OPERE & OMISSIONI

Tav è prioritaria, ma il Governo dimentica molte opere

Dopo una bolgia di versioni arriva l'elenco. Al momento non è previsto il commissario per la Torino-Lione e non compaiono le infrastrutture connesse, mentre si prevedono interventi sulla linea storica. Caselle assente. E la Metro 2 di Torino è solo un "esempio"

Un menu à la carte, senza indicazione di costi e tempi. Un elenco ambiguo, a uso e consumo della propaganda, di cui, peraltro, fino all'ultimo sono circolate più versioni. Così appare oggi il piano strategico delle infrastrutture che dovrebbe essere collegato al Decreto Semplificazioni ma che, secondo qualcuno, potrebbe finire nel Pnr, il Programma nazionale di riforma. Insomma, regna la confusione, mentre i vari ras locali tentano le ultime disperate manovre per piazzare la zampata decisiva, inserendo un’opera, magari a svantaggio di un’altra.    

Al primo posto tra le infrastrutture ferroviarie prioritarie c’è la Tav, ma ancora una volta sull’alta velocità in Valsusa il Governo è vago, cammina sul filo, dice e non dice. L’hashtag del documento è #italiaveloce, ma la sensazione è che sia la solita #italiapasticciona. Nega, per esempio, la nomina di un commissario, nonostante le pressioni esercitate da tempo dal governatore Alberto Cirio, vista la complessità di un progetto che come specifica lo stesso presidente del Piemonte “comprende due pezzi”, con riferimento alla tratta transfrontaliera, il cosiddetto tunnel di base, e a quella nazionale. Senza contare l’ingente partita delle compensazioni che riguarda tutti i Comuni valsusini e della zona Ovest di Torino. Non è un caso che tra chi si rallegra della mancata nomina del commissario c’è il Movimento 5 stelle e in particolare la consigliera regionale Francesca Frediani: “L’opera rimane nell'elenco delle opere prioritarie, stilato dal Ministero dei Trasporti, ma non risulta tra quelle per cui è prevista una nomina straordinaria. Siamo ancora in tempo per fermare questa follia antistorica”. Così l’esecutivo dà un colpo al cerchio e uno alla botte. E mentre ridà fiducia agli irriducibili del “No” fa scattare più di un allarme tra quelli del Sì.

Non è tutto. La dicitura sulla bozza delle opere prioritarie indica al primo posto la “Nuova linea Torino-Lione: tunnel di base e adeguamento linea storica”. Solo un papocchio lessicale per tenere buoni i No Tav o segnale di un cambio di rotta? Perché mai bisognerebbe adeguare la vecchia infrastruttura, dal momento che se ne sta costruendo una nuova? Secondo l’ex senatore Pd Stefano Esposito, il più fiero sostenitore della Ta, è una “contraddizione in termini” perché “si tratta di due tratte internazionali, o ne fai una daccapo o risistemi la vecchia”. La formulazione indicata nel documento governativo, infatti, sembra ridimensionare la portata dell’opera, dal momento che l’adeguamento della linea storica indicato non è affatto equiparabile all’adeguamento delle “tratte d'accesso” previsto dal progetto. Da qui l’allarme lanciato da Cirio: “L’adeguamento della linea storica escluderebbe di fatto la connessione con lo scalo di Orbassano con conseguenze estremamente dannose in quanto non solo la capacità della linea d’accesso resterebbe la metà di quel valico, ma anche perché' il territorio ne soffrirebbe in maniera importante”. In estrema sintesi, osserva il governatore, al Piemonte resterebbe solo una sorta di servitù di passaggio di una delle più grandi opere infrastrutturali degli ultimi decenni. Non vorremmo che la Torino-Lione diventasse la Milano-Lione”.

Sul tema interviene anche l’ex commissario Paolo Foietta: “Spero che per adeguamento della linea storica s’intendano anche gli interventi necessari per le tratte di accesso. I due interventi non sono affatto sinonimi,  soprattutto in assenza di un progetto definitivo che Rfi aveva iniziato nel 2017 dopo la presa d’atto del Cipe e ha sospeso dopo la mia decadenza nel febbraio 2019. Rammento  che tra Avigliana e Torino o si fa la variante della Collina Morenica e si mette in linea Sito e lo scalo di Orbassano  oppure la capacità della linea di accesso resterà la metà di quella di valico, lo scalo di Orbassano andrà a morire appeso al bivio Pronda non potendo gestire treni lunghi e pesanti, il traffico ferroviario si scaricherà nel centro di Grugliasco e Collegno dove la linea è già a pochi metri dalle case e il servizio ferroviario metropolitano (il traffico pendolari) sulla Val di Susa perderà treni in competizione con i treni merci. In questa scaigurata ipotesi al Piemonte resterà solo la servitù di passaggio della linea ferroviaria Milano-Lione”.

Ma la Tav non è l’unica questione sul tavolo. Tra le opere attese e di cui non vi è traccia c’è il collegamento ferroviario tra l’aeroporto di Caselle e il centro di Torino, previsto per molte altre città, mentre sulla Metro 2 del capoluogo aleggia il mistero: in una versione, quella che contiene 130 opere, è presente seppur declinata in modo poco chiaro, inserita come esempio in un rigo: “Nuove linee trasporto rapido di massa (esempi: linea 2 Torino; prolungamento M2 e M5 di Milano)”. Di certo si sa che il viceministro Laura Castelli ha fatto il diavolo a quattro perché fosse inserita, ma lo stato ancora arretrato della progettazione (la giunta Appendino ha da poco approvato il preliminare) non consentirebbe di inserirla tra le opere strategiche. In fondo non si sa ancora neanche chi dovrebbe finanziarla. Forse ne resterà traccia attraverso un accenno messo su un documento a uso e consumo della propaganda. Nulla più.

È previsto, inoltre, l’upgrading infrastrutturale e tecnologico della linea veloce Porta Nuova-Porta Susa e il  completamento delle fermate della linea 5 del servizio ferroviario metropolitano che collega l’ospedale San Luigi di Orbassano con la stazione di Torino Porta Susa. Nessun accenno, infine, alla Asti-Cuneo dove l’orientamento è di non commissariare.

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