero conoscere, potete sempre trovarli nel rapporto annuale sulla filiera dell’automotive per capire l’importanza in termini numerici dei valori occupazionali che rappresenta. Tradotto: oltre l’ideologia bisogna avere un progetto per cui le famiglie possano “mangiare” tutti i giorni, crescere i figli. Oltre i desiderata irrepressi del Pd che guarda all’elettorato pentastellato il cambiamento culturale e industriale di una società non può che essere graduale, senza lasciare indietro nessuno. Sennò vai con il monopattino e la bicicletta, peccato che questo governo ha tenuto chiuso i negozi di bici per tutto il tempo della “clausura”! “Contraddizioni in seno al popolo” disse.

Sono stato abituato nella mia non breve esperienza sindacale che le parole sono pietre, senza pregiudiziali verso chi le dice o scrive. Il comunicato di Fca Italy spiega chiaramente l’utilizzo del denaro che viene chiesto tramite il Decreto Liquidità: “destinata esclusivamente alle attività italiane del gruppo Fca e al sostegno della filiera dell’automotive in Italia, composta da circa 10000 piccole e medie imprese (…) tutte le erogazioni (…) gestite attraverso conti correnti dedicati (…) al solo scopo di supportare la gestione operativa dei pagamenti alla filiera italiana dei fornitori, sostenendone i livelli di liquidità e garantendo al contempo la ripartenza delle produzioni e gli investimenti negli impianti italiani”. Ovvero i soldi del prestito andranno alla catena di fornitura perché ognuno paghi a sua volta i fornitori e la filiera riparta. Fa bene, però, il ministro Gualtieri a ribadire le massime garanzie su investimenti e occupazione. Ma porsi il problema dell’uso, diverso, che ne farà Fca Italy significa ammettere che questa maggioranza, di cui fanno parte gran parte di chi manifesta contrarietà non è stata capace (quindi con incompetenza e mancanza di professionalità) a prevedere usi distorti della legge emanata. Leggo di esponenti politici della maggioranza  nazionali o territoriali, sempre corresponsabili sono, che chiederebbero di modificare il decreto escludendo Fca Italy. Questa sarebbe la dimostrazione di un pregiudizio politico fanciullesco, la “malattia infantile” della sinistra (una parte) italiana. Sarebbe curioso sapere se la stessa richiesta l’avesse fatto Avio Aero, azienda italiana controllata da General Elettric, oppure Skf Italia, azienda controllata da una multinazionale svedese o la italianissima Pirelli a maggioranza di azionariato cinese; o Ferrero, con sede legale in Olanda; oppure “dell’odiata” Mediaset, quale politico se ne sarebbe interessato?

La possibilità di una buona parte della politica, abbracciata tra destra e sinistra, nell’attaccare sempre Fca per avere visibilità, è una politica piaciona e populista. Nei salotti si discute degli azionisti che devono rinunciare a tre anni di dividendi e non uno (lo fareste voi?) mentre, là fuori, il problema è tenere in piedi una filiera produttiva e occupazionale che è una delle spine dorsali del lavoro in Italia fatta di uomini e donne che entrano in fabbrica per percepire uno stipendio per mantenere la famiglia. Ma potranno sempre dirgli dai salotti, se non c’è più stipendio e lavoro, di “mangiare brioche”!

D’altra parte che siano andate avanti le seconde file è cosa nota e leggibile; infatti in Fiom con Re David e  in Cgil con Landinil; nel Pd con Zingaretti c’è molta cautela seppur dentro dichiarazioni roboanti. Bisogna leggere gli articoli e non i titoli dei giornali. Perché mentre c’è chi discetta propagandisticamente su dove è la sede legale e fiscale tuonando per il rientro in Italia sennò “ciccia” il prestito, il problema è esattamente un altro.

In questi mesi di “clausura” tutti hanno chiesto aiuti e la richiesta di Fca Italy ha due obiettivi: pagare i fornitori, ovvero tutta quella miriade di piccole e medie imprese della fornitura dell’auto che con il crollo del mercato e la lenta ripresa rischierebbero di chiudere; secondo, di evitare, sostenendo la catena della fornitura, i licenziamenti. Forse qualcuno preferisce dare soldi a fondo perduto ma al contempo, evitando la garanzia, permettere che una grande azienda licenzi, mandando davvero a gambe quarantotto il Paese? Così facciamo una bella lotta e scontro sociale? Lo perdiamo ma poi quando il sindacato sarà ininfluente la Fiom celebrerà la sconfitta come ha fatto, al suo congresso, nel trentennale dei 35 giorni alla Fiat?

A fronte di una mancanza di visione industriale del principale settore produttivo italiano, l’automotive, a  cui non è stato dato un euro per sostenere lavoro e occupazione i rappresentanti della maggioranza, che hanno votato il Decreto Liquidità, si scagliano contro Fca anziché riflettere sulle politiche a sostegno del Paese. Quale Paese potrà mai crescere senza avere una strategia di cambiamento graduale che significa passare a una mobilità ecologica e sostenibile dell’auto integrandola, in un’idea di sviluppo delle città, con altri mezzi di locomozione a partire da quello pubblico e non nascondendosi dietro il monopattino per non evidenziare il fallimento proprio delle politiche pubbliche e della viabilità nella nostra città. Ma soprattutto quale visione industriale c’è? Quale idea di Paese? I cittadini vanno guidati e aiutati nei cambiamenti e una maggioranza che sia classe dirigente accompagna gradualmente il suo Paese nei cambiamenti senza creare disoccupazione o perdite di posti di lavoro nell’attuare i cambiamenti. Ma noi abbiamo il reddito di cittadinanza, quello universale e aggiustiamo un po’ con il lavoro nero! Va bin parej!

In questa polemica ci sono due riflessioni da fare: la demagogia della polemica stessa senza analizzare i fatti a fondo ma questo fa parte dei limiti della politica attuale. Il non considerare che dietro a questa scelta c’è un mondo della politica, di destra e sinistra, che parla e si preoccupa degli azionisti e come “fregarli” mentre il vero problema è come dare uno stipendio a decine di migliaia di lavoratori e alle loro famiglie per garantire a loro un futuro. Ma già, poi arriverà Psa e si “mangia tutto”, e anche qui la memoria è limitata ma pazienza perché nessuno ricorda, ma è la realtà attuale, cosa è successo con la fusione Chrysler-Fiat. Tutti “allenatori” di Fiat visto che il campionato di calcio è sospeso.

Concludo con questo pensiero “perverso” dedicato ai rappresentanti governativi, tralasciando l’opposizione perché di magre figure ne fa già da sola sia a livello nazionale che locale: ma se tutta questa operazione, creo le condizioni per Fca Italy nel Decreto Liquidità (quindi abbastanza nascosto) e non metto nulla negli eco bonus (molto evidente a tutti), fosse stata preparata per salvare tutti (i partiti di Governo) la faccia e riuscire a tenere insieme questa maggioranza “romanista”?

Pacco, doppio pacco e contropaccotto.

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