Il Covid è di parte

È un sabato di giugno. Piazza Santa Rita è affollata da persone occupate a fare la spesa del fine settimana. Improvvisamente il rumore del traffico e il brusio creato dalla folla sono sovrastati da cori anti-governativi, e al contempo spuntano alcune bandiere tricolore.

Sono una quarantina i militanti di estrema destra, insieme ad alcuni sovranisti, che si affollano davanti all’entrata di una grande magazzino della piazza. I loro slogan sono tutti diretti contro il premier Conte, accusato di aver dato le spalle alle attività commerciali nel dopo emergenza Covid19. I militanti manifestando danno vita a un paradosso eclatante: sono scesi in strada per difendere i commercianti e, nel farlo, ostacolano con la loro presenza l’ingresso dei consumatori negli esercizi adiacenti al loro concentramento.

Un piccolo incidente di percorso avvenuto in un quartiere tendenzialmente borghese, quello di Santa Rita, dove non si è mai assistito a un’adunata nazionalista organizzata sulla sua piazza centrale e, per giunta, a due passi dalle lapidi dei martiri uccisi dai nazifascisti nel ’45.

Un segnale certamente allarmante per chiunque si riconosca nei valori della nostra Costituzione, nonché la presa d’atto di come nelle periferie la destra estrema abbia prepotentemente occupato le cosiddette “praterie” abbandonate dalla sinistra vera, quella dei circoli e dei volantinaggi ai mercati rionali. L’aria che si respira tra il tessuto sociale della città (fuori dal centro storico) è intrisa di malessere, disagio e intolleranza, in un contesto di arretramento culturale piuttosto angosciante.

Un miscuglio di gas tossici si è sostituito nel tempo alle virtù collettive, come la solidarietà di classe e l’inclusione comunitaria di chiunque fosse ritenuto uno “sfruttato”, vittima del capitalismo. La destra ha avuto la capacità di cogliere il mutamento di pelle in atto nei rioni concentrici, attrezzandosi per occupare le stesse piazze in cui un tempo avrebbe subito la contestazione popolare.

Il Covid sembra aver imposto un’accelerazione all’involuzione sociale, assestando al contempo il colpo di grazia alle compagini politiche che antecedentemente raccoglievano il dissenso (rabbia soprattutto) contro il sistema di potere. Il necessario blocco delle attività, deciso nei giorni in cui l’epidemia dava la sensazione di essere inarrestabile, ha innescato una serie di fake news (le ultime riguardano l’App Immuni) che hanno giocato a favore delle forze più oscurantiste del Paese. Probabilmente coloro che hanno divulgato le false notizie puntavano, sul breve periodo, alla ribellione di massa contro il governo. Alcuni virtuosi della tastiera sono stati capaci di creare l’effetto della goccia continua sulla testa: scavare un buco nel cranio delle persone, per poi persuaderle delle cattive intenzioni di ministri e premier (la tesi della cospirazione mondiale ha attecchito velocemente in alcuni settori della popolazione).

Nei giorni ancora segnati dall’incertezza in merito alle future mosse del Coronavirus, e dai contagi molto lontani dallo zero, i cosiddetti “gilet arancioni” e le “mascherine italiane” non perdono occasione per scendere in strada. Atto politico realizzato volutamente senza prestare preoccupazione alcuna nei confronti del distanziamento sociale, e neppure del divieto di assembramento. I loro parlamentari di riferimento (Matteo Salvini e Giorgia Meloni) seguono la stessa linea non sottraendosi mai ai selfie, scattati insieme ai propri sostenitori, e neppure alle strette di mano, incuranti di quanto ancora accade nel mondo e nei nostri ospedali.

Una modalità di manifestare molto diversa da quella adottata da chi ha organizzato, anche nel capoluogo piemontese, la protesta per l’uccisione di Floyd da parte della polizia americana: sit-in su piazze colme ma con distanziamento tra una persona e l’altra. La destra, nella sua pratica, sembra voler cavalcare la teoria del “Complotto mondiale”, ignorando i morti e le fosse comuni scavate ovunque sul pianeta.

Avremo una fotografia esatta di quanto sta avvenendo nella nostra Torino solamente dopo le elezioni dell’anno prossimo. Nel frattempo, salvo la strenua resistenza di una consigliera comunale e di qualche consigliere circoscrizionale, la sinistra sembra essere stata disintegrata: gli effetti di questa scomparsa si sentono. La sparizione della rappresentanza sociale ha creato un grande buco nero che ha attirato nel suo interno battaglie storiche, e soprattutto un modo imprescindibile di leggere la realtà del quotidiano.

In questi mesi contraddistinti dall’epidemia virale alcuni poliambulatori territoriali hanno chiuso i battenti lasciando senza riferimenti, in un momento particolarmente difficile, molti cittadini (su tutti gli anziani). Oggi si parla di recuperare le prenotazioni delle visite specialistiche in lista d’attesa tramite le strutture private: l’esatto opposto di quanto ha insegnato l’emergenza sanitaria, ossia capillarità territoriale dell’assistenza medica e investimenti su sanità pubblica. Ecco un esempio calzante di lotta per il diritto alla salute che mai nessun gruppo di destra, radicale e non, porterà in piazza con slogan e bandiere.

Nazionalisti e sovranisti difficilmente si impegneranno contro il depauperamento del Pubblico a favore del Privato. Neppure si mobiliteranno a sostegno delle lotte sindacali delle categorie più deboli, o per la difesa dei diritti di cittadinanza in capo a ogni persona (a prescindere da sesso, provenienza geografica e religione). Non alzeranno un dito per difendere la sanità dal saccheggio subito in questi ultimi anni.

Chi vive la propria esistenza tra molte difficoltà, e spesso nei quartieri più difficili, sta per affidare le proprie speranze di riscatto a chi punta il dito verso le persone ancor più disperate: una distrazione già sperimentata in passato, molto utile per salvaguardare il potere economico e finanziario, poiché dirotta la responsabilità della crescente iniquità sociale sul capro espiatorio di turno.

È un sabato di giugno. Senza che ce ne rendessimo conto avevamo iniziato a perdere lembi di libertà.

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