Gabbato lo santo

“Passata la festa, gabbato lo Santo”. Torna in auge un vecchio proverbio che rileva l’atteggiamento opportunistico che ogni tanto possono avere le persone e le istituzioni: una volta ottenuto ciò di cui si ha bisogno, ci si scorda delle promesse fatte e di coloro che hanno dato una mano per raggiungere l’agognato obiettivo. Il detto fa riferimento alle feste patronali, alla fine delle quali ci si dimentica sempre del santo osannato durante le celebrazioni.

Nei mesi scorsi purtroppo sono mancate le occasioni di festeggiamento, anzi il virus ha relegato in casa gli abitanti di interi continenti (obbligandoli a un odioso distanziamento sociale), ma nell’epoca post emergenziale un “Santo” è stato comunque “gabbato”.

Durante le fasi più acute dell’epidemia esperti e giornalisti non ci hanno risparmiato le loro analisi, che hanno messo in luce le probabili cause di quanto stava accadendo negli intasati reparti ospedalieri di terapia intensiva. L’aggressione da parte dell’essere umano contro l’ambiente in cui vive è stata spesso inserita tra i sospettati autori, in concorso con altri, della tragedia sanitaria in atto. Erano in molti a spergiurare che tutto sarebbe cambiato in meglio nel futuro, a partire dal rispetto del pianeta, ma un velo di oblio ha coperto ogni solenne impegno.

Lo smog, l’inquinamento delle falde acquifere, la cementificazione selvaggia e gli allevamenti intensivi sono spesso stati etichettati come comportamenti autolesionistici per il nostro genere, poiché assai lesivi per la salute collettiva. Il lockdown, secondo alcuni, ha anche rappresentato un’occasione rara: la Natura, per un mese circa, ha potuto riprendersi alcuni spazi vitali e ridare qualità all’aria (la Pianura Padana ha assistito magicamente a un abbattimento delle micropolveri e degli agenti inquinanti nel proprio cielo).

Grandi buoni propositi per un mondo migliore sono stati espressi da politici e manager dopo aver constatato che il numero maggiore di vittime, mietute dal virus, si è concentrato nelle aree più compromesse dal punto di vista ambientale: il Covid improvvisamente si è così trasformato da minaccia mortale a opportunità per un sublime cambiamento delle abitudini collettive e della cura della Terra. 

Purtroppo ancora una volta torna protagonista il detto “Passata la festa, gabbato lo Santo”. Terminata la fase di picco del virus i buoni intenti sono finiti in cantina, dimenticati in un angolo, e di colpo la questione ambientale è scomparsa dalle agende politiche. Al contrario deputati e senatori tornano ad auspicare iniziative a favore delle grandi opere. Riparte allora il Tav in Valle Susa, insieme all’ipotesi di una linea ad alta velocità nel Sud Italia capace di unire la penisola con la Sicilia, tramite il famigerato Ponte sullo Stretto. Non solo, in Sardegna il piano di tutela ambientale del presidente Soru è stato letteralmente cancellato, in questi giorni, per favorire così la cementificazione delle coste (da sempre ambite dagli speculatori edilizi).

Sul piano della tutela degli animali viene invece rimarcata spesso dall’informazione una sola cautela: vietato divorare i pipistrelli per sfamarsi, abitudine comunque poco diffusa sul nostro territorio nazionale. Ad oggi non sono state spese parole sui crudeli ammassamenti di esseri vivi, nutriti con alimenti in gran parte chimici o composti con le carcasse dei loro simili. Rimane in compenso la terribile eredità dei giorni in cui l’informazione cadde nel delirio irrefrenabile, le settimane all’insegna del terrore gratuito dispensato con grande generosità dai media: quando si convinsero molti italiani che cani e gatti trasmettessero il virus, nonché fosse necessario per la salute familiare disinfettare le loro zampette con generose dosi di amuchina. 

Fortunatamente non tutti sono caduti nella trappola mediatica e molti hanno continuato ad aver cura dei loro animali di affezione, evitando di ustionarne le estremità oppure di abbandonarli. Il Covid ad esempio non ha fermato Mauro, musicista laziale da tempo fermo a causa di alcune patologie invalidanti, il quale ha continuato ad assistere i gatti lasciati tra i palazzi del rione dove risiede, oltre a curare con dedizione e amore la sua piccola comunità felina casalinga. Un uomo che si toglie letteralmente il cibo dalla bocca pur di non fare mancare nulla agli amici con la coda. Tra questi Tommasino (alias “Il Nano”, di cui ho scritto in passato): gatto dolcissimo e trovatello, a cui il veterinario dovette amputare la coda che qualche criminale per gioco si era divertito a rompere.

Le recenti consultazioni europee indicano però alcuni cambiamenti in corso. Coalizioni ambientaliste hanno vinto, contro ogni pronostico, un po’ ovunque sia in Francia che nella stessa sovranista Austria. Un segnale importante per il potere politico nazionalista e neoliberista al governo in Europa come negli Stati Uniti: se Il Covid nulla ha insegnato a esecutivi in malafede (a volte in malaffare) le popolazioni al contrario hanno imparato la dura lezione impartita.

Fare economia, creare posti di lavoro, non può prescindere dal rispetto della Natura, mari compresi, e dal benessere collettivo e individuale. Qualità della vita che può essere garantita tramite la prevenzione e un’efficiente Sanità pubblica: ogni soluzione opposta a questo quadro d’azione si tradurrà soprattutto in un forte sostegno ai grandi gruppi finanziari globali.

Fortunatamente qualcuno inizia infine a imparare l’amore verso se stesso, i propri simili e il mondo che lo circonda.     

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