CORONAVIRUS & POLITICA

Mancia agli eroi in prima linea, soldi anche agli "imboscati"

A ricevere il premio in busta paga pure dirigenti, amministrativi e chi ha lavorato da casa. Anaao, il principale sindacato dei medici, non firma l'accordo con la Regione. E dal tavolo vengono esclusi gli infermieri di Nursind, nonostante le rassicurazioni di Cirio

Soldi a chi è stato ed è ancora in prima linea, ma anche a tutti quelli nelle retrovie e persino in fureria. Se c’era un’occasione per sfatare l’italico vizio di confondere virtù e normalità nel sempiterno todos caballeros, la si è persa nell’altrettanto immarcescibile rito di celebrare eroi (veri) allargandolo a chi di rischi non ne ha corsi o, comunque, non al pari di chi il giusto e pur insufficiente riconoscimento merita. Tradotto in soldoni, senza metafora anche se l’accrescitivo stona, a ricevere quello che come ha giustamente osservato il governatore Alberto Cirio “non è un indennizzo, perché nulla potrebbe rifondere impegno e rischio profusi, ma un giusto segno di rispetto e di attenzione” non saranno solo medici, infermieri, operatori sociosanitari e tecnici che hanno operato negli ospedali e a contatto con chi è stato colpito dal coronavirus. Una parte dei 55 milioni, di cui 18 messi dallo Stato e i restanti 37 dalla Regione Piemonte, andranno anche agli amministrativi, alla dirigenza non medica e pure a chi, legittimamente, ha lavorato da casa.

“Trovo vergognoso che si diano soldi a chi ha fatto smart working, mentre medici, infermieri ed oss sono stati in reparto senza badare ad orari correndo enormi rischi e, purtroppo, spesso anche ammalandosi”. Chiara Rivetti, segretario regionale dell’Anaao-Assomed non usa giri di parole per giudicare una scelta che, pur dovendo ancora essere perfezionata, è stata assunta ieri nell’incontro tra l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi e le sigle sindacali. Non tutte concordi e, come si vedrà, neppure tutte presenti.

Nella consueta nota, l’assessore dice di essere “soddisfatto che sia stata trovata un’intesa con i rappresentanti della maggioranza assoluta (circa l’80 per cento) dei lavoratori nell’obiettivo comune di poter effettuare i pagamenti al più presto”. Ringrazia “i rappresentanti sindacali per la disponibilità e, ancora una volta, i lavoratori per lo sforzo straordinario che hanno compiuto durante l’emergenza Covid”, poi la lista delle sigle che hanno firmato: Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials, Nursing up, Federazione Cisl Medici, Fedir Sanità.

Anaao-Assomed non ha siglato l’accordo: “Avevamo chiesto di avere un netto in busta uguale per tutti, invece la suddivisione delle risorse pro capite comporta, con aliquote diverse, differenti somme e che per i medici saranno inferiori rispetto ad altre categorie, ma non è solo questo il punto”, spiega Rivetti. Il punto sta anche in quella distribuzione a pioggia, per tutti i lavoratori della sanità “senza fare la distinzione tra un medico che è stato a contatto con pazienti e chi magari ha limitato la sua attività, per non dire di chi addirittura ha lavorato da casa”.

Sulla stessa linea un altro sindacato che all’incontro non ha partecipato e non certo per sua scelta. Già, perché se è vero, come annuncia l’assessore che “negli incontri successivi, presto calendarizzati, saranno individuate le modalità contrattuali per la corresponsione delle risorse”, a quello di ieri Nursind, il sindacato che in Piemonte rappresenta oltre 4mila infermieri su circa 23mila, non ha potuto partecipare. Questo, nonostante, un intervento molto deciso da parte di Cirio nei confronti del suo assessore.

“Si sarebbero dovuti includere in questa erogazione straordinaria solo coloro che effettivamente stavano in un reparto ospedaliero, solo a chi era in prima linea, rischiando, spesso senza le protezioni necessarie. Certo non gli amministrativi, per non dire chi ha fatto smart working, che a nostro avviso si dovrebbero escludere. Deve finire questa logica del tutto a tutti”, dice Francesco Coppolella, segretario regionale Nursind, prima di raccontare l’altra faccia della Regione rispetto a quella rappresentata dal presidente che ieri ha accolto una rappresentanza di infermieri durante il sit-in in piazza Castello.

È una storia di cavilli e ripicche, di inviti inascoltati e, pure, di qualcosa che sembra stridere nella comunicazione tra il governatore e il suo assessore. “La Regione ci aveva convocato ai primi due incontri dove avevamo espresso le nostre posizioni, diverse rispetto a quelle di Cgil, Cisl e Uil. Pochi giorni fa arriva una lettera della Regione in cui si comunicava l’esclusione di Nursind dalle trattive su richiesta delle altre organizzazioni sindacali”.

Cosa era successo? Che invocando una normativa che esclude dagli accordi per gli integrativi locali chi, come nel caso di Nursind, non ha firmato l’accordo nazionale del 2018. “Ma questo non è un integrativo, qui si discute una premialità”, osserva Coppolella che di quella esclusione, l’altro ieri, ne parla con Cirio. “Quando al presidente che ci ha ricevuti, ho spiegato cosa stava succedendo – racconta il sindacalista – lui in nostra presenza ha chiamato l’assessore e al telefono gli ha detto: Luigi, convoca Nursind prima di fare qualsiasi accordo, ascolta anche loro”. Tutto risolto? “Il presidente aveva detto a Icardi di contattarci in mattinata, ma né dall’assessore, né dal direttore Fabio Aimar è arrivata una telefonata. Hanno fatto l’accordo senza di noi, nonostante il governatore avesse chiesto chiaramente di ascoltarci”.

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