INDUSTRIA & LAVORO

All'alba per scongiurare il tramonto

Si sono dati appuntamento questa mattina alle 5 gli operai dell'ex Ilva per protestare contro il piano di 5mila esuberi presentato da Arcelor Mittal. In Piemonte sono 650 gli addetti del gruppo indiano. Fornaro (Leu): "Piano irricevibile"

Alba di angoscia e di protesta davanti allo stabilimento ex Ilva di Novi Ligure. Dalle 5 di questa mattina è incominciata la mobilitazione degli oltre 650 dipendenti dello stabilimento Arcelor Mittal, dopo l’invio con una mail a Palazzo Chigi del piano aziendale nei giorni scorsi e il contestuale annuncio di un taglio di non meno di 5mila posti di lavoro in tutti gli impianti del gruppo e quindi anche nei due piemontesi, Novi Ligure e Racconigi.

Protesta contro i vertici della multinazionali per le decisioni prospettate, ma anche un forte appello al Governo. “L’unico modo per far valere le nostre ragioni, al momento, è fermare lo stabilimento come del resto faranno anche i colleghi di tutti gli altri siti. Poi, da ciò che nascerà dall’incontro, le nostre organizzazioni valuteranno la possibilità di organizzare e promuovere una grande manifestazione di protesta a Roma”, il messaggio dei sindacati.

Il presidio, sotto la pioggia battente, allo stabilimento della città piemontese è l’ulteriore immagine di un Piemonte in difficoltà sotto il profilo industriale e occupazionale. "Speriamo che il Governo prenda davvero e concretamente posizione", dice Federico Porrata, della Rsu Fiom Cgil. Per il senatore alessandrino Massimo Berutti, già Forza Italia e ora nel Cambiamo di Giovanni Toti,  "già a novembre con la rimozione dello scudo penale, sull'ex Ilva il Governo ha fatto un disastro, dando ad Arcelor Mittal ogni pretesto per un atteggiamento e programmi inaccettabili. No a una soluzione statalista. Serve visione strategica".

Sempre sul fronte parlamentare è il capogruppo di Leu Federico Fornaro a ribadire che “il piano industriale presentato da Arcelor Mittal è irricevibile, perché gli impegni sul mantenimento dei livelli occupazionali, presi dalla proprietà, vanno rispettati. Non è accettabile, infatti, che a pagare il conto della lunga crisi dell’ex Ilva siano i lavoratori con migliaia di esuberi”. Per il parlamentare piemontese “se sarà necessario lo Stato intervenga direttamente nella siderurgia, settore strategico per il futuro industriale italiano”.

Un silenzio imbarazzante arriva, invece, dalla Regione. Nessuna presa di posizione, fino ad ora, dell’assessore al Lavoro Elena Chiorino, così come del resto della giunta di Alberto Cirio. Consapevolezza dei propri limiti o strabismo verso una crisi che potrebbe rivelarsi pesantissima, coinvolgendo l’indotto a partire dal settore dell’autotrasporto e delle manutenzioni, per il tessuto economico piemontese?

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