PALAZZO LASCARIS

La Lega ha perso il lume della Regione

Alla dialettica politica preferisce lo scontro frontale con l'opposizione. Anche a costo di sconfessare Cirio e inchiodare il Consiglio. La giurista Mastromarino: "Utilizzano le chiavi consegnate dai cittadini con il voto come grimaldello"

Sergio Chiamparino l’ha definita una “situazione kafkiana”. Mai, nel mezzo secolo di storia della Regione, si era assistito a uno svilimento del Consiglio e a una situazione come quella che ormai va avanti da giorni e che, in mancanza di una svolta rispetto alla rotta segnata soprattutto dalla Lega, proseguirà almeno per un'altra ventina di giorni, con tre sedute la settimana dalle 8 alle 20, per smaltire i circa 2mila emendamenti rimasti degli oltre 5mila presentati dalle minoranze: unica arma contro la torsione imposta dalla maggioranza con l’imposizione dell’Omnibus. Uno stallo che non ha precedenti in Piemonte. Ieri sono stati votati due articoli su 58 e 70 emendamenti. Tutto ciò per l’irremovibile decisione del centrodestra di rimettere mano alla legge sulla ludopatia, o per meglio dire sul gioco d’azzardo, senza  percorrere la strada canonica della proposta di legge, senza una discussione, un confronto al Consiglio ma anche esterno, con le associazioni del settore. Stesso discorso sulla norma che regola la caccia e per le cave. Inevitabile il ricorso all’ostruzionismo per le opposizioni, di fatto private di quel dibattito che non dovrebbe spaventare una maggioranza solidissima e che, invece, tira dritto addirittura smentendo nei fatti le aperture assicurate da Alberto Cirio per cercare di uscire dall’impasse.

Probabilmente, alla base di questo atteggiamento, c’è anche quella che Anna Mastromarino, docente associato di Diritto pubblico comparato all’Università di Torino, indica come “una propensione culturale delle forze politiche verso un concetto della democrazia prevalentemente legato a una gerarchia verticistica, che privilegia un sistema più presidenziale che non legato alle assemblee”, insomma, “è l’esecutivo dove si assumono le decisioni” e non il legislativo che, nel caso attuale del Piemonte, viene ridotto a una funzione poco più che strumentale della giunta.

“Cirio si sarebbe davvero comportato in questo modo se non si arrivasse da quattro mesi nei quali in nome dell’emergenza le opposizioni hanno permesso che si potesse fare quasi tutto?” si chiede la giurista, in passato candidata per il Pd alle Europee. Ed è ancora lei a spiegare come “il Consiglio regionale viene concepito più come un passaggio procedurale che non come un momento di vero confronto, di democrazia”. L’impuntatura della maggioranza sulla modifica della legge sulle slot, con la clamorosa sconfessione del lavoro di mediazione del governatore, il quale aveva messo sul tavolo delle opposizioni lo stralcio di questo punto poi invece confermato almeno fino a ieri, è agli occhi delle minoranze addirittura più grave rispetto al rifiuto della commissione di inchiesta sulla gestione dell’emergenza Coronavirus, che pure resta sul tappeto. “Nonostante gli annunci del presidente Cirio, non è ancora stato ritirato l’emendamento con cui si vorrebbe rimuovere il distanziometro per gli apparecchi da gioco dai luoghi sensibili”, attacca il consigliere dem Mimmo Rossi. “Mi pare addirittura ci sia del dolo nel voler inserire a tutti i costi nell’omnibus la norma sul gioco. Utilizzano le chiavi consegnate dai cittadini con il voto come grimaldello per altre cose”, osserva Mastromarino.

Ma chi ha davvero in mano le chiavi? Il governatore o la Lega? “L'assenza del presidente Cirio – ha detto Chiamparino – desta sospetti: che non sia riuscito a spuntarla sui soggetti che volevano andare al braccio di ferro, oppure che quando vede salire la temperatura politica faccia annunci pacificatori, salvo poi lasciare le cose come stanno”. Per il pentastellato Giorgio Bertola “l’assenza del governatore prova il fatto che non governa le varie anime della sua maggioranza” e di “una presa in giro” parla il capogruppo di Luv Marco Grimaldi.

“Se Cirio vuole davvero uscire da questa situazione e continuare a governare visto che ha davanti quattro anni e quella del gioco dimostra che per lui è una materia molto importante se non essenziale, dovrebbe toglierla, insieme alla caccia, dall’omnibus e poi – spiega la costituzionalista – con calma, modificare la norma seguendo il normale procedimento legislativo”. Che è quello che il presidente aveva annunciato per poi essere smentito, alimentando ancor più il dubbio su chi abbia davvero in mano le chiavi.      

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