FASE 2

A terra e in catene, sit-in degli eroi dimenticati

La protesta degli infermieri in piazza Castello, davanti al palazzo della Regione. Indossano i sacchi dei rifiuti usati in corsia. "Senza il nostro operato non ci sarebbe stato nessun #ripartipiemonte". Sottopagati, piangono decine di morti - VIDEO

“A marzo dicevano che avrebbero aumentato i nostri stipendi e invece a maggio gli eroi sono già dimenticati”. Così Francesco Coppolella, segretario regionale del sindacato degli infermieri Nursind, che stamattina insieme a una cinquantina di colleghi ha organizzato un flash mob in piazza Castello, a Torino, dinanzi la sede della Regione Piemonte. Gli infermieri, con le catene ai polsi, si sono stesi per terra ricordando in questo modo i colleghi morti in Italia durante l’emergenza Covid. “Non ci avete fatto i tamponi – ha detto il sindacalista – abbiamo indossato sacchi della spazzatura e pannoloni sotto le tute, perdendo la nostra dignità. A noi è toccato disinfettare i morti, a volte fare i sacerdoti. Siamo stati lontani dalle nostre famiglie, molti di noi sono stati abbandonati, ma nonostante tutto abbiamo continuato a lavorare, in prima linea tirando l’Italia fuori da questo pantano”.

“Senza il nostro operato non ci sarebbe stato nessun #ripartipiemonte. Il non averci ancora premiato denota una vergognosa disattenzione verso chi ha reso e renderà possibile tutto ciò, ovvero la ripartenza”, è il primo commento a caldo di Salvatore Lo Presti, segretario territoriale NurSind Alessandria. “Chiediamo il giusto risarcimento per gli infermieri. Ricorderemo alle istituzioni i nostri morti, i nostri ammalati, le nostre ferite. Chiediamo rispetto delle promesse fatte”, aggiunge il sindacalista.

Una delegazione è stata poi ricevuta dal governatore Alberto Cirio. “Gli infermieri, gli oss e il resto del personale sanitario – spiega in una nota Nursind – sono stati l’unica vera prima linea in questa emergenza e lo sono ancora. I 23 mila infermieri piemontesi rappresentano oltre il 60 per cento del personale sanitario, sono quelli dell’assistenza diretta, quelli che hanno permesso di gestire con tutte le difficoltà e le criticità questa emergenza. Non è un caso che oltre il 45 per cento del personale sanitario contagiato è rappresentato da personale infermieristico. Un prezzo altissimo cha ha visto tra le fila della categoria più numerosa e significativa del sistema sanitario, morti, ricoverati e ammalati su tutto il territorio nazionale. Cicatrici e ferite che difficilmente potranno essere rimarginate. Gli infermieri sono quelli le cui competenze saranno messe in campo per dare una risposta ai bisogni di salute dei cittadini sia in ospedale ma soprattutto sul territorio e a domicilio dopo anni di tagli dei precedenti governi regionali. Abbiamo manifestato non solo per ricordare ciò che è stato ma anche per chiedere il giusto risarcimento. Certo nessun bonus e nessuna premialità potranno curare le ferite non solo fisiche ma almeno un segnale di rispetto pensiamo di meritarlo. Il governo italiano dopo tante promesse di riconoscimento, sin dalla prima ora, sembra quasi aver dimenticato e non ci sono ancora tracce di quelle dichiarazioni che parlavano addirittura di revisioni strutturali degli stipendi degli infermieri che ricordiamo essere i più bassi in Europa. Non si vede ancora neanche l'ombra di quel bonus o premialità nazionali che solo qualche settimana fa pareva dovessero arrivare con certezza”.

Il governatore Cirio ha dato la sua “piena disponibilità quale interlocutore sui grandi temi”. Durante l’incontro ha chiamato e chiesto all’assessore Luigi Icardi di fissare subito un incontro con la direzione regionale della sanità e Nursind al fine di garantire un tavolo di discussione e confronto costante relativamente alle proposte per l’erogazione dei fondi destinati alla premialità del personale.

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