CORONAVIRUS & POLITICA

Indagine o inchiesta, si tratta sul tipo di Commissione

Dopo lo scontro nell'aula virtuale di Palazzo Lascaris, maggioranza e opposizione riprendono i contatti. Dalla Lega una proposta di mediazione per uscire dall'impasse. Conto alla rovescia in attesa del Consiglio di martedì

Settandue ore per ricucire lo strappo provocato dalla Lega nell’aula virtuale di Palazzo Lascaris. Gli sherpa sono già all’opera, nel weekend i contatti s’intensificheranno per uscire dal cul-de-sac in cui maggioranza e opposizione sono finiti riguardo alla Commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria in Piemonte. C'è tempo fino al prossimo Consiglio di martedì.

La richiesta formalizzata nei giorni scorsi da tutti i capigruppo di opposizione era stata accolta dal segretario piemontese della Lega Riccardo Molinari, persuaso del fatto che avrebbe da un lato contribuito a pacificare gli animi sempre più tesi tra maggioranza e minoranze, dall’altro mostrato che il centrodestra non aveva paura di veder passato allo scanner l’operato del governatore Alberto Cirio, della sua giunta e soprattutto delle varie unità di crisi, comitati scientifici e task force chiamati via via a occuparsi della lotta a un’epidemia che in Piemonte ha lasciato sul campo quasi 4mila morti.

Un’operazione verità che dovrebbe (o avrebbe dovuto) passare al setaccio anche gli anni precedenti per individuare eventuali responsabilità di chi ha amministrato prima, a partire dalla sottoscrizione del piano di rientro, avvenuta nel 2012, e di tutto ciò che ne è conseguito. Un’indagine a tutto campo su cui però il Carroccio in Consiglio regionale si è opposto, smentendo nei fatti Molinari e assecondando i timori dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi, preoccupato, a dispetto di quanto dichiarato allo Spiffero, di finire nel mirino di un organismo trasformato in un fucile puntato esclusivamente su chi si è insediato in corso Regina Margherita, quartier generale dell’assessorato alla Sanità, solo da un anno. Di qui nasce il documento presentato da Alessandro Stecco, presidente della IV Commissione, volto a depotenziare la commissione d’inchiesta derubricandola a un’indagine conoscitiva in seno alla stessa commissione, sotto il controllo dello stesso Stecco. Una opzione irricevibile per le minoranze soprattutto tenuto conto che il buon Stecco non convoca da settimane una commissione Sanità, che da un mese Cirio e Icardi non riferiscono sull’emergenza Covid: insomma il rischio che tutto si riduca a un paio di audizioni innocue è altissimo. Per contro la Lega teme una gogna a oltranza, con la passerella dei principali oppositori di questa giunta pronti a occupare i mezzi d’informazione, uno stillicidio di accuse in grado di monopolizzare per mesi il dibattito pubblico. Come uscirne?

Le ipotesi in campo sono più di una e il compito di chi dovrà trovare una sintesi si presenta improbo. Non a caso nella Lega c’è chi ha provato a scaricare la patata bollente sull’assessore Maurizio Marrone, in virtù anche della sua delega ai rapporti con il Consiglio: ma la proposta sarebbe stata respinta dal diretto interessato. La posta in palio è alta e riguarda anche altre partite considerate fondamentali dal primo partito di maggioranza, a partire dall’istituzione di un’altra commissione, quella sull’Autonomia.

Ruota tutto intorno a chi avrà in mano la gestione di un organismo che potrebbe assumere connotati opposti a seconda di chi lo guida. Lo sanno bene in Lombardia, regione a cui nel bene e nel male si è spesso ispirato il Piemonte da quando s’è tinto dello stesso colore politico. Lì la commissione d’inchiesta non solo è stata varata ma il Pd ha avuto la forza di imporre le dimissioni della presidente appena eletta, la renziana Patrizia Baffi, esponente sì dell’opposizione, ma scelta dalla maggioranza che l’ha insediata con i suoi voti. C’è chi a Palazzo Lascaris medita di seguire la stessa strada: “Se proprio dovremo concederla ci mettiamo qualcuno che non la possa usare come un manganello contro di noi” è il ragionamento di qualcuno. Esponenti moderati di nome e di fatto come Silvio Magliano, così “almeno scongiuriamo che ci finisca un Marco Grimaldi”, il capogruppo di Lev – costola locale di Leu – che più di tutti in questo primo anno di legislatura ha messo in difficoltà il centrodestra. Disegni per certi versi legittimi, ma che rischiano di avere il fiato corto di fronte a un’opposizione che sul tema intende tenere il punto.

Tra la soluzione più hard – la commissione d’inchiesta con potere di acquisire documenti protetti da segreto d’ufficio – e quella più soft – l’indagine conoscitiva in seno alla Commissione Sanità – ci sarebbe però una terza via che proprio da ambienti leghisti ha iniziato a essere ventilata nella serata di ieri. Il regolamento del Consiglio infatti prevede l’istituzione di una Commissione speciale regolata dal comma A dell’articolo 31. L’opposizione dovrebbe rinunciare a una vera e propria inchiesta, all’acquisizione di atti top secret, ma secondo quanto previsto dallo Statuto potrebbe rivendicarne la presidenza, naturalmente individuando assieme alla maggioranza un nome in grado di assicurare rigore e allo stesso tempo equilibrio. Per favorire questa soluzione maggioranza e opposizione dovrebbero entrambe ritirare le rispettive proposte, seguendo la road map indicata nell’ultimo Consiglio da Alberto Preioni, e presentare insieme un nuovo documento condiviso. Le trattative proseguono.