VERSO IL VOTO

Torino 2021, conclave del Pd

Incontro in videoconferenza tra parlamentari e consiglieri regionali dem per iniziare a discutere delle prossime amministrative. Dall'Appendino bis all'alleanza "permanente" con i Cinquestelle: i fantasmi che aleggiano sul partito subalpino

Anche la politica torinese inaugura la sua Fase 2 e lo fa, neanche a dirlo, tornando a discutere delle elezioni comunali del prossimo anno. Domani, alle 18, in una videoconferenza, parlamentari e consiglieri regionali del Partito democratico danno l’abbrivio a un percorso in vista di una scadenza elettorale, quella delle amministrative di Torino, che ha una oggettiva valenza nazionale. Il capoluogo piemontese è, infatti, un tassello tutt’altro che marginale del mosaico nazionale. La decisione sullo schema con il quale il partito si presenterà alle urne della primavera 2021 sarà influenzata e avrà inevitabili ripercussioni sulla coalizione di governo con il Movimento 5 stelle.

Nei giorni scorsi Dario Franceschini, ministro della Cultura e capo delegazione dei ministri dem, è tornato a parlare di un’alleanza “permanente” tra Pd e M5s con un occhio fisso al Quirinale: un messaggio chiaro a chi dovrà gestire la delicata fase elettorale, dalle regionali di settembre – si voterà in Toscana, Marche, Campania, Veneto e Puglia – fino alle comunali con i riflettori puntati su Roma e Torino, le due città guidate oggi dalle sindache pentastellate Virginia Raggi e Chiara Appendino.

Quello di domani sarà un incontro risolutivo? Manco per idea, giacché sul tavolo resta pressoché immutato il ventaglio delle variegate posizioni che segnano il rapporto con l’alleato grillino. A Torino, insomma, si perde tempo per prendere tempo in una fase in cui ancora tutti gli scenari sono possibili, da un’alleanza organica sin dal primo turno – con una opzione civica o addirittura con la ricandidatura di Appendino, sostenuta da una coalizione allargata e anomala – a una ipotecica convergenza al ballottaggio. Fino a una riedizione di un centrosinistra classico, dai Moderati a Leu, che abbia come perno il Pd, estendendo il perimetro alla società civile e “a tutti coloro che intendono costruire un’alternativa a questi cinque anni di Appendino” come sostiene il segretario metropolitano Mimmo Carretta, promotore dell’incontro di domani. Prospettiva che sembra condivisa anche dal segretario segretario piemontese Paolo Furia, il primo a proporre, qualora si rendessero necessarie, le primarie per individuare il candidato. Molto dipenderà da cosa accadrà nei palazzi romani, poco dai desiderata locali. Almeno questa è l’impressione.

Certo, la figura di Appendino è quanto meno divisiva, soprattutto sul piano locale. Ulteriormente ammaccata dalle recenti vicissitudini amministrative (dal pasticcio su Teatro Regio ai continui stop and go su alcuni progetti chiave, Ztl e seconda linea della metro) che si aggiungono alle grane giudiziarie (Piazza San Carlo e Ream), la sindaca mostra un sospetto attivismo pubblico. Interviste, comparsate televisive, endorsement da parte dei big grillini: non è certo l’atteggiamento di chi medita l’uscita di scena in buon ordine. Con Appendino, in ogni modo, il Pd dovrà fare i conti.

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