EMERGENZA SANITARIA

Rsa, oltre 2mila positivi al Covid

È quanto emerge da un sondaggio dell'Anaste, l'associazione che raggruppa la maggior parte delle residenze per anziani. Il presidente Assandri: "La riduzione dei posti letto occupati e i maggiori costi stanno mettendo in ginocchio il comparto". Il ruolo della Regione

Nelle case di riposo piemontesi ci sono ancora oltre duemila ospiti positivi al Coronavirus. “E questo accade mentre si stanno smobilitando reparti Covid in molti ospedali”, rimarca Michele Assandri, presidente regionale di Anaste, l’associazione che raggruppa una buona parte delle Rsa.

Una cifra enorme, quella degli anziani che hanno contratto il virus e che continuano a rimanere nelle strutture assistenziali, “mentre la fragilità data dall’età e spesso da altre patologie richiederebbe un ricovero ospedaliero, prima che questo avvenga quando il quadro clinico di aggravi rapidamente, come purtroppo spesso accade”, spiega Assandri. Il dato emerge da un sondaggio effettuato da Anaste su un campione del 50 per cento delle Rsa che “dimostra la situazione di fragilità non solo sanitaria, ma anche economica in cui si trovano le nostre strutture”. Il 15% di posti letti liberi, insieme a un’uguale percentuale di aumento dei costi in seguito all’emergenza, porta al rischio concreto di non poter pagare gli stipendi di giugno al personale.

Dalla metà delle case di riposo di cui sono stati raccolti i numeri relativi a posti letto e pazienti che hanno contratto il virus arriva un quadro allarmante e che segue, nelle percentuali, la geografia dei contagi in Piemonte. A Torino sono 367, ad Alessandria 233, poi 145 a Cuneo, 119 a Novara, 88 ad Asti, 67 a Vercelli, 8 a Biella e nessun caso è segnalato nel Verbano-Cusio-Ossola. Il totale fa 1.027. Ma va tenuto presente che il campione riguarda la metà delle strutture, come ricorda Assandri, “facendo una proiezione statistica calcolando come 100% gli attuali 29mila posti letto autorizzati su tutto il territorio regionale si arriverebbe a 2.711 pazienti Covid”. Più realistica la stima che attesta il numero di anziani contagiati, ancora nelle case di riposo, attorno ai 2mila. Un’enormità.

“Non c’è dubbio che nelle Rsa sia ancora in pieno corso un’emergenza sanitaria”. Questo accade mentre l’attenzione sulla Fase 2 e la riapertura delle attività produttive, insieme a un oggettivo calo dei ricoveri e dei contagi sembra aver distolto l’attenzione da quello che è stato e rimane uno degli aspetti più critici dell’epidemia.

Già a metà aprile i decessi nelle case di riposo piemontesi erano 400 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e il dato assoluto riferito a tre mesi sfiorava i 3mila morti. I problemi di carenza di personale, parzialmente risolti in regime di deroga, quelli legati ai dispositivi di protezione, le difficoltà a garantire l’isolamento degli ospiti infetti e, non certo da ultimo, lo scarso numero di tamponi effettuati (compresi quelli spesso andati perduti) hanno segnato pesantemente in negativo questo aspetto, primario, dell’emergenza.

In una nota, diffusa dopo la sua audizione in quarta commissione consigliare, l’assessore Luigi Icardi scrive che “Riguardo a come superare il modello delle Rsa nella gestione post Covid-19, ho illustrato come il ricorso agli alberghi sia utile quando il paziente è in condizioni di sicurezza. In tutti gli altri casi è necessario che l’anziano non autosufficiente abbia a disposizione personale sanitario e la possibilità di accedere in tempi rapidi alla terapia intensiva o semintensiva in caso di ricadute, come sta avvenendo all’ospedale di Verduno e alle Ogr”. Lo stesso Icardi si è rivolto al Governo chiedendo un intervento per consentire di pagare alle Rsa anche i posti non occupati e, quindi, andare in aiuto economico alle strutture.

“Ottima proposta che chiediamo al parlamentari piemontesi di appoggiare” dice Assandri, il quale non rinuncia però a sottolineare quella che definisce “una contraddizione di fondo” dell’assessore. “Ancora ieri in commissione ha ripetuto che le Rsa sono entità autonome, esterne al servizio sanitario nazionale, poi nella lettera inviata al ministro Roberto Speranza chiede un contributo. La politica non si fa in questo modo, deve essere coerente. Non si può scaricare tutte le responsabilità sulle Rsa trattandole come fornitori di servizi e poi, per mettere in difficoltà il Governo chiedere il contributo. Sarebbe ora di conoscere davvero come l’assessore e quindi la Regione la pensi sulle strutture. In maniera chiara e non a seconda delle circostanze”.

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