VERSO IL 2021

Fase 3: programma elettorale per Saracco sindaco di Torino

Il rettore del Politecnico brucia le tappe. Assegna l'incarico a un gruppo di docenti per elaborare il piano strategico dell'area metropolitana. E, tra i malumori di una parte del corpo accademico, segna il passo ulteriore verso la candidatura

Un programma elettorale per Guido Saracco. Dopo la “discesa in campo” dello scorso gennaio, quando nel discorso inaugurale dell’anno accademico ha tratteggiato un vero e proprio “manifesto politico”, il rettore del Politecnico fa un passo ulteriore sulla strada verso Palazzo civico. Muovendosi ormai da mesi come candidato in pectore a sindaco di Torino, il Magnifico di corso Duca degli Abruzzi intende presentare alla città un pacchetto di proposte per il “rilancio del territorio metropolitano”. In un recente webinar con Architettura, al quale erano collegati tra gli altri il prorettore Patrizia Lombardi, i direttori dei due dipartimenti, Andrea Bocco del Dist e Paolo Mellano del Dad, e il coordinatore del gruppo masterplan Antonio De Rossi, Saracco ha spiegato il senso dell’iniziativa che, come ribadito ancora ieri mattina in un’altra videoconferenza, è stata assunta “di concerto” con il collega rettore dell’Università Stefano Geuna. E tra i primi a rispondere positivamente e a mettersi a servizio pare ci sia Guido Montanari, che è sì professore associato ad Architettura ma soprattutto ex vicesindaco della giunta grillina giubilato con la scusa della gaffe sul salone dell'Auto. Un trust di cervelli chiamati “alla stesura di un documento strategico per la cosiddetta Fase 3 dell’emergenza sanitaria in corso”, il cui oggetto “sono le trasformazioni strutturali per il rilancio del territorio metropolitano torinese”. Vaste programme, insomma.

Nel corpo accademico e tra gli stakeholder messi a conoscenza della decisione di Saracco pare prevalga lo sconcerto, a partire dal carattere “istituzionale” dell’iniziativa. Così come è capitato per i piani sulla sicurezza, di cui non è dato sapere chi siano (se vi sono stati) i committenti, i cui protocolli sono poi stati adottati un po’ da tutti essendoseli trovati sulle scrivanie, anche per questo “piano strategico” sono piuttosto sfuggenti mandatari e destinatari. È parte del disegno accarezzato da Chiara Appendino e da lei condiviso con alcuni esponenti del Pd (primo fra tutti Sergio Chiamparino), ovvero quello di una successione “civica” dalle tonalità giallorosse? O si tratta di una mossa solitaria per “bruciare” sul tempo la politica e metterla di fronte a una scelta inevitabile? La questione, in fondo, non cambia molto. “A che titolo può chiederci di lavorare a questo progetto?”, si interrogava ieri sera un docente dopo aver letto che il rettore, auspicando “sinergie interdisciplinari e trasversali tra dipartimenti e atenei”, prevede addirittura la costituzione di “diversi gruppi di lavoro”.