REGIONE

Vietnam a Palazzo Lascaris

Opposizioni compatte preparano la guerriglia nell'aula virtuale del Consiglio regionale, dopo il voltafaccia sulla commissione d'inchiesta. Più di 1.300 emendamenti ostruzionistici al collegato alla finanziaria. Gallo (Pd): "Se è quello che vogliono siamo pronti"

Da una parte la minaccia di una pioggia di emendamenti ostruzionistici, sottoscritti da tutte le opposizioni, è pronta ad abbattersi sul collegato alla finanziaria, dall’altra la maggioranza di centrodestra disposta “a testuggine” si prepara a respingerli per dimostrare che la guerriglia istituzionale, scatenata dopo il voltafaccia sulla commissione d'inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid, può essere arginata. Il voto sul cosiddetto Omnibus approda a Palazzo Lascaris nel momento di massima tensione tra il centrodestra a trazione leghista e le opposizioni compatte, capitanate da Partito democratico e Movimento 5 stelle. “Ogni forma di dialogo è congelata finché i consiglieri di maggioranza si comporteranno da bulli, non rispettando gli accordi presi” affila le armi il capogruppo di Luv Marco Grimaldi. Suoi sono 750 degli oltre 1.300 emendamenti presentati in queste ore, altri 450 sono stati predisposti dai grillini e 120 dal Pd.

Con la fine dell’emergenza sanitaria anche la pace che ha contraddistinto i rapporti all’interno del Consiglio regionale, fino all'approvazione del Riparti Piemonte, è da considerarsi conclusa e a far salire la tensione ci hanno pensato anche alcuni assessori della giunta di Alberto Cirio che hanno infarcito l'Omnibus con provvedimenti spesso molto controversi, talvolta senza neanche un passaggio in commissione: la revisione della legge sulla caccia, certo, ma anche sulla gestione delle cave e, in ultimo, persino sul gioco d’azzardo. Tra i banchi, virtuali, delle opposizioni ora l’obiettivo è dimostrare che, con un’azione coordinata, il Consiglio può trasformarsi in un Vietnam per Lega e alleati.

Il presidente Stefano Allasia ha messo in calendario tre sedute consecutive: oggi, domani e giovedì per tentare una prova di forza dall’esito tutt’altro che scontato. Il malessere dell’agguerrita minoranza è stato rappresentato ancora ieri dal capogruppo del Pd Raffaele Gallo direttamente a Cirio durante un incontro in piazza Castello che entrambi i partecipanti definiscono “di protocollo” dopo l’avvicendamento al vertice della principale forza d’opposizione, seguito alle dimissioni di Domenico Ravetti. Mezz’ora di faccia a faccia servita, quantomeno, a salvare la forma. Per ora. “Ho detto a Cirio, e lo ribadirò in aula, che questo atteggiamento porterà inevitabilmente al muro contro muro – dice Gallo – se è questo quello che vogliono, noi siamo pronti”.

La madre di tutte le battaglie è la commissione d’inchiesta (o d’indagine) sul Covid, ma non solo. Ci sono più di 20 interrogazioni e question time del Pd – alcune risalenti allo scorso anno – che ancora non sono state discusse. Lo stesso dicasi per richieste di audizioni, mai messe in calendario dai presidenti di commissione. L’accesso agli atti dell’Unità di Crisi, protocollato dai consiglieri dem Daniele Valle e Domenico Rossi due mesi fa, non è ancora stato evaso. “Così non si può andare avanti” conclude il solitamente compassato Gallo.

Su quel che accadrà domani e nei giorni seguenti, sull’esito di una battaglia di logoramento che si preannuncia campale, molto dipenderà da come andranno le prime ore di discussione. Di modi per allungare il brodo e tenere la maggioranza inchiodata Pd e alleati ne hanno già escogitati a sufficienza, nell’arsenale del centrodestra c’è sempre il contingentamento dei tempi e l’auspicio che gli uffici dichiarino inammissibili almeno una parte degli emendamenti ostruzionistici delle minoranze.

La posta in palio, dal punto di vista politico più che amministrativo, è altissima e per questo ieri il leader della Lega piemontese Riccardo Molinari è stato in missione a Torino per incontrare il capogruppo Alberto Preioni e gli assessori Luigi Icardi (Sanità), Fabrizio Ricca (Sicurezza e Sport) e Chiara Caucino (Welfare). Almeno per il momento la linea è quella già tracciata nei giorni scorsi: nessuna concessione alle minoranze e sulla gestione dell’emergenza al massimo si può istituire una sottocommissione conoscitiva in seno alla IV commissione. È ciò che chiedono Icardi e pure Cirio per evitare di finire nel tritacarne di un organismo che potrebbe tenerli sulla graticola per mesi. Per salvarli la Lega ha già messo in conto di vedere ulteriormente allontanarsi l’istituzione di un’altra commissione, quella sull’Autonomia, a lei tanto cara. Un organismo che ancora attende il semaforo verde dopo più di un anno dal successo del centrodestra alle elezioni.

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