Il "banalismo" sindacale degli slogan

Esiste anche il banalismo sindacale. Basta che uno qualsiasi diventi segretario e dichiari che bisogna ridurre l’orario a parità di salario per riscuotere populisti applausi. Oggi è diventato di moda fare questa affermazione di populismo sindacale, che è il peggiore nemico dei sindacalisti veri, i quali devono rincorrere i sindacalisti populisti, per riparare i danni fatti al sindacato e ai lavoratori con codeste affermazioni semplicistiche.

Intanto, perché la riduzione di orario di lavoro in Italia esiste già. Il sindacato l’ha negoziata nei contratti nazionali di categoria in base alle esigenze specifiche dei vari settori merceologici e quindi anche con dimensioni e applicazioni diverse. La riduzione d’orario non è settimanale ma usufruibile a giornate intere o mezze giornate o anche a gruppi di ore: per quanto riguarda i metalmeccanici sono 13 giornate retribuite di cui 72 ore di effettiva riduzione di orario e 32 di ex festività. Il tutto porta a un orario effettivo settimanale di circa 37,5 ore anziché 40.

La crisi economica del 2008 da cui non abbiamo praticamente fatto in tempo a uscirne essendosi congiunta con la pandemia mondiale del Covid ha posto il tema, insieme alla sempre maggiore digitalizzazione, al possibile sviluppo della robotica e a un auspicabile utilizzo corretto dello smart working dove si creerà innovazione tecnologica, della riduzione dell’orario di lavoro.

Il tema non può essere affrontato con una generica e demagogica frase fatta di una riduzione generalizzata dell’orario di lavoro ma va collocato nell’ambito della contrattazione nazionale, definendone una cornice, e poi attribuendo alle parti sociali a livello aziendale la contrattazione affettiva e la sua applicazione in base alle specificità aziendali, agli investimenti in innovazione di processo e di prodotto, alla digitalizzazione reale, alle nuove tecnologie.

Non è un caso che i siderurgici, per la gravosità del lavoro, abbiano una riduzione d’orario maggiore. Infatti la questione andrebbe affrontata in base a parecchi criteri e non solo l’innovazione, ma comprendendo la fatica psichica e/o fisica del lavoro, la pericolosità, il livello di attenzione e concentrazione. Ad esempio, si potrebbe collegare ai lavori gravosi e faticosi già individuati per anticipare l’accesso alla pensione. Si potrebbe definire quanto una nuova tecnologia permette di ridurre l’attività lavorativa e evitare licenziamenti riducendo l’orario. Tutto ciò va supportato da stanziamenti e finanziamenti del Governo alle aziende e ai lavoratori che attuano riduzioni di orario, che in questo modo possono certamente diventare giornaliere o settimanali.

La riduzione dell’orario a parità di salario è uno slogan “fichissimo”, che fa presa ma improponibile. A fronte del populismo di qualche sindacalista, vecchio e nuovo, bisogna constatare che negli ultimi anni poche categorie si sono occupate del problema. Si fa uso abbondante di slogan ma a oggi la strategia sindacale non è orientata al tema. Basti pensare che negli ultimi rinnovi del contratto metalmeccanico (come di altre categorie) non era prioritario e credo che invocare un intervento legislativo sul tema sia quanto di più lontano dalla realtà nella sua applicazione e efficacia. Anzi, seguendo i sindacati salarialisti, anche noi Fimmini ci siamo adeguati a una piattaforma metalmeccanica incentrata sull’aumento salariale; nulla di più distante della possibilità di ottenere riduzioni di orario. Qualcuno, sogghignando, direbbe: contraddizioni in seno al popolo! Oppure ironicamente: dimenticanze…

L’ipocrisia, compresa quella sindacale, è il male endemico peggiore e più dannoso per la società e in questo caso per il lavoro e i lavoratori. Allora l’argomento, più che mai attuale, si può riprendere, se però il sindacato è in grado di entrare nel merito e nella specificità dei vari processi produttivi e verificare laddove è necessaria la riduzione d’orario. Ciò significa tornare ad avere competenze sindacali, conoscere l’organizzazione del lavoro e la sua evoluzione rapida e costante, la professionalità sindacale si acquisisce nel tempo e, purtroppo, grillini e parte del Sindacato quello ideologico ma anche quello salarialista preferiscono da  sempre gli slogan.

Il lavorare meno e lavorare tutti è uno dei rari slogan inventati dalla Cisl ma che nel tempo è diventato realtà, gli altri sono rimasti slogan; dannosi per il movimento operaio e sindacale. Purtroppo la destra ha saputo impadronirsi degli slogan vuoti della sinistra e spostare i lavoratori dipendenti dalla sua parte. Ottimo risultato, compagni!

Dobbiamo inoltre considerare che dall’altra parte del tavolo sociale ci sono le imprese e quindi occorre, banalmente, tenerne conto. Se tutti comprendiamo che la strada per rilanciare lo sviluppo del Paese passa anche attraverso la gestione applicata alle necessità produttive e non a una generica generalizzazione teorica e populista dell’orario, allora anche le imprese, forse, capiranno la sua utilità.

Sono da sempre convinto e a maggiore ragione in tempi di crisi, che il punto essenziale dei lavoratori non è il salario ma è dirimente e prioritario il mantenimento del posto di lavoro. Poi viene la questione salariale e la gestione dell’orario, riducendo l’orario, e magari ridistribuendo il lavoro per contrastare la precarietà.

Purtroppo la storia sindacale ci insegna che esiste anche tanto egoismo nel mondo del lavoro. Quando in certe situazioni si è applicata la cassa integrazione ordinaria ai lavoratori a tempo indeterminato per non lasciare a casa i precari abbiamo anche avuto sonore contestazioni. Non sempre, ma è successo e questo è responsabilità di quei sindacalisti “promettenti”, cioè che promettono sempre a tutti qualcosa per inseguire un consenso facile che è estremamente dannoso per chi fa sindacato sul serio. D’altra parte a Torino abbiamo avuto ultimamente, tra i metalmeccanici, gli effetti visibili di saltimbanchi a forza di promettere senza costrutto.

Se davvero si vuole riportare la riduzione d’orario al centro del dibattito sindacale, per il bene del Paese, del Lavoro e delle persone bisogna riportarlo dentro il sindacato stesso, nella strategia sindacale, nel lavoro quotidiano di ogni attivista, nei corsi di formazione, nelle competenze del sindacalista. Esercitare la prassi quotidiana della riduzione d’orario sennò sarà un banale e problematico slogan utile ai sindacalisti vuoti di contenuti e dannoso per il mondo del lavoro.

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