PALAZZO LASCARIS

Preioni colto "in fallo" tra sexy shop e santini

Sacro e profano nell'ennesimo inciampo del capogruppo della Lega che prima esclude i venditori di articoli per adulti dai contributi e poi ritira l’emendamento che avrebbe dovuto incrementare di 7 milioni gli aiuti della Regione

I tatuatori sì, i sexy shop no. Una pruderie tanto ridicola quanto anacronistica spira nell’aula virtuale di Palazzo Lascaris e stabilisce chi ha dignità per ricevere il bonus che la Regione Piemonte ha deciso di erogare a beneficio delle attività che stanno uscendo dal lockdwn. Il campione di moralismo politico è Alberto Preioni, primo firmatario dell’emendamento che esclude i venditori di articoli per adulti dagli aiuti. Una decisione, quella del capogruppo della Lega, che ha imbarazzato qualche esponente della maggioranza, persino tra le fila di quel Carroccio memore dei fasti del celodurismo.

Il punto, come ha spiegato il capogruppo di Luv Marco Grimaldi, è “consentire ai piccoli esercizi del Piemonte di riaprire, non sancire secondo le rispettive morali chi abbia più diritto di altri. Come se si potesse esercitare una presunta autorità morale per stabilire discriminazioni ed esclusioni”. Per il Movimento 5 Stelle “il blitz della Lega che ha escluso i sexy shop dai bonus regionali è un fatto grave, In questo modo – afferma la consigliera regionale grillina Sarah Disabato – si introducono presunti giudizi morali sulle attività d’impresa del Piemonte. Stiamo parlando di realtà che pagano le tasse e garantiscono posti di lavoro, al pari di molte altre. Gli imbarazzi, quasi adolescenziali, del leghista Preioni danno la misura di una maggioranza totalmente inadeguata a gestire la situazione”. Il caso dei sexy shop è singolare “ma si tratta solo di una categoria delle tante dimenticate completamente dalla giunta Cirio. Questo provvedimento infatti non contiene criteri equi facendo differenze tra lavoratori di serie A e di serie B”.

Persino l'ultra-cattolica del Pd Monica Canalis vota contro e lo stesso fa Silvio Magliano, esponente dei Moderati e soprattutto di Comunione e Liberazione. Nella dichiarazione di voto, l’assessore Maurizio Marrone si rimette all’aula, non dà indicazioni, bofonchiando un farisaico “non contrario”, volto più a salvare la faccia e, soprattutto, portare a casa rapidamente il Riparti Piemonte senza impelagarsi in farneticanti catalogazioni moralistiche.

Così tra sacro e profano una Lega in versione bacchettona esclude dai contributi 34 negozi di articoli per adulti, un risparmio irrisorio di 50mila euro per le casse regionali. “Preferisco che quei soldi vadano agli artigiani piemontesi” ha detto con sprezzo di logica il ruspante Preioni.

Non è finita: in un altro emendamento della Lega erano previsti 7 milioni di contributi in più per quelle categorie rimaste escluse dai provvedimenti: fornai, cioccolatai, pastifici, tipografie e una serie di altri esercenti tra cui i commercianti di arredi sacri e articoli religiosi: dopo le proteste delle opposizioni sull’esclusione dei sexy shop, per evitare ulteriori discussioni, Preioni ha deciso di ritirare anche questo provvedimento. Per evitare che vengano penalizzate dovrà pensarci direttamente la giunta. Insomma, l'ennesimo capolavoro.

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