STATO-REGIONE

Concessioni idriche, impugnata la legge "fotocopiata" dal Piemonte

Il Governo ricorre alla Corte Costituzionale contro la norma della Regione Lombardia, praticamente la stessa presentata dalla Lega piemontese. Facile prevedere un'analoga fine. Borghi (Pd): "Decisione ineccepibile, ora basta propaganda e si avvii una riforma seria"

Il rischio di fare un buco nell’acqua sulla legge per le concessioni idriche adesso rasenta la certezza. Se di fronte a più di un avviso a rivedere la norma aveva visto la maggioranza di centrodestra e in particolare la Lega che del testo aveva fatto una sua bandiera issata dal capogruppo Alberto Preioni tirare dritto facendo spallucce, adesso la questione si complica.

Il consiglio dei ministri nella seduta di stamane ha infatti deciso di impugnare la legge della Regione Lombardia n. 5 del 08/04/2020 sulla disciplina delle modalità e delle procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche. E quel testo è stato preso a modello, quasi fotocopiato, dal capogruppo leghista a Palazzo Lascaris, portandolo all’approvazione da parte della giunta ai primi di marzo. “Si tratta della prima forma di autonomia regionale in ambito energetico e di sviluppo di energia rinnovabile” aveva salutato la norma con orgoglio, l’assessore alla Tutela delle acque Matteo Marnati, spiegando che “il meccanismo di apertura alla concorrenza a cui verrà sottoposta l'assegnazione in concessione della risorsa idrica e delle opere regionali risulta particolarmente innovativo rispetto al passato, in quanto sarà possibile inserire nei bandi specifici criteri di individuazione della miglior offerta”. Adesso, su proposta del ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, Palazzo Chigi impugna la legge lombarda di fatto anticipando il destino di quella del Piemonte.

Numerosi i punti citati nell’atto del Governo.. Si osserva, tra l’altro, come “alcune norme riguardanti le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico violano gli articoli  9 e  117, secondo comma, lettere  l) e s) della Costituzione, che attribuiscono  allo Stato la competenza legislativa in materia di ordinamento civile e tutela del paesaggio. Esse – si legge ancora nella nota di Palazzo Chigi – violano altresì l’articolo 117, terzo comma, della Costituzione, con riguardo alla materia produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia, nonché gli articoli 42 e 43 della Costituzione i quali impongono alla legge di riconoscere un indennizzo ai privati che subiscano limitazioni nella disponibilità di beni di loro proprietà o necessari per lo svolgimento di un'attività d'impresa”.

Al momento dell’approvazione in giunta del testo, ad “avvisare” la Regione era stato tra gli altri il deputato del Pd Enrico Borghi, consigliere speciale per la montagna del ministro Boccia: “è un fatto che siamo in presenza di una norma già all'attenzione della Corte Costituzionale”, aveva detto aggiungendo che la norma “oltre che attraverso lo strumento della gara, nel sistema delle concessioni introduce il meccanismo delle società miste pubblico-private e qui viene a galla un problema enorme nel quale il Piemonte si sta infilando mani e piedi”.

Oggi, dopo l’impugnazione, è ancora il parlamentare piemontese a osservare che “"La decisione del consiglio dei ministri è ineccepibile, e conferma che la volontà tetragona della Regione Lombardia di infilarsi nel ginepraio giuridico creato dalla norma pasticciata del decreto semplificazioni anziché convenire con noi su un processo condiviso di riforma che evitasse il blocco del sistema sia stato un errore, dettato da pure esigenze di natura propagandistica”.

Borghi ricorda come “siamo al secondo ricorso davanti alla Corte Costituzionale, dopo quello già promosso lo scorso anno dalla Regione Toscana, su questa materia. E già si annuncia una pioggia di ricorsi da parte dei concessionari interessati. Non era difficile preconizzare il rischio del blocco del sistema a causa di una norma mal fatta targata Lega. Motivo in più per procedere sul percorso di riforma del sistema, come da noi proposto, che tenga conto dell'esigenza di assicurare stabilità e certezza del diritto al comparto, obbligo e certezza di investimenti, coinvolgimento pieno dei territori e degli enti locali, protezione dal rischio di scalate estere e pieno rispetto delle competenze legislative e amministrative di tutti gli attori istituzionali in campo”.

Quanto alla legge del Piemonte che pare destinata a seguire il destino di quella lombarda, l’esponente del Pd ammette di essere stato “facile profeta” anche se del tutto inascoltato dalla maggioranza e in particolare dalla Lega con il suo capogruppo che andava annunciando “corrente gratis” per ospedali ed edifici pubblici. Adesso rischia di rimanere fulminato con in mano la fotocopia della legge lombarda.     

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